Il presidio ospedaliero di Soveria Mannelli
28 maggio 2018
Il presidio ospedaliero di Soveria Mannelli

News Lamezia e lametino

Comitato Pro Ospedale del Reventino: una storia della “ordinaria follia” del Pronto Soccorso


Sono circa le due del pomeriggio di sabato, F.M., una ottantenne di Conflenti a seguito di una caduta che gli ha provocato contusioni, ma soprattutto dolori lancinanti al braccio e alla spalla viene portata al nuovo Pronto Soccorso di Soveria. La signora è dolente, ogni minimo movimento, anche una banale curva sulla strada gli causa spasmi insopportabili. La strada da fare non è lunga, si arriva sul posto e qui inizia il film: Storie di ordinaria follia. L’entrata alla camera calda da un senso di modernità, poi si va in triage e infine dal medico, l’unico in un sabato pomeriggio affollato.

I 4 posti del pronto soccorso sono tutti pieni e nell’Obi stazionano due pazienti, in tutto sei, più tre in attesa 9. E continuano ad arrivarne. Tutti questi curati dal solo medico di turno, due infermiere e un Oss, poi l’unico medico di turno della medicina, Carnovale, è sotto per consulenze. Intanto F.M. viene visitata con tutto l’impegno e il garbo che contraddistingue la dottoressa Silvestre, così come le infermiere che l’assistono.

Il dolore e la situazione impongono una Tac che alla fine non verrà fatta poiché la paziente non collabora e sedarla sarebbe rischioso. Ulteriori analisi del sangue non possono essere fatte: il laboratorio è chiuso da venerdì pomeriggio a domenica. Un solo strumento fast consente al PS di fare un emocromo, il resto è impossibile poiché altri strumenti in uso al PS sono in avaria.

C’è una panda dell’Asp che però porta i prelievi a Lamezia, un momento; porta quelli del primo arrivato, se la panda è partita da un minuto e arriva il secondo, per fargli le analisi deve aspettare A) che la panda arrivi a Lamezia B) che consegni le provette al laboratorio C) che ritorni a Soveria e posto che alla guida c’è Nuvolari tempo alle mani ci vorrà un’ora e venti, se va bene. Intanto il paziente sarà in aspettativa anche se ha un infarto. Intanto si registra che F.M. non ha l’ausilio degli esami ematici.

La Panda non c’è! Si fa una lastra, in telemedicina l’ortopedico da Lamezia formula il responso: frattura scomposta del testa-collo dell’omero. Il braccio va immobilizzato e nel pronto soccorso non è previsto che ci sia l’ortopedico, né le infermiere sanno come immobilizzare l’arto nel modo più consono, servirebbe un infermiere con esperienza in sala gessi e non c’è. Visto che i parenti di F.M. conoscono un infermiere che lavora in sala gessi, ma che, ovviamente non è in servizio, lo chiamano.

Lui si rende subito disponibile, è in campagna a curare la proprietà, arriva dopo un quarto d’ora, nemmeno fosse in reperibilità. Composto, garbato e professionale fascia il braccio alla povera ottantenne, il tutore momentaneo fino a martedì farà il suo lavoro. Fino a martedì perché quello è l’unico giorno che qui c’è l’ortopedico, F.M. dovrà attendere tre giorni.

Intanto l’ortopedico di turno a Lamezia riteneva inutile l’invio allo Spok lametino della paziente, in quanto a suo giudizio inoperabile vista l’età. Per capire meglio, uno dei parenti che conosce uno degli ortopedici di Lamezia, decide di chiamarlo per un consiglio, e lui nonostante fosse sabato si mette a disposizione nel comprendere l’accaduto e dare una sua consulenza sulla base della narrativa telefonica, anzi gli chiediamo se volesse interloquire con la dottoressa del Pronto Soccorso e la cosa si fa.

Martedì, ci sarà combinazione proprio lui a fare le visite e per il momento ci dice che va bene l’immobilizzazione dell’arto, poi martedì si vedrà il da fare. Intanto nel pronto soccorso i pazienti affollano i letti e i parenti la sala d’attesa. Si spera solo che alla bisogna aguzzino l’ingegno e magari conoscano qualcuno, perché da come in questa storia, la grande professionalità e umanità della dottoressa Silvestre e dei suoi collaboratori finisce dove le regole Commissariali e dell’Asp iniziano. Qui in montagna spesso è come essere sul Carso, se non in piena guerra, quasi.
Comitato Pro Ospedale del Reventino


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