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25 novembre 2023

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A Lamezia «Giuditta mostra la testa di Oloferne» di Gregorio Preti: eccezionale esposizione a cura dell’associazione Arete


di Ippolita Luzzo

E’ stata inaugurata a Lamezia presso il Circolo di Riunione, nell’ambito dei Fineco Days in collaborazione con l’associazione culturale Arete, l’eccezionale mostra dell’opera “Giuditta mostra la testa di Oloferne” di Gregorio Preti (1640, Collezione Giuseppe Speziali).

 

Arete ha già svelato dopo la Collezione Carratelli di Vibo Valentia con Il trionfo di Galatea di Luca Giordano Gli evangelisti Luca e Giovanni di Mattia Preti, della collezione Carlo Perri di Crotone, e ora aggiunge altra importante collezione, quella di Giuseppe Speziali di Catanzaro. Gregorio Preti, fratello di Mattia, ha lasciato opere nella chiesa di Taverna e a Roma dove ha a lungo operato con magistrale arte.
Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale di Milano e della direzione Cultura del Comune di Milano segue la vicenda di Giuditta, della sua trasformazione nei secoli. Giuditta eroina nella Bibbia, Giuditta che salva il suo popolo uccidendo il generale Oloferne che aveva cinto d’assedio la città, Giuditta, la vedova, che riesce a sedurre Oloferne e dopo averlo ubriacato ne taglia la testa e la porta in un sacco ai suoi concittadini per esporla esortandoli alla vittoria. Giuditta nella Bibbia, una donna mancante, dice Piraina, essendo vedova, riesce a fare ciò che non erano riusciti i capi del suo popolo.

Nel tempo l’immagine di Giuditta è diventata poi la donna fiera e dominante, e nei nostri occhi rimane la Giuditta di Caravaggio, di Artemisia Gentileschi, di Klimt. Mario Panarello, architetto e storico dell’arte docente presso l’Università di Reggio Calabria, delinea la vita e le opere di Gregorio Preti, fratello maggiore di Mattia Preti. Entrambi nati a Taverna e molto legati al loro paese tanto da lasciare nelle chiese del paese molte opere. Benché con dieci anni di differenza i due fratelli poi collaborarono alla realizzazione di alcune tele fino a quando Mattia non andrà a Malta dove poi morì.

Napoli e Roma, la bottega del Domenichino, le influenze della pittura emiliana, il classicismo e il naturalismo, lo scegliere il taglio orizzontale nel dipinto, sono tutti i temi trattati con chiarezza da Mario Panarello e la presidente dell’associazione Arete Raffaella Gigliotti ci invita tutti ad ammirare un’opera unica da vicino, perché come dice anche Antonio Pujia, artista e collaboratore di Arete, avrebbero potuto portare uno schermo televisivo e fare vedere moltissime opere ma vederne una sola nella sua materialità è una esperienza da preservare.


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