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18 febbraio 2016

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Confcommercio: «Cresciute del 248%, negli ultimi venti anni, le tasse locali»


L’eliminazione della tassazione sulla prima casa ha sì interrotto l’aumento del livello delle imposte locali che imperversava da quindici anni, ma ciò non toglie che la pressione fiscale riconducibile alle Amministrazioni locali resti al massimo storico. E’ una realtà facilmente verificabile grazie ai dati della ricerca «La legge di stabilitá 2016 e le prospettive della tassazione locale in Italia», realizzata dal Cer in collaborazione con Confcommercio e presentata nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma presso la sede nazionale della Confederazione.

Ebbene, negli ultimi venti anni (1995-2015) le tasse locali sono passate da 30 a 103 miliardi di euro (+248%), mentre nello stesso periodo di tempo le tasse centrali sono cresciute del 72%, passando da 228 miliardi a 393 miliardi. Di più: se nel 1998 meno del 9% dell’imposizione diretta era riconducibile alle Amministrazioni locali, a fine 2014 tale quota è salita al 15%.

Entrando nel particolare dell’analisi, si scopre che dal 2011 al 2015 le imposte sugli immobili sono cresciute del 143%, passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro (ma nel 2016 ci sarà un calo del 19% su 2015 grazie alla riduzione sulla prima casa) e che la tassa sui rifiuti è cresciuta del 50%. Nell’anno in corso, infine, le imposte sugli immobili e sui rifiuti cresceranno complessivamente dell’80% rispetto al 2011, passando da 15,4 miliardi a 27,8 miliardi di euro.

Notevoli anche le differenze territoriali: un contribuente romano con imponibile Irap e Irpef pari a 50 mila euro paga oltre 2 mila euro l’anno in più di un «collega» trentino, mille euro in più di un milanese e 1.550 in più di un fiorentino.

Quanto alle prospettive, nel 2016-17 la tassazione locale dovrebbe scendere al 5,5% del Pil, sempre grazie alla decisione governativa di eliminare l’imposizione sulla prima casa. Il peso delle imposte dirette locali resterebbe invece fermo al suo livello massimo (2,2% del Pil) per tutto il 2016, per scendere di due decimi solo nel 2017. Per quanto concerne infine la spesa pubblica, il responsabile dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha sottolineato che «sarebbo scorretto negare che non si sia fatto nulla negli ultimi tempi, ma una vera e propria riduzione non c’è ancora».


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