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20 maggio 2024

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CIRCOLO AGORA': 22 maggio incontro sul tema «I Carafa e la Santa Inquisizione»


Il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, ha organizzato un incontro sul tema “I Carafa e la Santa Inquisizione”. La manifestazione, organizzata dal sodalizio culturale, ha il merito di analizzare ed accendere i riflettori su vari aspetti del periodo storico in argomento. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha registrato le presenze della ricercatrice toscana Elena Pierotti e di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Il primo argomento della nuova conversazione, sarà affrontato dalla gradita ospite Elena Pierotti, su “Gian Pietro Carafa il “Papa nero”. Elena Pierotti, laureata in storia presso l’Università di Pisa, collabora con diverse riviste specializzate, ed è autrice di alcune pubblicazioni scientifiche.

Le origini della famiglia Carafa, secondo alcuni, si fanno risalire ai Caracciolo soprannominati “Carafa”, e in particolare a tale Gregorio Caracciolo, patrizio napoletano, i cui discendenti si chiamarono Caracciolo Carafa e poi solo Carafa. I Carafa furono feudatari dai tempi di re Carlo I d’Angiò e furono ammessi all’Ordine Gerosolimitano di Malta nel 1394, del quale divenne Gran Maestro dal 1680 al 1690 frate Gregorio Carafa dei principi di Roccella. I Carafa raggiunsero i più alti gradi ecclesiastici nella Chiesa Romana con quindici cardinali e un Papa, Giovan Pietro Carafa eletto papa all’età di 79 anni il 23 maggio 1555 con il nome di Paolo IV. Giovan Pietro Carafa, durante l’arco di tempo del suo pontificato, durato 4 anni e 87 giorni, utilizzò l’istituto del Sant’Uffizio come strumento di ricatto e selezione della classe dirigente ecclesiastica. Avviando indagini e raccogliendo documentatissimi dossiers ai danni di prelati, vescovi e cardinali, anche solo lontanamente sospettati di professare dottrine eretiche, l’Inquisizione romana riuscì a bloccare l’ascesa di tutti coloro che si opponevano alla sua linea intransigente. Il secondo intervento, quello di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), tratterà il tema “Eresie ed altre storie nella Calabria del cinquecento”. Si tratta dello sviluppo di una serie di indagini archivistiche, a seguito dei risultati scaturiti nel corso di un progetto, al quale aveva partecipato Gianni Aiello, finalizzato ad una indagine storica, dottrinale e sociologica delle comunità religiose non cattoliche della Città di Reggio Calabria. Nel corso del suo intervento, Gianni Aiello, presenterà alcuni dati, scaturiti da pazienti ed articolate ricerche, relativi all’analisi e la consultazione di diversi testi e documenti archivistici. Si argomenterà sulla dissidenza religiosa sul territorio durante il periodo della Riforma protestante, dell’emigrazione di molti reggini che si rifugiarono a Ginevra per sfuggire alle dure repressioni di quel periodo storico.

Nella pubblicazione “Storia di Reggio Calabria da’ tempi primitivi sino all’anno di Cristo 1797” di Domenico Spanò Bolani, vengono narrate le vicende a riguardo l’eresia luterana che ebbe a riguardare sia alcuni familiari dell’Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria Agostino Gonzaga, sia gli attriti tra due nobili famiglie cittadine, quelle dei Monsolino. Nel periodo della dissidenza religiosa nel territorio reggino durante il periodo della Riforma protestante: sessanta reggini, dopo che undici di essi furono condannati al rogo, si rifugiarono, nel 1565 a Ginevra per sfuggire alle persecuzioni. A causa di questi dissidi giunse sul territorio Pietro Antonio Pansa, definito dallo Spanò Bolani “uomo d’inflessibile austerità: “il quale esaminando a tortura molti infelici, con questo atroce argomento di quel secolo molti convinse di eresia, e molti condannò a perder la vita sul rogo. Tra questi sciagurati furono quattro cittadini di Reggio, ed undici di San Lorenzo; di questi undici sette eran frati Cappuccini”. L’Inquisizione cattolica diretta da Michele Ghisleri si mise in moto inviando in Calabria i suoi rappresentanti per debellare la setta e costringere all’abiura gli eretici. Le disposizioni alle quali si dovevano sottoporre i valdesi erano durissime. Il Sant’Uffizio vietò loro di riunirsi in più di sei persone; non potevano parlare la loro lingua, l’occitano, ma utilizzare quella parlata localmente; dovevano ascoltare la messa ogni mattina; i bambini dai cinque anni in poi dovevano essere istruiti nella dottrina cattolica; furono obbligati alle pratiche della confessione e della comunione e all’ascolto delle prediche; era fatto divieto di intrattenere rapporti epistolari senza l’autorizzazione dell’Inquisizione; erano vietati i viaggi in Piemonte e a Ginevra e i loro eventuali figli là residenti erano tenuti a rientrare in Calabria, abiurando se eretici; fu imposto di non sposarsi tra di loro; dovettero demolire e non più ricostruire le case che avevano ospitato i predicatori; gli eretici pentiti dovevano indossare un abito giallo. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 22 maggio.

 


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