Centro Covid. Centro Don Caporale: «Sì all’ex Villa Bianca». L’incontro via Skype con Wanda Ferro
“Speriamo di uscirne vivi. Lo abbiamo pensato tutti davanti al costante e pericoloso incremento dei contagi, e dei decessi, che aumentavano in maniera drammatica nella civilissima Lombardia, emblema di organizzazione e virtù in ogni settore, a partire dal sistema sanitario. Ce lo siamo chiesti tutti guardandoci negli occhi attraverso le mascherine, come in un specchio, attoniti e terrorizzati: come ne sarebbe potuta uscire la sanità in Calabria, divorata dalla corruzione e dagli sprechi, senza sufficienti posti letto in nessun reparto figuriamoci in terapia intensiva, messa in ginocchio da dieci anni di commissariamento”. E’ quanto affermano Alberto Tiriolo, Fulvio Scarpino, Massimo Maruca, Paolo Ferrise e Francesco Saverio Macrina del Centro studi Politico-Sociale “Don Francesco Caporale che discusso via skype con la deputata Wanda Ferro della Fase 2 post emergenza, ed in particolare della creazione di un centro covid all’ex Villa Bianca.
PREOCCUPAZIONE PER LA FASE 2 “La Fase 1, poteva essere l’unica fase prima del disastro – continuano ancora Tiriolo, Scarpino, Maruca, Ferrise e Macrina -. Ma, quella che i cattolici chiamano Divina Provvidenza, e i laici Buona Sorte, e sicuramente la grande professionalità e il coraggio di medici, infermieri, Oss e quanti hanno affrontato a mani nude (e il caso di dire visto la carenza di dispositivi individuali di protezione), ci permettono di declinare al futuro perfino le preoccupazioni: come affrontare la Fase 2, quella della gestione post emergenziale che significa anche ripresa delle attività sanitarie ordinarie. Infatti, assistiamo ad una riduzione verticale degli interventi chirurgici e della diagnostica urgente che inevitabilmente porterà, nei mesi a venire, alla necessità di una riprogrammazione dell’attività sanitaria di routine”.
“Questa problematica va affrontata tenendo conto di due differenti fattori: da un lato i danni, spesso irreparabili, che si stanno accumulando; secondo, il carico di lavoro che dovrà essere affrontato nel tentativo di recuperare – continua la nota -. Se il peggio sembra essere messo alle spalle, e non certo grazie all’organizzazione sanitaria regionale che malgrado il mese di ritardo dai primi focolai ancora non riesce a trovare il giusto team organizzativo, la cosiddetta “Fase 2” rappresenta un momento talmente delicato da poter essere definito pericoloso: la paura ci ha fatto rimanere a casa grazie alle misure restrittive rispetto agli spostamenti e all’isolamento sociale, ci proteggerà ancora quanto torneremo liberi di assumere atteggiamenti irresponsabili capaci di aumentare il potenziale contagio? Davanti a questa situazione, riteniamo che oggi, più che mai abbiamo serva un team di professionisti e scienziati a livello regionale che sia in grado di compenetrare le esigenze della società, delle aziende e della salute. In poche parole: persone capaci, che vadano a ricoprire ruolo di responsabilità per preservare e rilanciare la sanità pubblica, senza sacrificare la competenza alla lottizzazione politica, o agli interessi di parte”.
