Franco Arminio
23 settembre 2017
Franco Arminio

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A Reggio Calabria riuscitissima l’anteprima del «Bergamotto Art Festival» organizzata dalla Fondazione Marino


A dieci giorni dal termine della manifestazione, a Reggio Calabria si tirano le somme e si fa un primo bilancio di quella che è stata l’attesa anteprima del Bergamotto Art Festival, evento a cura dell’attivissima Fondazione Giuseppe Marino realizzato con il patrocinio istituzionale e con il contributo del Comune di Reggio Calabria e della Città Metropolitana di Reggio Calabria e diretto artisticamente da Antonio Marino, stimato medico psichiatra reggino da sempre impegnato al fine di contribuire alla crescita cultuale della sua città.

Il vulcanico dottor Marino, di recente tornato agli onori della cronaca calabrese per aver fondato una nuova, interessante realtà discografica ed editoriale come la Sveva Edizioni (che nei mesi scorsi, tra le altre cose, ha curato in esclusiva regionale le selezioni del Premio Internazionale Fabrizio De Andrè), si dichiara molto soddisfatto della ricchissima «due giorni», che altro non è stata, se non un assaggio di quello che sarà nel futuro il Bergamotto Art Festival, evento che dal prossimo anno costituirà un appuntamento fisso e irrinunciabile dell’Estate Reggina.

«Il Bergamotto, oro giallo del Reggino, ha ispirato la creazione di questo Festival, che nasce con l’obiettivo di declinare varie forme di innesti espressivi tra musica, parole, profumi e immagini, in una città come Reggio Calabria che è divenuta un simbolo del Sud Italia in quanto custodisce tesori inestimabili di cultura e civiltà», ha dichiarato Marino.

Relativamente ai risultati conseguiti attraverso lo svolgimento di quella che si può considerare una «edizione zero» del Festival, il presidente della Fondazione organizzatrice con molta soddisfazione fa notare come l’intento perseguito sia stato raggiunto con successo: «Volevamo realizzare un evento improntato nel segno dell’originalità, da un lato, e dell’aggregazione e del dialogo, dall’altro, e così è stato.

«Oltre alle magnifiche produzioni musicali commissionate ad hoc ad artisti del calibro di Lino Cannavacciuolo, all’inedito quartetto vocale composto da Barbara Bonaiuto, M’Barka Ben Taleb, Marina Mulopolos e Marinella Rodà, e al carismatico Peppe Barra, che ha dialogato musicalmente con musicisti provenienti da varie parti del mondo, molto interessante è stato il tavolo istituzionale sulla tutela, valorizzazione e promozione del bergamotto, che ha visto tutte le istituzioni del territorio sedute attorno ad un unico tavolo e disponibili al dialogo, con l’intento di individuare e perseguire con efficienza un nobile e univoco obiettivo riguardante uno degli indiscussi simboli enogastronomici del Reggino».

L’anteprima del Festival è stata inaugurata a Palazzo Alvaro nel pomeriggio di mercoledì 13 settembre con la proiezione di Adduri, splendido foto-racconto a firma dell’esperto in fotografia antropologica Gianfranco Ferraro, al quale l’organizzazione dell’evento aveva commissionato di fotografare i simboli e i tesori del territorio metropolitano, in effetti egregiamente catturati e, per così dire, «umanizzati» negli scatti del fotografo vibonese, che hanno offerto la testimonianza di una natura selvaggia, dell’adduri di Calabria, dei frutti, della terra, del mare, rappresentata al meglio anche grazie alla straordinaria musica prodotta per l’occasione dal famoso violinista Lino Cannavacciuolo.

A seguire, è stata la volta di un interessantissimo Tavolo tecnico istituzionale per la promozione e valorizzazione del bergamotto, che per la prima volta ha visto, gli uni accanto agli altri, impegnati in un dialogo armonioso e costruttivo, rappresentanti politici (dal consigliere delegato al Turismo e Spettacolo della Città Metropolitana di Reggio Calabria Demetrio Marino al consigliere Filippo Bova, dai sindaci dell’area metropolitana fino a Sabrina Santagati, intervenuta in rappresentanza dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte), rappresentanti di altre importanti istituzioni del territorio (quali il presidente della Camera di commercio di Reggio Calabria, Ninni Tramontana, il presidente del Consorzio di tutela del bergamotto Ezio Pizzi e il presidente di Federalberghi Vittorio Caminiti) e grandi esperti del bergamotto, agrume coltivato solo nella fascia costiera che va da Scilla a Monasterace e, pertanto, fortemente identificativo della cultura enogastronomica del territorio (i professori Giuseppe Zimbaletti e Pasquale Amato).

In serata, poi, nel suggestivo scenario dell’Arena dello Stretto, dopo la performance del talentuoso attore Antonio Caracciolo (diretto, al cinema, in teatro e in televisione, da registi del calibro di Vittorio Gassman, Alessandro Haber, Pupi Avati), impegnato nella lettura di alcuni splendidi versi di Giuseppe Marino, e quella dell’esilarante cabarettista reggino Santo Palumbo, sul palco si sono prima avvicendate e poi confrontate musicalmente quattro grandissime interpreti provenienti dall’area mediterranea: la napoletana Barbara Bonaiuto, la tunisina M’Barka Ben Taleb, la greca Marina Mulopolos e la talentuosa cantante reggina Marinella Rodà, protagoniste di una incredibile produzione originale: Mediterraneo Donna: Atene, Cartagine, Reggio Calabria.

Nella seconda serata (giovedì 14 settembre) anch’essa ambientata nello scenario mozzafiato dell’arena costruita su quello che è stato definito «Il più bel lungomare d’Italia», invece, il pubblico è stato letteralmente rapito dal grande Franco Arminio, scrittore e poeta di grande fama (vincitore nel corso della sua prestigiosa carriera del Premio Napoli, del Premio Carlo Levi e del Premio Volponi, collaboratore de Il Manifesto e de Il Fatto Quotidiano e animatore del blog Comunità Provvisorie) e inventore della cosiddetta paesologia, che per l’occasione ha presentato al pubblico la sua raccolta di poesie sull’amore e sul paesaggio contenute in Cedi La Strada Agli Alberi – Poesie di Amore e di Terra (ultimo suo libro uscito quest’anno e già alla sua terza ristampa).

A seguire, poi, è stata la volta di un’altra incredibile produzione originale Il Canto dei Tamburi, in cui l’arcaicità dei ritmi delle percussioni è stata protagonista insieme al talento e all’estro dissacratorio della voce di Peppe Barra.

Personaggio sempre autentico, nella vita e sulla scena, artista puro, custode indiscusso della tradizione popolare, Barra è salito sul palco avendo al suo fianco alcuni musicisti che negli ultimi anni si sono contraddistinti nello studio della tradizione e nell’utilizzo di strumenti tipici dei loro paesi e che, al contempo, hanno saputo anche tracciare percorsi innovativi seguendo l’evoluzione del linguaggio musicale contemporaneo, quali Nando Brusco (voce e tammorra – Calabria), Paul Dabirè (percussioni – Burkina Faso), Pino Basile (percussioni – Puglia), Ugo Maiorano (tammorra – Campania), Paolo Del Vecchio (chitarra e bouzuki), Luca Urciuolo (pianoforte e fisarmonica), Sasà Pelosi (basso acustico), Alex De Carolis (flauti) e Ivan Lacagnina (percussioni).


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