TRAME 11. 3° giorno: Lamezia abbraccia Gratteri, delitti Aversa e Tramonte e Cristiano trent’anni dopo
Trame 11, terza giornata del festival dei libri sulle mafie con due appuntamenti, tra gli altri pur interessanti incontri, dedicati anche alle vittime lametine della mafia, ferite al cuore della città ancora aperte dopo trent’anni. “È una delle storie più tenebrose d’Italia”, ha raccontato il giornalista Antonio Cannone al numeroso pubblico accorso nel pomeriggio al primo appuntamento nonostante la calura insopportabile, insieme al Questore della provincia di Catanzaro Agricola, Paolo Aversa, figlio dei coniugi uccisi in città 30 anni fa, e il giornalista Pasqualino Rettura.
L’omicidio Aversa – Precenzano resta tra le pagine più buie della storia del nostro Paese. Consumatonegli anni in cui il comune di Lamezia Terme era stato sciolto per la prima volta per infiltrazioni mafiose e le cosche avevano iniziato a investire nel commercio dei rifiuti. Il soprintendente di Polizia aveva iniziato a occuparsi delle misure di prevenzione da adottare nei confronti dei boss locali. Nel tardo pomeriggio di quel 4 gennaio 1992, nella centralissima via dei Campioni, i coniugi furono raggiunti da diciassette colpi sparati da una Calibro 9. Fu un omicidio tanto cruciale da richiedere un importante depistaggio e un’accurata pianificazione. Le indagini si indirizzarono subito verso gli ambienti della malavita locale, ma la vicenda giudiziaria successiva fu lunga e tortuosa, fatta di inquietanti silenzi e false testimonianze. Solo nel 2004 i colpevoli saranno incriminati, ma tanti aspetti rimarranno nell’ombra. Il trentesimo anniversario della loro morte è un monito per ricordare che le mafie, pur essendosi evolute, uccidono ancora e in molti modi. Perché la storia del nostro territorio è anche quella dei condizionamenti mafiosi e la memoria condivisa è un valore civile essenziale per fronteggiarli.
E poi la tragedia del ’91, i due netturbini dipendenti comunali, Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano uccisi sul posto di lavoro, i due atroci delitti ’sono strettamente connessi tra di loro: al primo seguì lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale di Lamezia Terme, a pochi mesi dal rinnovo elettivo dell’amministrazione, aprendo il biennio nero dell’attacco della ‘ndrangheta alla città e alle sue istituzioni, che vedrà poi, il 4 gennaio 1992, l’altro gravissimo agguato. Puntuali le precisazioni di Antonio Cannone e Pasqualino Rettura sui vuoti e le mancanze delle indagini.
“Dal 2016 – ha osservato Agricola – a Lamezia sono state condotte grosse operazioni della Polizia di Stato, c’è stato un impulso investigativo importante. Inoltre, l’associazionismo è diventato fondamentale per scuotere le coscienze. La società cambia solo se quotidianamente ci impegniamo. Possibilista sulla riapertura del caso Tramonte e Cristiano, ha dichiarato “31 sono un gap storico importante. Le tecnologie moderne avrebbero potuto dare un contributo importante. Solo un pentimento, dopo trent’anni, potrebbe essere utile per permettere la riapertura delle indagini”. Tra il pubblico i familiari delle vittime della strage del 91ed Eugenio Bonaddio, l’unico sopravvissuto.
La sera alle 21 appuntamento con Nicola Gratteri: una folla mai vista ha occupato la piazzetta e le strade intorno al palco per ascoltare una bella conversazione “a cuore aperto” intercorsa tra il procuratore e il giornalista Arcangelo Badolati. Fin da subito sono stati toccati alcuni punti cruciali delle più recenti vicende legate alla figura del magistrato: la scoperta di un possibile attentato la cui autorizzazione ha ricevuto gli echi di assensi americani. Si tratta di situazioni ormai note, ma non per questo meno terribili, ma ci si abitua a pensare che talune circostanze potrebbero presentarsi. Le parole di Gratteri non sono di rassegnazione, ma di lucida presa di coscienza, il suo pensiero va alla folla spettatrice, duplicata rispetto allo scorso anno nelle presenze e che non si può deludere e per la quale vale la pena di rischiare la vita. Una affermazione si auto-impone, usando un tono leggermente più alto nell’esposizione: “che vita sarebbe se decidessi di cambiare mestiere?”
Alle domande riferite alle recenti riforme e al referendum della scorsa settimana, la dichiarazione è netta e precisa: in un momento storico in cui il governo è di larghe intese e non presenta praticamente opposizione è possibile concepire modifiche normative relative al CSM, ma in riferimento al referendum si è trattata di una enorme perdita di tempo. La priorità del governo non può essere l’improcedibilità o la patente a punti per i magistrati. Gli interrogativi che si pongono sono se sia questa la dote che si porta alle commemorazioni dai trent’anni delle stragi di mafia e se fossero questi i cambianti a cui personalità del calibro di Falcone e Borsellino ambissero. Interrogativi retorici che lasciano chiaramente intendere quale sia l’orientamento dell’attuale Governo: un esecutivo che si è espresso sui temi della mafia solo dopo più di un anno dall’insediamento e in risposta alla presenza televisiva del procuratore ad una nota trasmissione televisiva.
Nicola Gratteri sa che la sua presenza in tv è indice di aumento degli ascolti e ne approfitta per recapitare messaggi scomodi, a costo di aizzare la stampa contro di lui per screditarlo, ma è fermo nelle sue convinzioni.
Ed è sulle scomode verità che ricade la conversazione: un ricordo all’attentato di via d’Amelio, alle immagini brutali segnate dall’odore acre di morte che si respirava in quel momento; corpi martoriati, il ronzio insistente nelle orecchie di chi si trovava nei paraggi e la freddezza di un uomo ancora sconosciuto che ha la lucidità di sottrarre dal cruscotto la famosa agenda rossa di Paolo Borsellino. Solo in seguito si capirà perché quell’agenda sia stata tanto temuta e sottratta, sarà la vedova Borsellino a dichiararlo: si trattava del diario del magistrato ucciso, gli appunti personali delle memorie di ogni singolo suo incontro.
Finché questa agenda scomoda non sarà restituita, l’Italia non deve avere pace. Eppure le priorità dell’Italia pare siano altre, come trovare circa 28.6 milioni euro per la costruzione di alloggi posizionati in corrispondenza delle case circondariali che permettano gli incontri privati della durata di 24, ore con cadenza mensile, tra i detenuti e i propri coniugi.
Un monito viene rivolto anche contro la propria regione, immensamente amata e proprio per questo altamente criticabile: un luogo che vanta ben tre facoltà di giurisprudenza e che sforna un numero sproporzionato di avvocati e che nel contempo non ha nessun indirizzo di studi che punti al turismo.
Per concludere, riprendendo il libro oggetto della presentazione La costituzione attraverso le donne e gli uomini che l’hanno fatta edito da Mondadori, Nicola Gratteri sottolinea come sia importante conoscere la storia, perché solo attraverso la sua comprensione si può dare una giusta interpretazione della contemporaneità. Per questo il libro parte dalle vicende della Rivoluzione francese e giunge fino alla carica del presidente Sandro Pertini: un uomo di elevata taratura morale che nella sua totale integrità ha rimproverato la madre che aveva cercato una raccomandazione per salvarlo da morte certa durante il conflitto. La storia ci insegna che lui si salverà ugualmente, forse proprio per riprendere la madre e lasciarci un insegnamento che è quello di non scendere a compromessi, neanche a costo della propria vita, una storia che ha il sapore del déjà-vu.
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