biomasse
28 agosto 2017

News

Centrali a biomasse in Sila. I Comitati dicono no ad opere inutili, inquinanti e che attraggono interessi malavitosi


Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi concreti sull’ambiente, il territorio, le attività produttive e la salute dei cittadini che, se attivata, procurerà inevitabilmente la centrale a biomasse di Parenti, si è tenuto nella serata di mercoledì 23 agosto a Bocca di Piazza un convegno promosso dai Comitati contro le centrali a biomasse in Sila, al quale hanno partecipato tantissimi cittadini.

Al convegno, moderato da Clelia Maletta, sono intervenuti Ferdinando Laghi, vicepresidente nazionale dell’Associazione scientifica Medici per l’ambiente (Isde Italia), Giuseppe D’Ippolito dell’associazione Avvocati per il diritto ambientale, Francesco Santopolo, agronomo esperto in biodiversità, Paolo Parentela, deputato del M5S membro della Commissione agricoltura della Camera dei deputati e diversi cittadini.

E’ intervenuto a titolo personale anche Carlo Tansi, il quale ha ribadito con forza la nota correlazione – che egli, al pari di quanto affermato dal commissario Mariggiò di Calabria Verde, sostiene da tempo – tra la localizzazione di numerosi incendi delle montagne calabresi ed i conseguenti tagli boschivi indiscriminati alimentati dagli appetiti e dagli interessi dei fornitori di materia prima delle centrali a biomasse in Calabria.

Su tutte, basti citare quella del Mercure, gestita da Enel all’interno del Parco nazionale del Pollino, rifornita anche da aziende prive della necessaria certificazione antimafia.

Il convegno, aperto da una relazione brillantissima ed esaustiva del dottore Laghi, si è rivelato utilissimo per far luce sulle emissioni inquinanti di queste inutili e dannose macchine da inquinamento sotto molteplici aspetti.

Non servono, perché il surplus di produzione energetica in Calabria è pari al 55%; inquinano, perché emettono nanopolveri, diossine e metalli pesanti in atmosfera che finiscono nell’ambiente circostante, nei prodotti agricoli (in questo caso soprattutto le patate) e nelle acque come fattore cancerogeno ad alto rischio.

Non abbassano i costi dell’energia, perché gli incentivi che servono per tenerle in piedi e che rappresentano l’ottanta per cento dei loro introiti li pagano i cittadini sulle loro sempre più salate bollette.

Sono pericolose perché veicolano oltre agli scontri ed alla selvaggia concorrenza, se non guerra, tra le imprese boschive anche gli interessi e la delinquenziale presenza della criminalità organizzata.

Sono favorite anche da amministrazioni comunali incapaci di difendere i loro concittadini ed i loro territori pur non creando neanche posti di lavoro per i residenti, visto che le due unità di addetti previsti saranno tecnici portati da fuori.

Morale della favola: inquinano, non servono se non agli speculatori, desertificano, attraggono gli interessi della mafia e violentano ed avvelenano territorio, acqua e cibo.

Nella manifestazione si è palesata l’inconcepibile ambiguità dell’Amministrazione comunale di Parenti, durante il cui mandato sono state decise, contraddittoriamente, sia l’adesione del Comune al programma Mab dell’Unesco di difesa della biosfera che la definizione del processo autorizzativo della velenosa (pure per la biosfera!) centrale a biomasse.

La sindaca Donatella Deposito, invitata in diversi interventi ad impegnarsi in prima persona per salvaguardare la salute dei cittadini ed il futuro del comprensorio silano, è pure intervenuta al dibattito scrollandosi di dosso ogni responsabilità politica ed amministrativa, additando al settore tecnico del Comune e degli enti intervenuti nella Conferenza dei servizi tutte le responsabilità, teorizzando, in pratica, l’inutilità del suo ruolo.

Peccato che, solo qualche settimana fa, la stessa sindaca aveva informato la cittadinanza, insieme ai proprietari dell’impianto ormai ultimato ed al venditore della tecnologia, sulla bontà di questa vergognosa centrale che sorge a due passi dallo stabilimento di acque minerali Fontenoce e dal Parco Nazionale della Sila, in un’area di rilevantissimo interesse paesaggistico e turistico e da tempo immemore dedicata alla coltivazione della patata della Sila, da diversi anni pure riconosciuta come produzione di pregio con il marchio Igp.

Proseguiremo, insieme a tutte le organizzazioni sociali, sindacali e produttive interessate, in tutte le sedi e con le modalità democratiche e tutti gli strumenti che la legge ci consente, questa battaglia di civiltà per salvaguardare la salute dei cittadini e l’economia ed il futuro di un territorio candidato dall’Unesco a diventare Patrimonio dell’Umanità.
Comitati contro le centrali a biomasse in Sila


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