Antonio Scalzo
21 febbraio 2019
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Consiglio regionale: Scalzo, Sergi e Neri passano con il centrodestra. Il documento integrale dei Moderati per la Calabria


I consiglieri regionali Franco Sergio, Giuseppe Neri e Antonio Scalzo passano ufficialmente con il centrodestra, aderendo al movimento di Raffaele Fitto. Il passaggio dei tre, eletti nelle liste in appoggio di Oliverio (rispettivamente Oliverio Presidente, Democratici Progressisti e Pd), è stato preceduto qualche mese fa dalla formazione del gruppo Moderati per la Calabria, considerato da molti il preannuncio del cambio di sponda.
Qui il documento integrale sottoscritto dai tre consiglieri regionali:
«Il progetto dei Moderati per la Calabria va avanti e continua ad estendersi. È sempre più consistente il numero di cittadini, rappresentanti del mondo politico, esponenti della società civile ed amministratori che, riconoscendosi nei valori dei Moderati, aderisce a quest’area che pone al centro la Calabria ed i calabresi. L’obiettivo è allargare la platea di quanti sposano il progetto dei Moderati, nella consapevolezza che la nostra regione ha assoluto bisogno di un cambio di passo per arrivare al mutamento indispensabile, per affrontare i problemi atavici e le emergenze irrisolte dei nostri territori. Ciò che serve alla Calabria è un positivo shock che, facendola uscire dal pantano di una crisi sociale ed economica della quale non si intravede la fine, attivi le leve dello sviluppo vero e della crescita sostenibile. A cominciare dal tema fondamentale del lavoro e delle politiche sociali, che noi Moderati consideriamo strumenti essenziali per porre fine alla condizione di bisogno, arretratezza e sottosviluppo che ha fatto proliferare la criminalità organizzata, soggiogando da sempre le nostre comunità.
Un proficuo utilizzo dei fondi europei per valorizzare le vocazioni e le risorse che la nostra terra esprime: cultura, agricoltura, turismo; rappresentano asset su cui fondare progetti di crescita nell’ottica di un apporto burocratico-amministrativo più snello, efficiente, che consenta di realizzare idee imprenditoriali coniugando innovazione e cooperazione; per rendere il sistema Italia più internazionalizzato e capace di competere in mercati sempre più globalizzati.
L’analisi fatta nel corso dell’ultima Settimana Sociale dei cattolici italiani: «Il problema capitale della società italiana è la qualità e la dignità del lavoro. L’urgenza che noi abbiamo è soprattutto quella di un lavoro carico di significato, perché orientato non solo all’aspetto economico ma anche a quello personale e sociale», riteniamo sia cruciale anche e soprattutto al Sud ed in Calabria. La facciamo nostra e la prendiamo a paradigma del nostro agire civico, sociale istituzionale e politico.
La Calabria che vogliamo è una terra di accoglienza e solidarietà, nella quale un ruolo fondamentale deve essere svolto dalle formazioni sociali, come la Chiesa e il Terzo Settore, che fino a oggi sono state decisive per la tenuta del sistema regionale, contribuendo a mantenere coeso il tessuto delle relazioni tra i cittadini e le istituzioni, nelle fasi più difficili della storia calabrese. Per questo, in un’epoca in cui i corpi sociali intermedi devono rispondere alla necessità di adeguarsi ai processi di cambiamento in atto, noi siamo convinti che occorra ripartire dai nuclei fondamentali della nostra società. Ovvero la famiglia e il mondo associativo, a cominciare da quelle realtà che costituiscono degli irrinunciabili momenti di aggregazione e condivisione, come le parrocchie e gli oratori.
Il tutto in una dimensione che non può che essere quella europea, dentro le istituzioni che l’Italia ha contribuito a fondare e che, oggi più che mai, sono al centro dell’interesse della collettività.
Gli italiani non vogliono certo rinunciare all’Europa ma sperano in un’Unione più vicina alle loro esigenze e col cuore radicato nei territori.

