Il bosco di Montepiano ad Accettura
(Foto di Paky Cassano)
20 maggio 2017
Il bosco di Montepiano ad Accettura (Foto di Paky Cassano)

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Accettura, terra dei riti arborei. Uno sguardo su questi antichi «sposalizi»


Esiste una Lucania ancestrale, magica, arcaica. La trovi ancora nel silenzio dei boschi, nei sacri spazi dove sono prelevati e portati in paese gli alberi per il loro sposalizio mistico.

Il Maggio e i riti arborei sono un richiamo culturale e ormai anche turistico, ad Accettura come ad Oliveto Lucano o a Terranova del Pollino. Una realtà in parte anche calabrese. Si pensi a quel che accade ad Alessandria del Carretto, alto cosentino, con la celebre «Pita».

Qui siamo invece al confine tra le province di Matera e Potenza, nella sperduta arteria che abbraccia il bosco di Montepiano, in cui viene scelto l’albero, il Maggio, per l’atteso rito.

I tempi di questo momento collettivo molto sentito sono i seguenti: la domenica dopo Pasqua si seleziona il Maggio e in quella successiva, nella foresta di Gallipoli-Cognato nelle Dolomiti Lucane, si individua la cima migliore di agrifoglio.

Il taglio del Maggio avviene il giovedì di Ascensione (quest’anno il 25 maggio), mentre nella domenica di Pentecoste (il 4 giugno prossimo) si trasportano Maggio e Cima in paese, con la folla che attende festosa. Il lunedì successivo continuano i lavori di preparazione e sono portati in processione i santi Giovanni e Paolo e Giulianicchio.

Finalmente arriva il martedì di Pentecoste, il giorno più importante, il 6 giugno, con l’innesto e l’innalzamento del Maggio e la processione di San Giuliano (il patrono, originario di Sora nel Lazio) preceduta dalle Cente, le candele devozionali portate un tempo in testa dalle donne in cerca di marito.

Seguono lo sparo e la scenografica scalata dei più coraggiosi al Maggio. L’albero verrà abbattuto il giorno del Corpus Domini, il 18 giugno.

Nel celebrare la natura che si risveglia a primavera, cultura pagana e spirito cristiano trovano una sintesi. Il momento perfetto e propiziatorio accade quando la Cima, concretamente la sposa, cioè l’agrifoglio trasportato a spalla dagli uomini di Accettura per quindici chilometri, incontra in paese l’albero, lo sposo, appunto il Maggio, un cerro di trenta metri di lunghezza trascinato da coppie di buoi.

A interpretare per primo l’abbraccio tra le piante come un vero e proprio congiungimento è stato l’antropologo materano Giovanni Battista Bronzini nel testo del 1979 Accettura, il Contadino, l’Albero e il Santo.

Al di là delle reali figurazioni e metafore del cerro e dell’agrifoglio, questioni ancora oggetto di interpretazioni e, talvolta, anche discussioni tra antropologi e studiosi, è proprio questo elemento di corale partecipazione comunitaria a conferire al Maggio del San Giuliano di Accettura la patente di unicità rispetto a riti simili che si svolgono nella zona.

Riti dal fascino agreste che evidenziano la contiguità del mondo animale con l’umano e con la natura, feste di una società che ancora molto deve all’agricoltura e ai suoi cicli.

L’evento, quest’anno, avrà come ospiti il 6 giugno gli Zero Assoluto.

Ragazzi seriamente impegnati per la salvaguardia di questi antichi e sacri cerimoniali ci accompagnano in giro per Accettura. Aria pura, 770 metri di altitudine, un territorio vastissimo, bei palazzi, una chiesa madre con pregevoli statue in legno e un convento francescano con tele di un discepolo del Pietrafesa, artista vissuto tra XVI e XVII secolo, chiamato così dal nome antico dell’attuale Satriano di Lucania (in provincia di Potenza).

Accettura, come si vede, offre tanto. Lasciti umani, cultuali, ambientali. Una visita da non perdere.
Marino Pagano


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