PRONTI AD AFFRONTARE LA NUOVA EMERGENZA “Le vicende apicali delle RSA di Chiaravalle e di Torano hanno rappresentato in maniera plastica quella che può essere la capacità organizzativa del sistema sanitario che arriva ad occuparsi della fascia più debole della società con colpevole ritardo, come nel caso della Domus Aurea, o eccessivamente ‘curata’ e attenta come è successo a Torano, quasi al limite dell’illegittimità – scrivono Tiriolo, Scarpino, Maruca, Ferrise e Macrina -. Entrambi i casi denotano che in clima di crisi la struttura regionale risponde solo alle convenienze e non alle reali esigenze. Noi non possiamo affrontare una Fase 2 senza una programmazione e una azione incisiva che metta davanti a tutto la salute e gli interessi dei calabresi. Del resto, il dibattito aperto sulla realizzazione del Centro Covid regionale – oltre che necessario, fondamentale – dimostra che le nostre preoccupazioni sono più che fondate. Non si può prescindere dalla realizzazione di un centro specializzato che ci consenta di fronteggiare il ritorno di questa o l’arrivo di altre epidemie. E’ proprio di oggi la notizia di un dossier riservato consegnato ai vertici di Forza Italia che rivela l’attesa di una seconda ondata del contagio da Covid 19 nell’inverno 2021 che avrebbe conseguente devastanti per il Sud. Non possiamo essere colti impreparati, abbiamo tutto il tempo per scongiurare il disastro”.
SI’ AL CENTRO COVID ALL’EX VILLA BIANCA “Abbiamo a disposizione, già pronto, un edificio che si presta a diventare un centro ospedaliero – quello che l’on. Ferro, tra i primi parlamentari e politici a suggerire la destinario, ha definito un ‘piccolo Spallanzani’ – destinato unicamente alla diagnosi e alla cura delle malattie infettive e che dopo l’emergenza potrà diventare punto di riferimento per la ricerca e l’innovazione scientifica, diventando anche attrattore di risorse e fondi europei. L’ex sede del Policlinico universitario, a Mater Domini, potrebbe essere destinato in maniera ottimale a questo utilizzo: ogni osservazione sui tempi di intervento per l’adeguamento degli spazzi e sulla infattibilità dei lavori ha il sapore amaro della pretestuosità – si legge ancora nella nota del Centro studi Don Francesco Caporale -. Autorevoli docenti e medici dell’Università Magna Graecia hanno avuto modo di suggerire anche che la struttura potrebbe rapidamente diventare il primo IRCCS calabrese e attrarre finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo rappresentando il primo embrione di collaborazione tra Ospedale Pugliese e Università e diventando un riferimento per l’intero meridione”.
PERCHE’ ZUCCATELLI DICE NO? “Invece, il commissario dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e ospedaliero-universitaria “Mater Domini”, nonché dell’Asp di Cosenza, Zuccatelli, ritiene che l’idea di realizzare all’ex Villa Bianca il Centro Covid non è appropriata, e non ci sarebbero i tempi. Perché? Come si pretende di utilizzare l’edificio C della struttura di Germaneto che vede ai primi tre piani, i laboratori di ricerche, le aule didattiche e la mensa degli studenti con un flusso giornaliero di centinaia di giovani che, quindi, vedrebbero interdetto l’accesso libero? O addirittura dovrebbero a fare percorsi comuni ai pazienti contagiati col rischio di una bomba epidemica? Il dubbio che questo dietro scellerato diniego si celino altre motivazioni, non tanto nobili, come l’obiettivo di trasferire altrove il Centro Covid sorge spontaneo. E magari a Cosenza, visto che tra qualche tempo la direzione dell’Asp del capoluogo bruzio sarà l’unico incarico che resterà in capo a Zuccatelli. Il sindaco di Reggio, Falcomatà, ha già dato la propria disponibilità ad ospitare il Centro covid. E Catanzaro che fa? Si spara con il bazooca dove non batte il sole, offre su un piatto d’argento il futuro della facoltà di medicina e delle scuole di specializzazione nel nome di non sappiamo quali interessi. Se la politica cammina verso il baratro con la benda sugli occhi – concludono Tiriolo, Scarpino, Maruca, Ferrise e Macrina -, noi che siamo espressione di quella società civile che ha a cuore il futuro della nostra regione e dei nostri figli, gridiamo con rabbia allo scandalo e invochiamo alla mobilitazione quanto più partecipata possibile, si parla di vita o di morte, e non solo della nostra università”.
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