Se l’Unione europea ha a cuore soltanto la stabilità finanziaria, disinteressandosi di quella sociale e delle motivazioni che soggiacciono ai vincoli europei; se perde il gusto della cittadinanza comune e del metodo politico della cooperazione, non c’è poi un’Europa di riserva» (come scrive giustamente la CEI, conferenza episcopale italiana).
Un’Europa nella quale non rinunciare alla propria identità, alla fierezza ed alla dignità di essere italiani; anche in questo senso, noi “Moderati” guardiamo come punto di riferimento a “Direzione Italia” e al suo leader, Raffaele Fitto, uomo del Sud, espressione autorevole ed equilibrata dei valori più alti della politica italiana. Portando comunque con noi i princìpi, le radici, i punti programmatici del nostro impegno che non dimentichiamo né svendiamo.
Rivendicando, innanzitutto, un metodo di lavoro fondato sulla condivisione delle scelte, sulla collegialità e su un alto confronto a livello politico e democratico, i ‘Moderati per la Calabria’ si prefiggono un robusto radicamento territoriale, grazie alle numerose realtà civiche, sociali, regionali, che hanno chiesto di aderire al progetto. Ciò si sta configurando quale culmine di un serrato e costante interscambio che ha quale base un dialogo con gli elettori e la presentazione di chiari ed alternativi programmi. Ci qualifichiamo inoltre come un gruppo in fase di quotidiano confronto con altri soggetti civico-culturali e politico-partitici che si ispirano a nobili ed autorevoli ‘padri fondatori’ delle istituzioni nazionali ed europee.

Citiamo solo – per tutti De Gasperi e Moro -. Con tali interessi ed ascendenze comuni guardiamo a ‘Direzione Italia’. Condividendo l’intuizione – che nasce dall’ascolto del ‘Paese reale’ – della necessità di contribuire ad una nuova stagione istituzionale ed amministrativa, ispirata ad un’azione di governo ‘federale e popolare’, lontana da opposti (ma paradossalmente coincidenti) ‘estremismi’ siano essi ultraradicali e progressisti, secessionisti, statalisti e populisti, acriticamente pro-eurocrazia o miopemente nazionalisti. Un’alleanza di ‘moderati’ che miri alla guida del nostro Paese e contribuisca alla nascita di una nuova Europa che si richiami ai valori iniziali della Comunità europea: giustizia sociale, solidarietà, pari dignità delle nazioni e dei popoli. Che abbia dunque quali traguardi il benessere dei cittadini, il lavoro, la sicurezza per le famiglie e le imprese”.
Al contempo, continuiamo a lavorare per ampliare il più possibile l’area civico-politica che con umiltà ma al tempo stesso con fierezza, vogliamo rappresentare, osservando con interesse i fermenti culturali in atto che abbracciano il mondo moderato e cattolico.
Infatti come ha chiesto il cardinal Bassetti: «…Servono cattolici che sappiano “rammendare il tessuto sociale dell’Italia con prudenza, pazienza e generosità”. Che sappiano unire il Paese e non dividerlo, o peggio dividersi tra “cattolici della morale” e “cattolici del sociale”. La dignità della persona umana non è mai calpestabile e deve essere il faro dell’azione sociale e politica dei cattolici. …Oggi il lavoro è senza dubbio la priorità più importante per il Paese e la disoccupazione giovanile è la grande emergenza. Nonostante in Italia ci siano piccoli segnali di ripresa per l’economia, non posso non essere preoccupato di fronte agli 8 milioni di poveri descritti dall’Istat, la metà dei quali non ha di cosa vivere».
Ridare slancio all’appello ormai centenario, di don Sturzo ‘ai liberi e forti’, che risuona ancora nell’animo di quanti avvertono la spinta ideale che vede nella difesa della vita e nella promozione di ogni uomo, il fulcro di ogni impegno sociale (ed in prospettiva istituzionale e politico). Tali princìpi, facenti parte della tradizione e dell’azione dei cattolici europei (in Italia, Austria, Germania, Francia, Spagna, fin dalla fine del 1800) su cui fondiamo anche il nostro agire in politica regionale, dovranno avere spazio nel quadro di nuove intese con soggetti sociali, presenti sul territorio, rappresentanti settori della società da difendere e valorizzare, in primis le famiglie ed i giovani.

Queste esigenze primarie, queste urgenze ed emergenze – presenti in maniera purtroppo estesissima in Calabria – a cui sinora non è stata data risposta nonostante le promesse, ci obbligano a tenerci ‘distinti e distanti’ dall’attuale esperienza politico-amministrativa. Il nostro approccio moderato ci induce a guardar oltre una fase ormai terminale. Il senso di responsabilità e il rispetto per i tanti elettori e sostenitori ci hanno indotto in molti casi a scegliere l’astensione o a evitare posizioni intransigenti. Ma, purtroppo, di fronte ad alcuni, pochi elementi positivi, rimangono intoccate ed irrisolte, purtroppo, le criticità sfocianti in emergenze, che assillano tutti gli aspetti della nostra Regione.
Iniziando dalla gravissima crisi occupazionale nonché delle difficoltà economiche in cui versano migliaia di famiglie.
Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, per ritrovare la misura alta della politica, che parte dal lucido coraggio di chi sa chiamare la realtà con il suo nome e trova nel bene comune la sua misura. Perché la politica è vocazione e tutti noi, con i nostri limiti, tentiamo di rispondere nel miglior modo possibile a questa vocazione».


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