“Chi dice che Conte è il passato non solo è ingeneroso, ma sbaglia. Significa non capire il sentimento popolare che c’è intorno all’esperienza umana e politica che abbiamo fatto. Basta farsi un giro nei nostri circoli e nei quartieri popolari per capirlo”. Lo dice Francesco Boccia, Pd, ex ministro degli Affari regionali nel Conte II in un’intervista al ‘Corriere della sera’.
A chi gli domanda se veda l’ex premier come un federatore o leader del Movimento, “deciderà Conte cosa fare – risponde -. Penso che resti valore aggiunto di una coalizione di centrosinistra che oggi abbiamo il dovere di costruire”. Quanto a Renzi, “il dato oggettivo è che ha portato la destra al governo del Paese, sia pure un governo di unità nazionale. E lo ha fatto tradendo gli elettori del Pd, perché lui e i parlamentari di Italia viva sono stati eletti da una comunità che non avrebbe mai consentito il ritorno della destra al governo. Renzi lo rimuove, ma è in Parlamento con i voti del Pd”.
Il Pd è ostaggio delle correnti, come accusa Decaro? “Il nodo non sono i tre ministri, che hanno lunga esperienza amministrativa e di governo, ma se le correnti contribuiscono o no al dibattito culturale. Quando non lo fanno più e si occupano solo della loro sopravvivenza, inizia la fine delle organizzazioni stesse. La crisi dell’Associazione nazionale magistrati è solo l’ultimo degli esempi”, risponde Boccia. “Ripartendo dal lavoro di Zingaretti abbiamo bisogno di diventare un partito nuovo, non un nuovo partito, come disse Togliatti nel ‘44. Oggi come allora è necessario portare gli ultimi dalla protesta al governo”. Quanto alle possibilità di Stefano Bonaccini di conquistare il Nazareno, “quando sarà il momento ci confronteremo senza ambiguità, ora è lunare la discussione sul congresso”.
“E’ giusto – continua Boccia – che il premier Mario Draghi continui sulla linea del rigore. Quando c’è una pandemia di questa portata chi ricopre funzioni pubbliche non deve nascondere la verità, ma anteporre la salute e la vita agli interessi economici”. Quanto alla discontinuità invocata da Matteo Salvini, il leader della Lega “è in campagna elettorale permanente e propone ricette magiche che non ci sono”.