Il disegno di legge sull’autonomia differenziata “trascura alcuni aspetti rilevanti”. Bankitalia, in una memoria depositata in Parlamento, ‘corregge’ in tre punti chiave il provvedimento: serve un esame puntuale, per singola materia dei costi e dei benefici; serve una valutazione periodica delle aliquote di compartecipazione delle Regioni; servono procedure obbligatorie di verifica della spesa sostenuta e delle prestazioni erogate da tutte le Regioni.
Via Nazionale si muove con garbo istituzionale e con la premessa che “nel complesso, il ddl contribuisce a dare una cornice più ordinata e coerente al processo di autonomia differenziata” e che “in mancanza di tale cornice, esso rimarrebbe affidato alla contrattazione bilaterale tra lo Stato e ciascuna Regione richiedente, senza alcuna garanzia che l’esito sia efficiente ed equo”. Ma arriva alla conclusione, netta, che “in un contesto caratterizzato da mutamenti di ampia portata nell’economia globale, da condizioni finanziarie diventate meno favorevoli ai paesi ad alto debito pubblico e – all’interno del Paese – da ampi ritardi accumulati da alcune regioni, andranno valutate attentamente tutte le implicazioni dell’attuazione dell’autonomia differenziata, procedendo quindi con la necessaria gradualità”. Diversamente, “vi sarebbe il rischio di innescare processi difficilmente reversibili e dagli esiti incerti”.
Non mettere a repentaglio il sistema produttivo
In primo luogo, mette nero su bianco la Banca d’Italia, “l’attuazione dell’autonomia differenziata non deve mettere a repentaglio l’efficienza del sistema produttivo e la sua capacità competitiva; i vantaggi derivanti dallo stimolo a una maggiore concorrenza tra le varie aree del Paese devono essere superiori ai costi impliciti di una marcata differenziazione normativa”. Come farlo? Affinché siano garantiti miglioramenti tangibili sotto il profilo dell’efficienza microeconomica “la concessione di forme di autonomia differenziata potrebbe essere subordinata a un’istruttoria per singola materia (ed eventualmente per specifiche funzioni all’interno della materia considerata), che, attraverso procedure oggettive e metodologie condivise, documenti i benefici e i costi dell’eventuale trasferimento di funzioni”.
La valutazione periodica della compartecipazione
Per preservare gli equilibri di finanza pubblica e assicurare che l’intero Paese contribuisca al consolidamento dei conti, osserva Bankitalia, “occorre garantire nel medio periodo l’allineamento fra le risorse erariali assegnate alle Regioni ad autonomia differenziata (RAD) e l’evoluzione dei fabbisogni di spesa nelle funzioni trasferite”. Andrebbero a tal fine “stabilite delle regole per la revisione periodica delle aliquote di compartecipazione”. Si potrebbe valutare di introdurre dei meccanismi di corresponsabilizzazione finanziaria simili a quelli attualmente applicati alle Regioni a Stati speciale (RSS): “anche queste ultime beneficiano di un sistema di compartecipazioni ad aliquote fisse ai tributi erariali, ma i singoli statuti (approvati con legge costituzionale) prevedono espressamente che le disposizioni finanziarie possano essere modificate con legge ordinaria”.
Le procedure obbligatorie di verifica
Per garantire trasparenza e rendicontazione, rileva ancora Bankitalia, “andrebbero stabilite delle procedure obbligatorie di verifica della spesa sostenuta e delle prestazioni erogate da tutte le Regioni – in modo simile a quanto avviene per la sanità – con il coinvolgimento di organismi tecnici (il DDL prevede invece che il monitoraggio sia facoltativo, basato su intese intercorrenti tra rappresentanti del governo centrale e della Regione interessata, che ne definiscono anche le modalità operative); andrebbe anche valutato in modo rigoroso, a scadenze regolari, l’impatto sul Paese nel suo complesso”. L’autonomia differenziata, rileva infatti Via Nazionale, “non dovrebbe ostacolare la coerenza dell’ordinamento tributario e dovrebbe preservare gli incentivi alla responsabilità finanziaria degli enti”. (Di Fabio Insenga)