Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana
23 giugno 2018
Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana

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Ciafani, Bray, Tansi, Dalla Chiesa, Ciconte, ospiti della terza giornata di Trame.8, Festival dei libri sulle mafie, in corso a Lamezia


La ‘ndrangheta che continua a farla da padrone nei crimini ambientali. La sfida di sottrarre i territori alla prepotenza delle cosche nei settori nell’urbanistica e nell’edilizia. Uno sguardo dall’altra parte dell’oceano, al narcotraffico messicano e internazionale. E ancora il ruolo della scuola e le parole della Costituzione, che continuano ad essere un riferimento imprescindibile per costruire una democrazia compiuta.

Questi alcuni dei temi al centro della terza giornata di Trame.8 Festival dei libri sulle mafie, in corso a Lamezia Terme fino a domani.

«L’illegalità sulle coste calabresi continua con grande virulenza», ha dichiarato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, commentando i dati del Rapporto Mare Monstrum presentato ieri a Roma e che vede la Calabria al secondo posto in Italia con 478 reati sul mattone selvaggio.

«Vediamo rappresentanti politici nazionali che vengono qui e non parlano di ‘ndrangheta; eppure la ‘ndrangheta continua a farla da padrone anche nell’illegalità ambientale».

L’applicazione della legge sugli ecoreati entrata in vigore nel 2015 ha avuto importanti ricadute che verranno rese pubbliche il prossimo 9 luglio durante la presentazione del Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente: «Posso solo anticipare che la pacchia è finita. Il lavoro delle forze dell’ordine è complesso, ma i risultati stanno arrivando», ha affermato Ciafani.

«La Costituzione va applicata, piuttosto che cambiata, perché c’è moltissimo ancora da attuare». Lo ha detto Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, alla gremita piazza di Trame Festival dove è intervenuto per presentare in anteprima nazionale il progetto Le parole della Costituzione, nell’ambito del percorso Ti Leggo promosso da Treccani Cultura, frutto della selezione di 40 voci che puntano l’attenzione sul valore delle parole e l’importanza del lessico utilizzato.

Tra le novemilatrecento parole che compongono la Carta fondamentale della Repubblica Italiana, molte di queste ancora non trovano applicazione nei fatti. In particolare, sulla parola cultura per l’ex ministro: «C’è bisogno di dare opportunità di lavoro a quanti operano nella cultura, settore che deve essere messo al centro delle scelte e delle priorità politiche».

«In Calabria ci sono più di 140 mila manufatti illegali, un calabrese su 4 vive in una casa abusiva, ci sono comuni con oltre il 90 per cento di case abusive. Questo il quadro di degrado e pericolo dovuto alla troppa reticenza, i condoni facili, la logica del favore all’amico: un sistema che permette di condonare di tutto, perfino una casa costruita sul letto di un fiume».

Così Carlo Tansi capo della Protezione civile Calabria, intervenendo alla presentazione del libro di Daniela De Leo dal titolo Le Città dei Diavoli (Laterza).

Ha ribadito il ruolo decisivo della scuola nella promozione della legalità il sociologo Nando Dalla Chiesa per il quale «non si può delegare al magistrato o all’ospite prestigioso la funzione educativa alla legalità che deve appartenere a tutti, anzitutto agli insegnanti. Insegnare è consegnare: quando hai vissuto tanto, hai visto tante cose hai il dovere di lasciarle in eredità a qualcuno».

Nel corso della presentazione del suo libro Per fortuna faccio il Prof. (Bompiani), dialogando insieme allo storico John Dickie, Dalla Chiesa ha ribadito l’importanza di studiare le mafie, perché: «Chi fa le leggi in Italia spesso non sa nulla di mafia, nemmeno molti magistrati che devono giudicare i reati mafiosi hanno mai studiato il fenomeno» ha spiegato il sociologo.

La vicenda criminale di Felice Maniero e le dinamiche di una mafia nata in una terra considerata «non mafiosa» come il Veneto al centro del libro della giovane Arianna Zottarel, vincitrice del concorso «I quaderni di Trame» promosso dalla Fondazione in collaborazione con Melampo Editore, e presentato per la prima volta sul palco di Trame.8 insieme a Nando Dalla Chiesa e all’editore Lillo Garisi.

Servizi segreti nazionali e internazionali, forze criminali eversive, massoneria sono stati, per la giornalista Stefania Limiti, i poteri occulti che hanno condizionato la storia dell’Italia a partire dalla nascita della Repubblica. Da Portella della Ginestra a Capaci, passando per il caso Moro e gli anni delle grandi stragi, per la Limiti «nella storia dell’Italia, ogni qualvolta si era sul punto di avviare dei processi di cambiamento del Paese in senso progressista, i poteri invisibili hanno impedito qualsiasi svolta per salvaguardare gli interessi atlantici».

La storia di un massacro, quello della lotta al brigantaggio raccontata da Enzo Ciconte ne La grande mattanza. Storia della guerra al brigantaggio, fenomeno che troppo spesso viene confuso erroneamente con una mafia allo stato embrionale: «I briganti volevano cambiare l’assetto della società, per questo erano pericolosi. La mafia invece difendeva i privilegi dei signori: voleva solo partecipare al banchetto. Per questo non è stata eliminata sul nascere».

Presentato a conclusione della terza giornata di Trame.8 in anteprima nazionale, nel corso di un incontro moderato dalla giornalista Manuela Iatì, La terra degli alberi caduti, il video inchiesta del giornalista Claudio Cordova.

«Un vero e proprio viaggio negli inferi di un Messico che», spiega il cronista reggino, il quale ha attraversato per diversi mesi le strade del paese centroamericano «non è quello raccontato dalla propaganda governativa, all’insegna di belle spiagge e divertimento. È un Paese dove i cosiddetti “cartelli della droga” la fanno da padrone ai più alti livelli della politica e delle istituzioni, dove il tasso di corruzione delle Forze dell’Ordine arriva al 90%, dove arrivano a non fare più notizia i giornalisti uccisi per aver indagato su narcotraffico e corruzione».

Il documentario, curato dai registi Antonio Morelli e Gabriel Dombek, è una produzione dell’Università messicana Alta Escuela para la Justicia.


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