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8 marzo 2024

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8 marzo: la vera storia delle origini della giornata della donna


di Franca Fortunato

Questa che andrò a raccontare è la vera storia delle origini dell’8 Marzo, una storia di donne a cui tutte noi dobbiamo la nascita di questa giornata. Non so se, anche quest’anno, ci sarà chi racconterà la storia delle operaie americane morte in un incendio, come evento tragico all’origine della giornata.
Ebbene, non è così. Allora com’è? Dobbiamo andare indietro al 1987, quando apparve un libro “Storie miti riti della giornata internazionale delle donne”, scritto dalle donne dell’Udi (Unione donne italiane), dove si racconta di una scoperta sorprendente, frutto di una ricerca storica, lunga, accurata, e meticolosa.

Il libro suscitò allora scandalo e polemiche. Che cosa avevano scoperto le autrici? Che alle origini dell’8 Marzo non c’è nessun incendio, che nei diversi paesi si sono dati nel corso del tempo spiegazioni diverse delle origini della giornata, che quella data è stata fissata nel 1921, dalla Conferenza internazionale delle donne comuniste, presieduta dalla russa Alessandra Kollontaj, per ricordare una manifestazione di donne a Pietrogrado contro lo zarismo, con cui si avviò la prima fase della Rivoluzione russa. Era il 23 febbraio 1917 nel calendario giuliano, in vigore allora in Russia, ma nel calendario gregoriano vigente nei paesi dell’occidente corrispondeva all’8 Marzo. Questo vuol dire che non fu Clara Zetkin – come si racconta – a scegliere la data dell’8 marzo nella Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen nel 1910, perché in quello stesso giorno, due anni prima, nel 1908 a Chicago, alcune operaie in sciopero morirono in un incendio nella fabbrica dove il padrone le aveva chiuse.

In verità, in quella conferenza, la Zetkin propose la giornata internazionale, visto che già da tempo, in date diverse, dagli Stati Uniti ad alcuni paesi europei, si celebrava la giornata della donna con manifestazioni per il suffragio femminile. Ma, la proposta, allora, non fu neppure discussa e nelle carte dell’Internazionale non c’è traccia dell’incendio, per il semplice fatto che non era ancora accaduto, visto che avverrà l’anno dopo, nel 1911.

Fissata la data nel 1921, fu 8 Marzo per tutte dall’Oriente all’Occidente.
Quando si cominciò ad associare l’8 Marzo all’incendio? E perché? Innanzitutto, c’è da dire che questa storia si raccontò solo in Italia, a partire dal 1952 perché nel quadro politico della guerra fredda, che si era venuto a creare dopo il ’48, la vicenda tragica delle operaie, morte per colpa di un cattivo padrone, si prestava bene per veicolare messaggi di denuncia contro il capitalismo oppressore e di solidarietà nei confronti della classe operaia oppressa. La notizia apparve per la prima volta su La lotta, settimanale del Pci bolognese, il 7 marzo 1952 che scrisse:
«Le fiamme di Washington Square hanno unito le donne in tutto il mondo. A ricordo dell’immane tragedia, Clara Zatkin, due anni dopo, alla Conferenza internazionale di Copenaghen del 1910, propose che l’8 marzo fosse dedicato alle donne di ogni Paese». Allora, per la prima volta, dell’incendio ne parlò anche l’Udi, che in occasione dell’8 Marzo fece stampare un libriccino, minuscolo, che in caratteri microscopici raccontava l’episodio dell’incendio associato ad una breve storia della giornata. Appuntata sul petto di 100mila donne, insieme al rametto di mimosa, la storia delle operaie morte bruciate ebbe il suo primo lancio e cominciò a mettere robuste radici.

Nel 1945, l’Udi, nata l’anno prima, e i Gruppi di difesa della donna, sia nell’Italia liberata che nelle zone ancora in guerra, organizzarono il primo 8 Marzo per chiedere la fine della guerra e la pace. Approvarono allora un documento che mandarono a Londra dove si erano riunite donne di venti nazioni per celebrare la Giornata internazionale della donna. Lì fu approvata una Carta della donna che il ministro degli esteri inglese portò a San Francisco dove si stava per ratificare lo statuto dell’Onu. Le donne in quella Carta chiedevano la fine della guerra, il diritto al lavoro in tutte le industrie, la parità salariale, la possibilità di accedere a posti direttivi, di partecipazione alla vita politica nazionale e internazionale.
In Italia, le 21 deputate all’assemblea Costituente si batterono perché nella Costituzione si scrivesse che l’Italia ripudia la guerra, nel mentre quell’anno si affermava la tradizione delle cene di sole donne e le donne sceglievano la mimosa come fiore simbolo dell’8 Marzo.

«Eravamo nel ’46», raccontano le donne dell’Udi, «e preparavamo il primo 8 Marzo dell’Italia libera e unificata. Mentre si discuteva insieme sul da farsi, Rita Montagnana suggerì di trovare un fiore che potesse caratterizzare visibilmente la Giornata (…). Ci voleva, dunque, un fiore reperibile agli inizi di marzo. A noi, giovani romane, vennero in mente gli alberi coperti di fiori gialli, quando ancora le altre piante sono spoglie, che crescevano rigogliosi in tanti giardini di Roma e dei Castelli: e pensammo che quel fiore era abbondante e, spesso disponibile senza pagare, e non ci venne in mente che in tanta parte d’Italia non era così».

La mimosa fu una grande idea, fu portata sulla tomba dei caduti, dei parigiani, del Milite ignoto, fu offerta dai bimbi alle madri, dai fidanzati alle fidanzate, dai mariti alle mogli; ci fu la festa della mimosa: una serata danzante e alla mimosa si ispirò Sibilla Aleramo che scrisse nel ’51 una poesia dal titolo Mimosa d’Amalfi.

Furono le donne dell’ Udi a tenere vivo l’8 Marzo negli anni Cinquanta, quando, nel clima di scontro e di repressione dentro la guerra fredda, era proibito dare la mimosa alle donne, i cortei di donne erano vietati, le donne venivano picchiate, arrestate e rischiavano di essere condannate per turbativa dell’ordine pubblico, per occupazione di suolo pubblico e per manifestazione non autorizzata. Fino agli anni ’80 l’8 Marzo è stato solo delle donne della sinistra, poi è diventato, sempre più, la Giornata di tutte le donne fino ad arrivare ai nostri giorni.

L’8 Marzo fa parte della storia delle donne, una storia lunga, una storia di lotte, di rivendicazioni, ma anche di piacere dello stare tra donne, di un riconoscersi tra donne, una storia di emancipazione, di femminismo, di libertà, di grandi movimenti come quello degli anni ’70, per stare ai nostri giorni, e quello più recente dello sciopero globale che, partito tre anni fa dall’Argentina contro la violenza maschile sul corpo delle donne e portato avanti in Italia dal movimento Non Una Di Meno, quest’8 Marzo scenderà ancora una volta in tutte le piazze del mondo contro la violenza maschile, sessista, razzista e misogina. Una storia che continua e che vivrà fino a quando le donne lo vorranno, nelle forme e nei modi che ognuna singolarmente o collettivamente deciderà di anno in anno.
Franca Fortunato (articolo già pubblicato 8 marzo 2019 su Reportage)


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