Figlia di un professore di matematica che vota Labour, dopo una breve carriera come contabile e un passato nelle file dei Lib Dem, Truss è entrata in Parlamento nel 2010 e da quel momento ha iniziato a scalare le gerarchie del partito. Sostenitrice del ‘remain’ al fatidico referendum sull’uscita dall’Ue del 2016, come fa notare il Guardian, ha compensato gli ‘errori’ di gioventù diventando in breve tempo una ‘Brexiter’ intransigente, facendo leva sulla sua lealtà a Johnson e sul paragone con l’Iron Lady, di cui spesso copia l’iconica camicetta con il fiocco.
Negli ultimi mesi ha saputo sfruttare la guerra in Ucraina per ergersi a nuova Thatcher grazie a una dura retorica anti-Putin. Miele per la stampa Tory e per gli anziani della classe media che rappresentano la fetta più grande degli iscritti al partito. Secondo il Times, dichiarerà inoltre la Cina una ”minaccia nazionale acuta” al pari della Russia. Si è poi resa protagonista di una polemica a distanza con Macron, che ha previsto “problemi seri” fra Francia e Gran Bretagna, dal momento che la ministra non ha risposto a chi le chiedeva se considerasse il presidente francese amico o nemico degli inglesi.
Tra i primi problemi che dovrà affrontare, quello dell’aumento del costo della vita, che in Gran Bretagna – come in molti altri Paesi europei – sta toccando livelli record. Truss ha lanciato la sua campagna con la promessa di vasti tagli alle tasse, escludendo di recente il razionamento energetico.