Don Ennio Stamile e Mario Oliverio
20 gennaio 2018
Don Ennio Stamile e Mario Oliverio

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Cetraro e l’Alto Tirreno cosentino hanno ribadito il loro forte «No» alla ‘ndrangheta. Oliverio: «La Calabria non rinuncia al suo futuro»


Nel corso di una partecipata manifestazione pubblica svoltasi questa mattina sul lungomare di Cetraro, promossa dalla locale amministrazione comunale all’indomani del vile atto intimidatorio rivolto nei confronti di don Ennio Stamile, parroco di Cetraro e coordinatore regionale di «Libera», l’intero territorio dell’Alto Tirreno cosentino ha ribadito il suo forte No alla ‘ndrangheta e a qualsiasi forma di violenza ed illegalità.

L’iniziativa, che ha visto un’ampia partecipazione di giovani, studenti, istituzioni, rappresentanti della politica e del sindacato, del mondo della Chiesa, dell’associazionismo e del volontariato, è stata conclusa dal presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, rientrato appositamente da Roma per esprimere la sua posizione personale e quella dell’attuale governo regionale ad ogni forma di illegalità e di violenza.

«Il vile atto intimidatorio compiuto nei giorni scorsi nei confronti di don Ennio Stamile», ha detto il presidente della Regione nel corso del suo appassionato intervento «è un atto che colpisce non solo una persona e ciò che essa rappresenta, ma la città di Cetraro e l’intera Calabria. Coloro che hanno tentato di intimidire don Ennio Stamile, una personalità impegnata da anni per liberare la nostra regione da una piovra che ha soffocato a lungo le sue potenzialità, sono dei vigliacchi, nemici giurati della Calabria e del nostro futuro poiché, attraverso atti come questi, scoraggiano ogni fatto positivo che in questa terra tenta di dispiegarsi e affermarsi».

«Io sono qui, questa mattina», ha aggiunto Oliverio «per testimoniare a don Ennio che non è solo e che la Calabria positiva, che vuole crescere e costruire il suo futuro e, soprattutto, quello dei propri giovani e delle proprie ragazze, è in trincea, sulla frontiera, nella lotta contro questi criminali che tanto male hanno fatto e continuano a fare alla nostra terra.

«Quella odierna, quindi, è una giornata molto importante perché, insieme ai sindaci, alle loro comunità e a migliaia di ragazzi e ragazze, siamo venuti qui per dire basta, ma soprattutto per chiedere allo Stato che bisogna fare di più, andando oltre ciò che già si sta facendo. Ben sapendo, però, che solo l’azione dello Stato non basta. Il migliore antidoto per combattere la criminalità e l’illegalità è, infatti, la crescita della coscienza democratica e civile delle nostre comunità e dei nostri concittadini.

«Alla straordinaria azione della magistratura e delle forze dell’ordine, che io ringrazio a nome di tutti i calabresi per il loro impegno quotidiano e costante, è necessario che si accompagni la crescita della coscienza civile e l’intervento attivo delle comunità.

«Non possiamo più volgere lo sguardo dall’altra parte, facendo finta di nulla. Quando si verificano fatti e situazioni come quelli in cui è stato coinvolto don Ennio, bisogna stare in campo, avere il coraggio di denunciare, di agire, di non sentirsi soli, perché troppo spesso, in passato, molti di noi hanno girato la testa dall’altra parte, preparando il terreno perché questi mascalzoni agissero indisturbati, impuniti.

«Solo se cresce l’agire civile e si afferma una coscienza collettiva possiamo sconfiggere i veri nemici della nostra terra, liberandola e facendola crescere. Per fortuna, iniziative come questa dimostrano che, soprattutto nei giovani, qualcosa sta finalmente cambiando».

«Oggi», ha concluso il presidente della Giunta regionale «tutta la Calabria è qui per confermare la sua vicinanza a don Ennio e alla comunità di Cetraro e per dire con forza che non rinuncia al suo futuro, con la chiara consapevolezza che il suo futuro e il suo riscatto passano attraverso la sconfitta della criminalità e l’affermazione della legalità e dei valori più alti che appartengono alla nostra gente e alla nostra storia».


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