lamezia
8 maggio 2018

News

Agenda Urbana di Lamezia Terme: esasperata frammentazione degli interventi per 18,5 milioni di euro


È da qualche tempo disponibile la Proposta preliminare Agenda Urbana della Città di Lamezia Terme, documento che dovrebbe contenere e proporre, per la loro realizzazione, delle linee strategiche di sviluppo urbano sostenibile.

Abbiamo tutti atteso un tempo congruo di più giorni curiosi di leggere sulla stampa le eventuali considerazioni critiche in proposito, elaborate dai centri locali di responsabilità politica e tecnica. Ad oggi mi sembra che il silenzio di tutti approvi senza riserve il documento che, da preliminare, potrà diventare effettivo ed esecutivo senza alcuna importante modifica.

Nel frattempo si spera che sia stata almeno bollata da amara ironia ed archiviata come grottesca l’ipotesi, inopinatamente affacciata invocando presupposte carenze organizzative e/o di preparazione specifica, di affidarne la gestione alla città di Catanzaro.

Tuttavia gli argumenta ex silentio intorno alla questione sono talmente illuminanti e gravi che anche l’ipotesi sciagurata di una gestione aliena, giustificata da una iniqua feoderatio con il vicino capoluogo, alla fine, potrebbe risultare il male minore.

Alle persone competenti che abbiano sentito il dovere di leggere il documento non può essere sfuggita una caratteristica negativa fondamentale: la esasperata frammentazione degli interventi inquadrati. Così tanti, così insignificanti e tali da sterilizzare ab initio ogni possibilità di future positive ricadute sullo sviluppo economico a favore del territorio.

Il tutto è abilmente camuffato da un perfetto linguaggio eurocratese, idioma dei soliti esperti esegeti e consulenti, vampiri primari di risorse comunitarie, la cui significatività si riduce, se vagliato da persone competenti che usano anche il cervello, pressoché a zero.

Frasi fatte e stereotipe, senza alcun senso contiguo alla dura realtà locale, che appagano solo gli eurocrati, che giudicano identiche le necessità dei villaggi del Nord della Finlandia e quelle della punta della nostra terra, e gli imperscrutabili funzionari della Regione Calabria.

Dilapidare 18,5 milioni di euro con una pletora di operazioni che si prestano bene al cilentelismo senza né capo né coda, rinunciando in partenza a pretendere l’adempimento di una strategia realmente sostenibile per lo sviluppo locale, come recita il format, senza muovere una critica valida, è da irresponsabili.

Evito di entrare nel merito dei singoli capitoli, quasi tutti rispondenti a logiche eterogenee ed incoerenti fra loro, nonostante la contraria convinzione degli estensori di Bruxelles.

L’unico cenno al settore più meritevole quanto a eleggibilità per lo sviluppo, cioè quello agricolo-alimentare, formulato con una lodevole proposta da alcune semsibili assoociazioni locali presenta una possibilità di destinazione di fondi largamente insufficiente per un’azione minimamente efficace e ha tutta l’aria di una iniziativa che parte con poca convinzione.

Inevitabile corollario di questa polverizzazione dei fondi a disposizione è che, esaurito l’effetto economico, diretto e sull’indotto, delle varie micromisure, sul territorio non rimarrà alcun altro effetto strutturale capace di generare ricchezza aggiuntiva e la trappola della povertà diverrà sempre più stringente per Lamezia.

Si ha l’impressione di vedere qualcuno che lancia una manciata di monetine ad una torma di ragazzini famelici che sgomitano per chi ne prende di più. Questa sembra essere, in sintesi, la logica del documento.

Si leggono nettamente, fra le righe, le spinte dei politicanti interessati ad assicurarsi questa o quella possibile misera fetta, a detrimento del bene pubblico. Tutte gomitate date a freddo nello stomaco del possibile sviluppo di Lamezia e dei giovani costretti ad emigrare.

