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20 febbraio 2016

News

Cgil: «La ripresa appena cominciata è già finita»


«L’economia nazionale frena e imbocca la strada della stagnazione. I timidi segnali di ripresa si sono già esauriti. Il governo è così costretto a rivedere i conti pubblici e le stesse misure in legge di Stabilità». Questo il commento della Cgil, che a proposito di quanto analizzato nel terzo numero dell’Almanacco dell’economia, osserva: «si può dire che la ripresa appena cominciata è già finita».

L’indice di ripresa della domanda effettiva (IRiDE), l’indicatore economico elaborato dalla Cgil, che segnala in quale direzione va il Paese, già nella precedente elaborazione aveva predetto un brusco rallentamento dell’economia italiana, confermato poi dagli ultimi dati Istat sulla crescita. Il semaforo, rappresentato dagli occhi della civetta simbolo dell’Almanacco, era giallo: la predizione dell’indicatore era corretta.

Dall’elaborazione dei dati macroeconomici, realizzata dalla Cgil sui conti trimestrali dell’Istat, si sottolinea la forbice fra la crescita effettiva del Pil nel 2015 (0,6%) e quella prevista dal ministero dell’Economia (0,9%). Forbice che rischia di allargarsi ulteriormente nel 2016 viste le stime al ribasso per il Pil italiano diffuse oggi dall’Ocse, -0,6% rispetto alla crescita stimata dal Mef (1,6%). Un errore di previsione quello del governo che preoccupa il sindacato di Corso d’Italia, poiché preannuncia la possibilità di una manovra correttiva già in primavera: «le ultime due leggi di Stabilità sono state elaborate sulla base di previsioni di crescita superiori dello 0,3%. Decimali assolutamente non trascurabili».

Inoltre, dal «cruscotto» dei principali indicatori macroeconomici nazionali si evince un peggioramento, a fine anno, dei dati relativi al mercato del lavoro, nonostante l’avvicinarsi del termine per utilizzare gli sgravi contributivi legati al Jobs Act. La produzione industriale registra una flessione mensile pari a -0,7%, il fatturato dei prodotti industriali -1,1%. Nel 2015 le forze di lavoro contano un saldo dei nuovi lavoratori a tempo indeterminato di appena 80 mila persone, in media annua, a fronte di 7,5 miliardi di risorse disponibili (tra decontribuzione per nuove assunzioni e riduzione Irap sul costo del lavoro). Il tasso di disoccupazione giovanile resta 18 punti sopra il livello pre-crisi.

Per la Cgil, l’essersi affidati alle sole variabili esogene e alle esportazioni ha «dapprima sollevato l’economia nazionale, anche se a ritmo largamente inferiore agli altri paesi industrializzati, per poi riportarla subito in basso. Scommettere sul mercato, senza politica industriale e nuovi investimenti pubblici non ha portato gli investimenti sperati».

Per questo il sindacato guidato da Susanna Camusso, sostiene da tempo la necessità di cambiare politica economica per uscire dalla crisi, in Italia e in Europa e, come propone nel suo Piano del Lavoro, «di prevedere un nuovo intervento pubblico in economia per redistribuire, investire, innovare e creare».


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