Covid, cresce variante EG
4 agosto 2023

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Covid, cresce variante EG.5: seconda più diffusa al mondo dopo Arturo


La nuova variante Covid EG.5, l’ultima inserita dall’Organizzazione mondiale della sanità nella lista dei mutanti sotto monitoraggio (Vum), segnalata finora in 45 Paesi, cresce ancora e fa registrare una prevalenza dell’11,6% a livello globale nell’ultimo bollettino dell’Oms sull’andamento di Covid-19. Nella settimana epidemiologica numero 28 (10-16 luglio), EG.5 – ‘figlia’ di XBB.1.9.2, che rispetto alla ‘madre’ presenta una mutazione aggiuntiva (F456L) nella proteina Spike – raggiunge Kraken (XBB.1.5, in calo costante, dal 13% all’11,6% dalla settimana 27 alla 28) e diventa la seconda la seconda variante più diffusa dopo Arturo (XBB.1.16), che scende al 18,4% rispetto al 21,7% della settimana 27.

Sotto la lente dell’Oms – si ricorda nel report – ci sono oggi 2 varianti di interesse o Voi (Kraken e Arturo) e 7 varianti sotto monitoraggio o Vum: oltre a EG.5, BA.2.75 (Centaurus), CH.1.1 (Orthrus), XBB (Gryphon), XBB.1.9.1 (Hyperion), XBB.1.9.2 e XBB.2.3 (Acrux). Tra queste ultime, EG.5 è l’unica in crescita (dal 6,2% della settimana 24, quella compresa fra il 12 e il 18 giugno, all’11,2% della settimana 27 fino appunto all’11,6% della 28); calano Centaurus e Hyperion, mentre le altre mostrano un trend stabile. Quanto alle Voi, nonostante un trend discendente Arturo resta la più diffusa, riportata da 100 Paesi e particolarmente presente nel Pacifico Occidentale (prevalenza del 15%) e nel Sudest asiatico (36%). Kraken, notificata da 120 Paesi, benché in ritirata rimane invece la variante prevalente nelle Americhe (25%) e in Europa (20%).

Le attuali tendenze delle varianti Sars-CoV-2 continuano a differire tra le regioni e i Paesi dell’Oms e al loro interno“, commenta l’agenzia ginevrina. “Alcuni Paesi hanno registrato un recente aumento dei casi, guidato dalle Voi e da alcune Vum. In alcuni Paesi la crescita dei casi è stata accompagnato da un aumento dei ricoveri e dei decessi, anche se a livelli inferiori rispetto alle precedenti onde di risalita. Il livello di immunità della popolazione, conferito da vaccinazioni e precedenti infezioni, è tra i fattori che contribuiscono all’eterogeneità osservata nella dinamica della circolazione delle varianti e alla diminuzione generale dei ricoveri e dei decessi”.

L’ANDAMENTO DEL VIRUS NEL MONDO: I DATI

Nel mondo i casi di Covid-19 registrano intanto una lieve risalita nell’ultimo mese, mentre prosegue il calo dei decessi. Nei 28 giorni dal 3 al 30 luglio, a livello globale sono stati segnalati oltre 1 milione di nuovi contagi (+7%) e oltre 3.100 morti (-53%) secondo l’ultimo bollettino settimanale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Da inizio pandemia a fine luglio, il report segnala oltre 768 milioni di casi confermati e oltre 6,9 milioni di decessi.

I nuovi contagi scendono in 5 regioni dell’Oms (-66% Europa, -65% Mediterraneo orientale, -61% Sudest asiatico, -56% Africa, -31% Americhe), mentre aumentano nel Pacifico occidentale (+38%). I morti calano invece in tutte e 6 le regioni (-75% Europa, -73% Sudest asiatico, -59% Mediterraneo orientale, -50% Africa, -39% Pacifico occidentale e -29% Americhe). Zoomando sulla regione europea, nell’ultimo mese i nuovi casi sono oltre 60mila e i nuovi decessi poco più di 700. Il maggior numero di contagi è stato segnalato Federazione Russa (15.091, -50%), Italia (13.533, -48%) e Regno Unito (10.964, -19%), mentre il maggior numero di morti da Federazione Russa (251, -50%), Italia (125, -63%) e Portogallo (52, -61%).

L’agenzia ginevrina ribadisce che, “sebbene l’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale sia stata dichiarata conclusa il 5 maggio 2023, Covid-19 rimane una minaccia”. L’Oms sollecita quindi gli Stati “a mantenere, non a smantellare, la loro infrastruttura. E’ fondamentale sostenere tempestivamente la sorveglianza e la segnalazione dei casi, il monitoraggio delle varianti, la fornitura di assistenza clinica, la somministrazione di richiami vaccinali a gruppi ad alto rischio, i miglioramenti nella ventilazione”. Quanto ai numeri contenuti nei rapporto, avverte l’agenzia Onu per la salute, “non rappresentano accuratamente i tassi di infezione a causa della riduzione di test e segnalazioni”.


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