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17 luglio 2020

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50° Regione Calabria. Associazioni: «Il “Decreto Reggio” sia modificato in “Decreto Calabria” a beneficio di tutti i territori»


A 50 anni esatti dall’inizio del regionalismo bisogna discutere seriamente sulla responsabilità e la solidarietà quali elementi di sviluppo della nostra regione. Le risorse non sono sufficienti, si sa, e l’attuale crisi causata dalla pandemia ha aggravato la condizione già critica che da decenni infierisce sulla Calabria.

Al di là di speculazioni politiche, sociologiche e filosofiche, la nostra amata terra – dal Pollino allo Stretto – ha bisogno di unirsi in una visione solidale che, mettendo assieme le specificità (vocazioni e talenti) di ogni territorio, guardi al proprio futuro con maggiore responsabilità rispetto a quanto finora fatto. Non c’è dubbio che ogni singola comunità debba innanzitutto rimboccarsi le maniche e produrre politiche e azioni adeguate senza aspettare soluzioni dall’alto; ma spesso tali azioni devono essere finanziate con i fondi provenienti da Roma. Non è un caso, infatti, che oltre 30 anni fa fu emanato un decreto-legge, il n. 166 del 1989 poi convertito nella legge n. 246 del 5 luglio 1989, allo scopo di intervenire sulla “straordinaria necessità e urgenza di adottare immediati provvedimenti volti al risanamento e allo sviluppo della città di Reggio Calabria”. Si tratta dell’ormai famoso “Decreto Reggio”, per l’appunto.

Quella misura, costituita da un fondo di 600 miliardi delle vecchie lire, ha rappresentato un rubinetto costantemente aperto a Roma a favore della città dello Stretto, per risanarla e svilupparla mediante centinaia di milioni di euro. Purtroppo, e con nostro sommo dispiacere, dobbiamo registrare la non corrispondenza tra i fondi erogati e i risultati visibili. E la cosa ci duole profondamente, al di là di altre considerazioni su dove possano essere finiti questi soldoni. La cosa che invece diventa interessante per tutti i calabresi è la seguente: perché continuare a mantenere – dopo oltre un trentennio – una “discriminazione” così palese che benefica solo qualcuno e solo una città?

Riteniamo sia condivisibile la nostra proposta, che qui presentiamo, con l’auspicio che la politica regionale la sponsorizzi sui tavoli romani: modificare il “Decreto Reggio” in “Decreto Calabria”, mantenendo la medesima dotazione finanziaria ma dirottandola a turno agli altri territori calabresi. Sarebbe un segnale di eccellenza oltre che di solidarietà, responsabilità e maturità. Per oltre 30 anni la sola Reggio ha potuto godere di così tanti soldi. Perché non rendere partecipi tutti i territori della Calabria, soprattutto quelli svantaggiati?
A partire dal prossimo anno tale intervento potrebbe invece essere spalmato su tutta la Calabria. Si tratta di stanziamenti già previsti, dunque non di richieste ex novo che andrebbero a far scervellare i consulenti ministeriali per trovare le risorse: è sufficiente utilizzare le risorse già previste dall’attuale “Decreto Reggio”, dunque già esistenti e messe ogni anno nel bilancio dello Stato, ma erogandole, secondo criteri di equità: un anno a Cosenza, un anno a Vibo, un anno a Crotone, un anno a Catanzaro. Nella turnazione potrebbe eventualmente anche essere mantenuta Reggio, nonostante questa città abbia già goduto per 31 anni di tale bonus statale. Ma ora è il turno degli altri territori, i quali hanno pari esigenze di essere “risanati e sviluppati”.
È una proposta di buon senso e di assoluta giustizia sociale, che lanciamo alla classe politica e dirigente di tutta la Calabria, nella certezza che a Reggio – che è “la prima, la più grande, la più bella” della regione – condividano una tale idea di solidarietà, di equità, di sviluppo. Per tutti, però.

Cara Catanzaro – Catanzaronelcuore – Centro studi politico-sociali don Francesco Caporale – Eu20 – Petrusinu ogni minestra – Venti da Sud


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