Che succederà senza di lui? Sgomento, confusione, paura del futuro. La morte di Silvio Berlusconi manda in tilt Forza Italia, big e peones. Già da tempo in cerca di una identità più definita, che vada oltre la lotta tra le correnti (‘tajaniani più pro-governo e ‘filoronzulliani’) il partito – orfano del suo leader – appare disorientato. Da giorni si parla di fughe di azzurri verso FdI e Lega. Ma i fatti dimostrano che è ancora presto per eventuali cambi di casacca, anche se le europee incombono e si fa sentire il fattore Renzi, diventato collettore di consensi moderati soprattutto nel bacino forzista dopo la rottura con Azione di Carlo Calenda. Impietosa è la foto sullo stato dell’arte di un big azzurro che preferisce rimanere anonimo: ”Ma chi si deve accollare i parlamentari forzisti in uscita? Meloni a stento riesce a tenera a bada i suoi, stesso problema ha Salvini, ora sempre più in difficoltà, una volta venuto meno l’asse con il Cav”.
Tajani
La verità, raccontano, è che spetterà al coordinatore nazionale Antonio Tajani prendere in mano le redini del movimento nato nel ’94 e decidere sul da farsi. L’ex ministro Claudio Scajola lo dice a chiare lettere: ”Ora Tajani deve aprire una riflessione politica all’interno di Fi per traghettarla verso un nuovo percorso politico, lui ha l’equilibrio per farlo”. A tal proposito c’è già chi chiede l’indizione di un Congresso nazionale, perché solo da questo passaggio potrà nascere qualcos’altro, un percorso. Se il centro resta una prateria da conquistare in tanti si chiedono se Fi continuerà a presidiarlo come prima o lascerà spazio alla Meloni versione moderata.
‘Le roi est mort, vive le roi!’, dice a mezza bocca un forzista di lungo corso. Nessuno dei vertici osa parlare del ‘dopo Silvio’, tutti pensano a dare l’ultimo saluto al leader: i funerali ci saranno mercoledì pomeriggio al Duomo di Milano. Nelle chat azzurre tanti messaggi di cordoglio alla compagna del Cav Marta Fascina, sempre più in ascesa nel partito, rimasta anche questa volta sempre al fianco di Berlusconi al San Raffaele, insieme alla famiglia dell’ex premier. Nessun commento su che ne sarà del partito. Oggi si fa sentire solo la ‘vecchia guardia’, che canta il de profundis di Fi, senza sconti, come Giuliano Urbani e Gianfranco Miccichè: ”Senza Silvio Fi è finita”. In serata da Washington Tajani rassicura: ”Fi andrà avanti, perchè Berlusconi ha sempre guardato al futuro, il nostro dovere è fare ciò che lui sognava”.
”Senza Berlusconi Forza Italia, secondo me, è finita, lo dico con dispiacere”, sentenzia l’ex ideologo azzurro, che aggiunge: ”Avrei voluto che lui dedicasse più tempo al partito proprio per lasciare un’eredità. E, invece, l’ha talmente legato a se stesso, che adesso morendo lui, penso sia inevitabile che muoia anche il suo sogno…”. Sulla stessa linea Miccichè, che non crede a un Congresso nazionale: ”Non ci sarà più Forza Italia. Muore con Silvio. E’ un fatto scontato. Il nostro non è un partito da Congresso per sapere chi prende la direzione del partito. Assisteremo alla lite su chi è proprietario del simbolo, a chi non lo è, già so come andrà a finire”, pronostica l’ex commissario regionale Fi in Sicilia, che aggiunge: ”Ma ora non voglio pensarci, voglio solo capire quando saranno i funerali e se saranno pubblici”.
Prova a rasserenare gli animi il tesoriere azzurro: ”E’ una perdita enorme, per il Paese, per tutti noi. E ora il partito deve andare avanti per portare avanti le idee del presidente. Nella storia di Fi -certamente ci sono stati alti e bassi, momenti di sofferenza. Ma nessuno pensa di chiudere questo progetto che il presidente ha iniziato nel ’94”. Non a caso,nonostante il lutto, l’attività di Fi non si ferma. “Domani -annuncia l’uomo dei conti forzisti- ci sarà il Comitato di presidenza di Forza Italia per approvare il bilancio. Il partito è in grado di sostenersi e può sopravvivere, è un atto dovuto alla memoria del presidente Berlusconi. Una volta il partito era formato da 70-80 dipendenti, ora ne ha solo 12. Abbiamo ridotto spazi, affitti, stipendi. Affronteremo tutti i problemi che si presenteranno”, assicura.
Parole che non convincono del tutto, anche perché ora si pone il problema dei conti ancora in rosso: il partito si regge grazie alle fideiussioni personali del Cav che di fatto fino ad oggi era il principale finanziatore, con circa 100 milioni di euro di crediti, anche se negli ultimi anni Fi è diventata sempre più un affare di famiglia. “Berlusconi -ricorda Messina- aveva concordato con le banche un piano di rientro, e’ diventato lui creditore del partito, al posto delle banche, vantando 100 milioni di crediti. Certamente i figli di Berlusconi, con la morte del padre, diventano creditori del partito”. Ex manager Fininvest, Messina, si augura che i figli possano seguire le ”orme del padre” e spera che Mediaset resti in mano italiana”.