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6 maggio 2020

Reportage BLOG

CARTOLINE di Daniela Grandinetti: «Una risata li seppellirà»


Una risata li seppellirà, recitava uno slogan nel ’68 che esaltava la fantasia contro le convenzioni borgehsi.
Il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi, dice un detto famoso.
Ma si dice anche il riso fa buon sangue.
Personalmente preferisco quest’ultimo, anche perché la medicina ci dice che la tristezza fa abbassare le difese immunitarie, ed è più facile ammalarsi.

Sono tempi duri per ridere o sorridere, ma saperlo fare è un pregio, saperlo donare è una ricchezza. Anche leggere, per chi ama i libri come me, può essere d’aiuto per farsi belle risate.
Ecco perché ho elaborato una lista che, lungi da essere esaustiva, contiene i libri che mi hanno fatto ridere e sorridere. Badate bene che si tratta non di puro intrattenimento, ma di letteratura seria: far ridere è molto più difficile che far piangere.
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Un esempio illustre: sapevate che Honoré de Balzac ha scritto un romanzo che è uno spasso? Si tratta de La signorina Cormon, (Sellerio Ed.) ambientato in una piccola provincia tra Bretagna e Normandia, dove l’alta società era solita riunirsi nel palazzo di Rose–Marie-Victoire Cormon, una delle persone più ricche della cittadina, ma ahimé, zitella quarantenne di non bella presenza alla ricerca di qualcuno che la sposi per amore e non per interesse. La qual cosa non accadrà, con una sorpresa finale che non svelo. Un romanzo che diverte nel racconto dei pettegolezzi di una città di provincia, rivelandoci a poco a poco chi sta con chi, chi vorrebbe stare con chi e cosa accade all’interno delle camere da letto di ognuno.
Il secondo è più famoso, ne è stata fatta anche una versione cinematografica con un grande Paul Giamatti nei panni del protagonista; è un romanzo che rileggo ciclicamente: La Versione di Barney di Mordecai Richler perché rido risate sonore. Storia della scorrettissima vita di Barney Panofsky (non so voi, io amo gli “scorretti”), che conduce una vita allegramente dissipata. Personaggio fuori misura, indifferente a tutto ciò che nasconde la vita. Credo sia una delle storie più divertenti (e intelligenti) che ci siano mai state raccontate.
Di Andrea Camilleri non c’è che l’imbarazzo della scelta nella sua sterminata produzione, ma La concessione del telefono, non può non fare ridere, e tanto, insieme a un altro capolavoro quale Il birraio di Preston. Non aggiungo molto altro in questo caso, che vuoi dire di Camilleri? È sempre una garanzia.
Invece il prossimo è meno conosciuto, a meno che come me non amiate la letteratura americana. Può capitare che a leggere un romanzo come Lo Schiavista di Paul Beatty, (Fazi Ed.) dall’altra stanza qualcuno vi senta ridere e pensi: “Ma è matta? Ride da sola?” Difficile condensare la trama: esilarante, politicamente scorrettissimo, per certi versi geniale: è la storia di Bonbon, un nero nato a Dickens. Cresciuto da un padre single (soprannominato dal figlio l’uomo che sussurrava ai negri), sociologo sui generis che usa il figlio durante l’infanzia per esperimenti sulla razza che, a suo dire, sarebbero di portata epocale. Quando, dopo l’uccisione del padre, la cittadina Dickens viene cancellata dalle carte geografiche, Bonbon si convince che l’unico rimedio per le umiliazioni subite – udite udite – sia quello di ripristinare la schiavitù e la segregazione razziale nel ghetto; cosa che fa: si dota di uno schiavo e fa il padrone. Azione che lo porterà davanti alla Corte Suprema, lui, nero, accusato di razzismo. Leggendo si ride molto, ma in fondo per concludere: sono davvero cambiati i tempi dalle frustate e dalla segregazione?
E ora ci spostiamo in Italia con Arturo Belluardo e il suo romanzo Minchia di Mare (Eliot): storia tragicomica di Davide che vive in una piccola città siciliana, una provincia in cui l’attualità degli anni Settanta filtra attraverso la televisione e i giornali. Davide è un bambino prigioniero di un’infanzia che sembra non finire mai, della vita degradata della periferia, di un padre violento che lo considera senza spina dorsale, un buono a nulla, una “minchia di mare” appunto. Il suo passaggio dall’infanzia all’adolescenza è costellato da tentativi di fuga dai risvolti grotteschi. Un romanzo che diverte e commuove, scritto in un siciliano sapientemente dosato pervaso di ironia e allegria, per me sempre sentimenti intelligenti.

Sempre in Italia, Ora che sono nato (Ed. E/O) di Maurizio Fiorino, talentuoso giovane scrittore (e affermato fotografo) nato a Crotone.
Nato è diminutivo di Fortunato, terzogenito della strampalata famiglia Goldino: un fratello balbuziente, una sorella bugiarda, una madre ipocondriaca fino allo sfinimento del prossimo, un padre fornaio con manie di grandezza, per giunta superstizioso maniacale. Volete che con questi ingredienti la miscela non abbia i suoi risultati? Nato è un adolescente che cresce nella convinzione di essere venuto al mondo indesiderato, tutto ciò che nella famiglia Goldino sembra essere accaduto di buono è sempre stato “prima che lui nascesse”, così non è che lui ci capisca granché. Diverso dai suoi coetanei, non gioca a pallone, non ha le loro aspirazioni o i loro sogni, per giunta ha un sogno inconfessabile tutto suo: diventare una Spice Girls.

Ambientato in una provincia del sud negli anni Novanta, Ora che sono nato è un romanzo divertente e ironico sui rapporti familiari, sulle cose che non si dicono e spesso rendono strani coloro che invece strani non sono, sui rapporti genitori figli in cui talvolta tocca a questi ultimi fare gli adulti. Romanzo leggero (leggerezza di calviniano significato) efficace nel raccontarci una storia di liberazione dal pregiudizio, nella quale si ride (molto) e ci si commuove (anche).
Più recente Andrea Giglio con il suo Magic Mushroom, (Tempesta Editore) una serie di esilaranti racconti che nascono con la benedizione di nientepopodimeno che Claudio Lolli prima che se volasse via. “Avrei desiderato libri del genere ai miei tempi, ma all’epoca non si osava tanto“. Ha detto Claudio Lolli del libro. “Sono parole che io non avrei mai avuto il coraggio di scrivere, ma che per fortuna hai scritto tu, così almeno le posso leggere”. Ha invece affermato chi? Beh, Giovanni Lindo Ferretti.
Magic Mushrooms è composto da racconti che possono apparire blasfemi, ma evviva esistono autori che sanno usare le parole non per raccontarci storielline sapientemente confezionate per il mercato, ma per strapparci una risata anticonvenzionale, questa la forza dell’autore, Andrea Giglio. Libro che fa ridere, sorridere e vi strizza l’occhiolino con una domanda: ma siete così sicuri di essere delle brave persone?
E comunque buon tempo a tutti, qualunque esso sia


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