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25 novembre 2018

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A Catanzaro inaugurata la mostra «Reperti contemporanei» dell’artista Antonio Saladino


Inaugurata ieri 24 novembre, presso gli spazi espositivi del museo MARCA di Catanzaro, Reperti contemporanei, mostra personale di Antonio Saladino, promossa dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e dalla Fondazione Rocco Guglielmo.

L’esposizione, curata da Teodolinda Coltellaro, proporrà fino al 19 gennaio alla visione oltre 50 opere scultoree in ceramica, impreziosite da patine e inserti policromi, attraverso cui l’artista declina la sua ricerca linguistica in una raffinata narrazione visiva ricca di suggestioni evocative sospese tra arte e archeologia.

Nella dimensione museale, i suoi frammenti figurali, i corpi, gli oggetti ceramici si offriranno allo sguardo del fruitore che ne potrà cogliere la struttura formale, la capacità narrante, scoprendo nella loro identità scultorea contemporanea, la loro derivazione segnica che affonda nella densità del tempo storico.

Infatti, “(…) quelli di Saladino – scrive la curatrice nel suo testo critico – sono reperti senza cronologia, senza storia che narrano di storia, che declinano antiche seduzioni suggerendone di nuove attraverso la propria unicità di manufatto artistico realizzato nei modi e nei riferimenti linguistici della contemporaneità. Possono definirsi reperti contemporanei con una stratificazione sedimentaria “a venire” che, nella sovrapposizione di elementi segnici significativi, riconducono alle tracce della storia e alla storia della loro genesi creativa, indicando in ciò stesso la loro leggibilità di opera.

Essi sono straordinari e ingannevoli nella loro raffinata sintassi scultorea in ceramica. Sono oggetti di un mondo disperso, spesso torsi mutili, personaggi di una narrazione polifonica che, su più piani, raccontano la storia stessa dell’uomo; riemersi dalla profondità del tempo così come sarebbero potuti affiorare dagli strati di uno scavo archeologico.

L’artista li ha disseppelliti dalle misteriose profondità del proprio essere, dalle pieghe più riposte del proprio io, dalle modulazioni di se stesso e delle proprie memorie; li ha ripuliti con cura dalle incrostazioni prodotte dal tempo, ne ha recuperato la partitura essenziale, disposto e ridisposto i segni identificativi secondo un ordine nuovo suggerito dal proprio pensiero ispirato, dispiegando per essi un destino diverso, sottraendoli così al comune destino delle cose e affidandoli al tempo e al destino dell’opera d’arte.

In questo processo di reificazione, ha dato ad essi identità formale e forza narrante attraverso uno scavo condotto nella loro stessa materia costitutiva densa di richiami al tempo storico, giungendo, nella ricerca di una loro verità più alta e sostanziale, fin alle radici del suo mondo immaginativo. Egli, innescando un processo rigenerativo che ha necessità di forma, ha dato corpo e sostanzialità di opera alla narrazione dell’eterno vagare dello spirito nella ritessitura di momenti essenziali della sua storia, costruendo una contemporaneità frammentata che è memoria di sé e del mondo (…)”.

Alice Traforti, nel suo contributo critico in catalogo, aggiunge: “(…) Un’atmosfera classicheggiante avvolge ciascun manufatto della mostra “Reperti contemporanei”: nell’estetica che rimanda a mezzi busti, cammei, maschere e formelle, nelle tecniche appartenenti alla tradizione dei materiali (argilla, terracotta, ceramica, mosaico, smalto) e nei riferimenti contenutistici alla mitologia greco-romana.

Privati degli arti e della testa come se fossero degli autentici reperti archeologici consunti dal tempo, tutti i corpi scultorei vengono depredati dei tratti individuali, solcati, forati, svuotati e ridotti all’essenza. Trasformati in architetture antropomorfe, si fanno dimora per le allegorie dei miti ellenici che le abitano, mausolei di antiche glorie, oppure templi pagani, altari consacrati ai doni della natura e alla ricchezza immateriale. In una fusione plastica tra corpo umano e costruzione architettonica, diventano scenari finemente decorati con l’immensità del mare e del cielo, con il calore del sole e con lo splendore della luce. Anche le raffigurazioni presenti nei singoli bassorilievi sono piccoli teatrini, e come tanti frammenti di una visione unitaria giungono infine a comporre una rappresentazione di valenza universale (…)”.

Per l’occasione è stato realizzato un catalogo bilingue (italiano /inglese), edito da Silvana Editoriale per la collana I Quaderni del Marca, contenente i testi critici di Teodolinda Coltellaro e Alice Traforti ed un apparato biobibliografico dell’artista.


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