Case diroccate
2 aprile 2016

News Lamezia e lametino

Alla riscoperta dell’antica frazione di Schieno Vieste


L’associazione «…dei 40 Martiri» ha ripreso le sue attività subito dopo la pausa pasquale recandosi in località «Schieno Vieste» (800 m slm) la frazione montana forse più antica del comune di Lamezia Terme.

Ciò che ci ha spinto a visitare la zona – la quale ormai appare prevalentemente abbandonata, con la vegetazione che lentamente si sta riappropriando dei suoi spazi naturali – è stata la curiosità in noi suscitata dal caratteristico nome che questa zona porta; ci siamo così avventurati in una ricerca volta sia a ricostruire le antiche origini di questo toponimo, sia alla riscoperta degli scorci naturalistici di questa frazione tanto affascinante, quanto dimenticata.

Nella nostra ricerca etimologica abbiamo provato ad avanzare una serie di ipotesi nel tentativo di risalire al perché di questa denominazione: la parola «Schieno» a quanto pare, infatti, deriverebbe dall’antico termine longobardo di skena, il quale significa, per l’appunto, «schiena». L’uso di questa terminologia nel nome della frazione ricondurrebbe – secondo la nostra ricostruzione – alla conformazione geografica dell’insediamento in questione, il quale è situato su un promontorio con una forma facilmente riconducibile a quello di un dorso animale o di una schiena, con le case che si diramano – l’una dietro l’altra, in fila indiana – da entrambi i lati di questo promontorio.

Per la parola «Vieste», invece, abbiamo ipotizzato tutt’altra origine. Ricollegandoci alle informazioni circa le origini del nome della città di Vieste (Foggia), abbiamo deciso di prendere in esame la possibilità che il toponimo lametino si ricolleghi non a una caratteristica della zona, bensì ad un nome: Estia, che era la dea greca del focolare domestico, poi venerata anche dai romani con il nome di Veste o Vesta, che avrebbe dato origine al nome di Vieste.

A dar maggior solidità alle nostre supposizioni – oltre al diretto contatto che, fra rovi e sterpaglie, abbiamo preso della zona e dell’essenza stessa di questi posti – sono intervenuti i racconti dei pochi abitanti ancora rimasti in questi luoghi, i quali portano avanti una storia fatta di tradizione e ricordi. Le parole degli anziani del posto ci hanno, infatti, permesso di compiere un autentico tuffo nel passato. I nostri «vecchi» hanno ripercorso le varie storie di un mondo ormai lontano, raccontandoci sia come le donne di Schieno tentassero, con sapienti e veloci movimenti della «veste» (gonne lunghe e larghe di una volta) di ravvivare il fuoco, veicolando l’aria e attizzando le braci; sia come nella notte i focolari delle case di Schieno Vieste illuminassero interamente la scoscesa lunghezza di questo promontorio, rendendolo visibile da qualunque posto.

Nelle perlustrazioni la nostra curiosità ci ha consentito di notare come le vecchie case presenti in questa frazione abbiano tutte i comignoli rivolti alla montagna e, dunque, il focolare rivolto al panorama della valle; ciò consentiva che il tremolo bagliore del fuoco che scaldava queste abitazioni trapelasse dai vetri delle finestre e venisse visto da tutte le frazioni – sia in basso, sia in alto – che circondavano Schieno Vieste.

A questo punto, quindi, perché non supporre che in tempi più antichi – magari in quelli in cui si venerava ancora la dea Vesta – Schieno Vieste apparisse agli occhi degli uomini proprio come la materializzazione della schiena della dea, la quale – mostrandosi di notte illuminata dalle fiamme dei tanti fuochi – appariva come un’onnipresente entità agli occhi di ogni abitante della valle del Bagni.

E poi, esattamente come per le donne di Schieno Vieste, il compito più importanti per le Vestali, le sacerdotesse della divinità, era quello di mantenere vivo e al sicuro il fuoco sacro, proprio come le nostre antenate curavano e salvaguardavano il focolare domestico.

Il nome di questa frazione sembra, dunque, un crocevia di tradizioni e commistioni linguistiche, tra il germanico per mano longobarda e il greco antico per mano bizantina: ricordiamoci infatti che fino al Nono Secolo queste nostre zone furono il confine tra il Ducato di Benevento, governato dai Longobardi, e il Ducato di Calabria, in mano bizantina.
Giovanni Mazzei
Segretario Associazione dei 40 Martiri


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