La pura e saggia logica economica avrebbe consigliato, al contrario, che almeno l’80% di queste risorse (quindi un minimo di circa 15 a milioni di euro su 18,5 milioni) fosse concentrato su un unico obiettivo efficiente: quello di favorire in ogni efficace modo lo sviluppo del polo agro-alimentare locale ed, in subordine, quello turistico, con una concentrazione di investimenti sulla formazione/innovazione, sulla creazione di nuovi prodotti fortemente identitari, di filiere corte locali ad alto valore aggiunto e sull’azione di reperimento di canali di sbocco internazionali per il collocamento della produzione con l’utilizzo delle attuali tecnologie informatiche.

Sarebbe stato anche indispensabile destinare risorse sufficienti per attuare un coordinamento con la novella Zes di Gioia Tauro. Un investimento di tale massa critica, così intensamente e diligentemente perseguito, potrebbe conferire al territorio basi produttive nuove e fertili, in grado di creare ricchezza reale, know how e capabilities collettivi per poter affrontare in controtendenza gli effetti del ciclo economico.

Non sembra invece interessare nessuno dei responsabili tecnico/politici, ammesso che ormai se ne trovi qualcuno, occuparsi seriamente della promozione delle azioni valide per innescare uno sviluppo locale veramente sostenibile. A mio modesto parere è tutta apatìa generata da incompetenza, mascherata con comode e ridicole tesi escatologiche e rinunciatarie.

So che mi si obietterà che il documento è in sostanza preconfezionato dalla Regione, che a sua volta opporrà che è l’Unione Europea a ideare certi progetti che mal s’adattano alle diversissime realtà locali delle varie regioni.

Posso ribattere che perfino all’interno di questo modesto documento ci sarebbe stato spazio, in vigenza di una comunità reattiva, guidata da un team di persone capaci, l’opportunità di fare un passo diverso e coerente per favorire lo sviluppo economico del territorio.

Se non vi fosse stata, nessun motivo avrebbe impedito di contestare alla Regione Calabria il maldestro e deviante uso delle risorse comunitarie trattate da decenni come bruscolini da spargere in un pollaio di imbecilli (dove, guarda caso, certi polli hanno sempre il gozzo che scoppia).

E se la Regione dovesse nascondersi dietro il fatto che l’Unione europea ammannisce azioni e progetti che molto spesso risultano avulsi dalle esigenze locali specifiche di Regioni così particolari come la Calabria, obietterei che nessuno, e tantomeno la Comunità europea, ha interesse a sprecare risorse e che le critiche e le proposte costruttive, ove fossero ben rappresentate e documentate non tarderebbero ad essere ascoltate ed esaudite.

La Regione Calabria ha chiaramente fino ad ora dimostrato di non avere questo interesse ed ha continuato per mezzo secolo a dilapidare ingenti risorse per fini puramente clientelari e privi di qualsiasi prospettiva di sviluppo, accettando supinamente ogni cliché imposto dall’Ue.

Chi degli eminenti politici lametini ha mai avuto il coraggio di ribadire fortemente questi concetti alla Giunta e al Consiglio regionale, al Governo nazionale e alla Unione europea? Chi di loro ha mai azzardato di presentare un progetto di sviluppo economico locale coerente che implicasse concentrazione di risorse e taglio dei favori clientelari?

Sono quegli stessi che oggi tacciono di fronte a questo documento preliminare che rinuncia a qualsiasi seria azione di sviluppo locale che possa trarre fuori Lamezia dalla minaccia di grave crisi economico-sociale cui è, in alternativa, destinata.

Quegli stessi che giudicano indispensabile il restauro degli appartamenti (già occupati) siti in via…: un munifico ed immeritato regalo di diverse centinaia di migliaia di euro per degli ignoti privilegiati e un piccolo ignobile stupro delle prospettive economiche future della nostra comunità cittadina.
Francesco Gaspare La Scala


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