Il dibattito pubblico relativo la futura linea AV SA-RC ha chiarito che non si prospettano cantieri imminenti in Calabria. Del resto fu chiaro sin dal primo webinar alla presenza dell’Amministratore Delegato di RFI che, rientrando nella pianificazione PNRR solo la tratta Battipaglia-Romagnano (Campania), tempistiche e modalità di finanziamento di tutto quanto posto oltre il prospettato tracciato, sarebbero state rimandate ben oltre la data ultima di esecuzione del PNRR.
Forse un’affrettata campagna comunicativa, forse non aver ponderato bene le tempistiche di esecuzione dell’infrastruttura (alludo a tutta l’opera e non già ad un piccolo segmento), con ogni probabilità sono state offerte troppe aspettative senza la giusta ponderazione temporale di realizzazione dell’opera. Ma tant’è.
Non a caso, in tempi non sospetti, avviai una riflessione sulla necessità di velocizzare l’attuale linea jonica a fronte di investimenti molto contenuti https://www.magnagraecia.eu/2022/01/21/velocizzazione-avr-battipaglia-metaponto-jonio-si-faccia-chiarezza/
Oggi è assodato che tutto quanto riguarderà la AV, per la Calabria, è argomento da rimandare oltre il 2029. E tale pianificazione temporale riguarderà l’apertura dei cantieri relativi alla dorsale tirrenica. Diventa quindi preponderante, nell’attesa che la futuribile linea veloce arrivi a Tarsia (non è ancora chiaro se da Praia o da Lagonegro), pensare a interventi che nell’immediato futuro possano permettere all’area dell’Arco Jonico di immaginare un domani.
Abbiamo la certezza, però, che entro il 2026 la velocizzazione AVR (alta velocità di rete fino a 200km/h) raggiungerà lo Jonio sulla sponda lucana. Dovrebbe essere un imperativo, quindi, per la politica nostrana, cercare sistemi che facilitino il percorso da e per Sibari-Metaponto.
La riconnessione verso Metaponto di quanto posto a sud e fino a Crotone aquisisce maggior valenza atteso che l’ambito lucano, a progetto ultimato e con velocizzazione della bretella Tito-Auletta, disterà da Roma poco più di 3h. Viepiù, la predisposizione dei deviatoi verso l’interno nei pressi di Corigliano-Rossano e Scanzano Jonico, con immissione diretta sulle linee per Paola e Potenza, velocizzerebbero il percorso dal Capoluogo pitagorico verso la Capitale.
Dal dibattito pubblico è altresì emerso che sarebbe molto più proficuo pensare alla nuova linea solo in funzione del transito passeggeri e non già in ottica alta capacità (trasporto merci). D’altronde le merci potrebbero continuare a viaggiare sulle attuali direttrici tirreniche e joniche (nel segmento Paola-Sibari-Bari), già ottimizzate al trasporto di cui sopra.
Tale opzione consentirebbe un risparmio notevole sui costi di costruzione dell’opera (25milioni circa a km a fronte dei 60 previsti per una linea AV-AC).
Quanto risparmiato consentirebbe di mettere seriamente mano ad un sostanziale cambio del paradigma per la linea ferrata posta a sud di Sibari, dove si potrebbero immaginare una serie di opere funzionali atte a migliorarne la fruibilità. Dalla predispozione di uno scalo merci per il trasporto dei prodotti agricoli ad una nuova stazione per Corigliano-Rossano in posizione baricenteica e funzionale alle esigenze del previsto centro direzionale della città. Dal collegamento dei due porti alla linea ferrata ad un tracciato alternativo della linea dalla vecchia stazione di Isola di C.Rizzuto verso lo scalo Pitagora. Ed, ancora, una nuova fermata per servire la nota località turistica de Le Castella.
Nella pianificazione del prossimo Por ’21-’27, 32 miliardi raggiungeranno il sud Italia. Una cifra mai vista prima e che sarà assegnata seguendo le medesime prerogative dei fondi di Recovery. Le prelazioni, quindi, dovrebbero prediligere i territori rimasti indietro rispetto al Sistema Italia e, come dichiarato dal Ministro alle infrastrutture, particolare riguardo dovrà essere riservato alle opere ferroviarie.
Non abbiamo più scuse, quindi. Bisogna muoversi ed alla svelta. Le Amministrazioni joniche dovranno pungolare RFI affinché si lavori sui progetti per essere al passo con i tempi. Solo così il Mezzogiorno e, soprattutto, l’Arco Jonico potranno uscire dall’atavico ritardo accumulato negli anni per aprirsi all’Europa.
Domenico Mazza
Comitato Magna Graecia