OspedaleSoveria
9 agosto 2017

News Lamezia e lametino

A Soveria Mannelli l’ospedale ha preso le vacanze


Costretti a onorare il nostro ruolo, dobbiamo constatare che l’ospedale di Soveria Mannelli – eccetto la Medicina, la Dialisi e il Pronto soccorso – mostra tutti i segni della virulenza del Piano di rientro e delle debolezze di un’Azienda sanitaria provinciale che, sebbene abbia interlocutori molto referenziati e attenti come il direttore generale Giuseppe Perri e il direttore medico del presidio Claudio Tomasello, si vede costretta a operare con le mani legate.

A farne le spese, più che altri, è il nostro ospedale (ma definirlo tale diventa, in questo culmine dell’estate, un eufemismo), e soprattutto un’utenza montana che si vede costretta a ricorrere ai privati o alla struttura di riferimento con le lungaggini e le estreme discrepanze che il caso concede, tra file e attese certosine, spesso con riposte mai ottenute.

E non è poco, se si pensa che il radiologo non c’è e forse per rivederlo si dovrà aspettare settembre, ancora una volta «esentato» dal fare le ecografie. Il pediatra, causa esiguità di personale e ferie, sarà assicurato a giorni alterni. La Cardiologia ieri mattina era senza medico.

Il Day surgery è stato sospeso a data da destinarsi, nonostante sia uno dei punti fermi del decreto del commissario ad acta. Ma si sa, l’estate qui nell’ospedale funziona come nelle scuole: due mesi di vacanza. La Fisioterapia, regge con una sola unità, perché si sono alternate le ferie.

Non meno importanti sono i servizi dedicati al territorio: niente vaccini, niente medicina legale, per questo bisogna andare a Lamezia Terme o altrove, come si faceva negli anni ’50 e ’60, sempre che si abbia la macchina, perché qui i mezzi pubblici sono come le tradotte di felliniana memoria, mentre la stazione delle Ferrovie della Calabria è lo spettro di se stessa, chiusa a due mandate, con le rotaie che sembrano quelle di Mezzogiorno di Fuoco.

Tutto nel silenzio più assordante, qui sembra che il problema non debba essere messo a nudo, le autorità tacciono, e chi tace diventa complice, come spesso ricorda Nicola Gratteri.

Potremmo fare esposti alla Procura, al Prefetto, ma serve a poco. In passato l’abbiamo fatto, anche rivolgendoci al Tar per far rigettare provvedimenti dal nostro punto di vista iniqui.

Il sistema accartoccia l’anima della gente che più che indignarsi sembra vivere la «Sindrome di Stoccolma». Noi siamo qui per raccontare e denunciare ancora una volta: un ruolo che ci compete e a cui non intendiamo mai abdicare.
Antonio Maida
Presidente Comitato «Pro Ospedale del Reventino»


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