capodanno
1 gennaio 2020

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Capodanno, la festa più antica del mondo


Oggi si festeggia il Capodanno, la ricorrenza più antica del mondo. Sono tantissime le tradizioni e le curiosità relative alla data in cui celebriamo il passaggio ad un tempo nuovo, lasciandoci alle spalle problemi e difficoltà e guardiamo al futuro pieni di speranza e di aspettative.

Il primo gennaio in realtà non coincide con nessun evento naturale, agricolo o astrologico che sia. E’ semplicemente una convenzione abbastanza moderna e abbastanza arbitraria, necessaria dal punto di vista burocratico e amministrativo. La festa di inizio anno in questa data fu introdotta per la prima volta dal Senato Romano nel 153 a.C., ma il Capodanno veniva festeggiato in altri periodi e già da qualche millennio prima, in coincidenza del primo risveglio della natura dopo l’inverno.

Le più antiche testimonianze di questa festa risalgono all’antica Babilonia quando, più o meno nel 2.000 a.C., si festeggiava la prima luna nuova dell’inverno dopo l’equinozio invernale, ovvero il primo giorno di primavera. La festa babilonese per il nuovo anno durava 11 giorni eogni giorno aveva un suo particolare rituale con banchetti, processioni e gozzoviglie varie ancor più esuberanti di quelli attuali.

Nell’antica Grecia si celebravano a fine inverno riti dedicati a Dioniso, rappresentato come un bambino in fasce (l’anno nuovo), mentre gli antichi romani inizialmente avevano fissato l’inizio dell’anno a Marzo, e festeggiavano allegramente con i Saturnalia.

Ma per loro le date si spostavano spesso perché ogni imperatore modificava il calendario, così il Senato ad un certo punto fissò la data del 1° gennaio nel 153 a.C.

Fu poi Giulio Cesare nel 46 d.C. con l’introduzione del Calendario Giuliano, a confermarla definitivamente e, per allineare il calendario con il sole, fece durare l’anno precedente 445 giorni invece dei nostri 365. Anche con l’avvento del Cristianesimo, i Romani continuarono per molto tempo a celebrare la festa pagana del Capodanno.

La Chiesa, in maniera molto avveduta, ne fece presto una ricorrenza cristiana, facendola corrispondere alla circoncisione di Gesù e cercando di circoscriverla e di sminuirla il più possibile.
Possiamo affermare che il rito ancestrale del passaggio ad un tempo nuovo è evidentemente un’esigenza umana, se a tutte le latitudini e in tutti i paesi del mondo si continua a festeggiare l’inizio dell’anno con riti e tradizioni che accomunano tutti i popoli.

Dai buoni propositi, in auge già tra i Babilonesi, all’usanza prima degli Egizi e poi dei Greci di rappresentare l’anno nuovo come un neonato, che continua tuttora e fa parte delle feste cristiane che festeggia la nascita di Gesù Bambino.

Anche i rituali porta fortuna sono più o meno sempre gli stessi, ad esempio mangiare e bere in compagnia determinati cibi e bevande, l’interpretazione di alcuni gesti o azioni compiute ad inizio anno, nella convinzione che quello che si fa il primo giorno dell’anno, succederà per tutto l’anno.

I cibi propiziatori sono prima di tutto a forma di anello, il perfetto ciclo della vita, dalle ciambelle del Nord Europa, alle frittelle francesi alle calabresissime grispelle fritte. E poi l’opulenza, simboleggiata dappertutto dagli insaccati di ogni tipo come zamponi e salsicce di maiale, la ricchezza dalle lenticchie, la fertilità e l’abbondanza dell’uva, delle noci e del melograno.

In segno di rinnovamento poi non bisogna dimenticare poi di buttare via le cose vecchie, come si fa a Napoli ma anche in molti paesi del Sud America.

Anche i canti beneauguranti con accompagnamento musicale molto rumoroso (per scacciare gli spiriti maligni) sono molto diffusi, nel Sud Italia e in tutti i paesi del Mediterraneo.
Annamaria Persico


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