E’ morto a 91 anni Nik Spatari, artista visionario, architetto calabrese che dalla sua Mammola nel reggino, aveva vissuto e lavorato nella Parigi degli anni d’oro , amico di Cocteau e Picasso, frequentatore di Sartre e Le Corbusier. Dagli anni ’60 , dopo un periodo a Milano nel quale aveva gestito una galleria, Spatari era tornato in Calabria, dove ha fondato e dove gestiva insieme alla moglie Iske Maas, una fantasmagorica Casa Museo, il “MuSaBa” molto frequentato e conosciuto.
A dare l’annuncio della morte di Spatari é stato il sindaco di Mammola, Stefano Raschellà. «La nostra cittadina – ha scritto Raschellà – si stringe addolorata attorno alla grande personalità mammolese”.
A Spatari ha voluto rendere omaggio anche il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. “Nik Spatari – ha scritto Falcomatà – è immortale. La sua opera continuerà a parlarci di lui e le future generazioni sapranno sempre e tutto del creatore del Parco Museo Santa Barbara.
Oggi piangiamo la morte dell’uomo. Dell’artista no. Quello non morirà mai. Reggio, Mammola, la Calabria, l’Italia ed il mondo intero perdono un brav’uomo; una persona che ha dedicato la propria esistenza all’arte e alla bellezza, il più puro e semplice fra gli scultori. Nik Spatari, nonostante bravura e spessore, non si è mai sentito un artista arrivato. È stato sempre immerso nella ricerca ingaggiando, ogni volta, una sfida fra l’essere umano e la materia, lui che è stato allievo di Le Corbusier e che ha scelto la sua Mammola a Parigi e Milano. Nik Spatari può considerarsi fra gli esempi migliori del reggino innamorato delle proprie radici. Nel suo paese d’origine ha dato vita al Musaba, qualcosa di unico ed inimitabile, un luogo di amore e passione che infonde uno spirito internazionale ad un posto diventato tempio dell’arte contemporanea. Spinto dall’orgoglio di essere nato tra il fiume Torbido ed il mare Jonio, Nik Spatari si è sempre fatto forte dell’idea di aver scelto di tornare a vivere in Calabria assieme alla sua Hiske. A lei, adesso, va il nostro pensiero” (ANSA).