La Corte Suprema degli Stati Uniti ha bocciato il programma di cancellazione dei debiti degli studenti che hanno ricevuto prestiti governativi per pagarsi gli studi universitari. Con sei voti contro tre, la corte a maggioranza conservatrice ha decretato che il presidente Joe Biden non ha il potere di imporre una misura così onerosa per le casse dello stato – il costo stimato è di 400 miliardi di dollari – senza che vi sia una legge specifica del Congresso.
L’anno scorso, il segretario all’Istruzione Miguel Cardona ha annunciato un programma per condonare fino a 10mila dollari di debito studentesco, che possono salire fino a 20mila per i redditi più bassi. Il condono era una delle promesse elettorali di Biden. L’amministrazione aveva agito sulla base di una legge del 2003 che autorizza il dipartimento dell’Istruzione a modificare i termini dei prestiti studenteschi in caso di emergenza nazionale. Chiamato l’atto degli eroi, il provvedimento era stato studiato per i reduci dalla guerra in Iraq. In questo caso l’amministrazione Biden si era basata sull’emergenza della pandemia di coronavirus.
In un’altra sentenza, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito oggi che, in nome della libertà di espressione, è possibile negare servizi commerciali di carattere artistico per matrimoni fra persone dello stesso sesso, anche se vi sono leggi che vietano discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale. Con sei voti favorevoli e tre contrari, la corte a maggioranza conservatrice ha dato ragione ad una grafica del Colorado che progetta siti web per celebrare i matrimoni ma, essendo una conservatrice cristiana, non intende farlo per coppie dello stesso sesso.
Secondo i sei giudici conservatori, il diritto alla libertà di espressione sancito dal primo emendamento vieta di costringere una persona a creare messaggi grafici con i quali è in disaccordo. A nome della minoranza, la giudice Sonia Sotomayor accusa la Corte di “aver concesso, per la prima volta nella sua storia, ad un’attività commerciale aperta al pubblico il diritto costituzionale di rifiutarsi di servire i membri di un gruppo protetto”.