Gli esperti, Daniel J Sheward (affiliato al Karolinska Institutet e all’University of Cape Town in Sudafrica) e colleghi, hanno valutato la sensibilità delle varianti all’attività di neutralizzazione da parte del siero di donatori di sangue casuali a Stoccolma. Sono stati presi in considerazione tre archi temporali, prendendo i campioni di una coorte di novembre 2021, cioè prima dell’emergere della variante Omicron; di una coorte di aprile 2022, dopo una grande ondata di infezioni Covid (guidata da Omicron 1 e poi da Omicron 2) e dopo l’introduzione delle terze dosi di vaccino; e di una coorte di settembre 2022, dopo la diffusione di Omicron 5 (BA.5).
In tutti e tre i punti temporali, gli anticorpi sierici avevano una capacità di neutralizzazione di BA.2.75.2 significativamente inferiore rispetto a tutte le altre varianti testate. In altre parole Chiron sembra essere in grado di sfuggire maggiormente all’immunità. Due mutazioni – R346T e F486S – hanno contribuito a conferire questa dote alla figlia di Centaurus, migliorando significativamente la resistenza di BA.2.75.2 rispetto alla ‘mamma’ BA.2.75.
Gli esperti entrano nel dettaglio, segnalano per esempio che il 56% dei campioni di siero di novembre 2021 – epoca pre Omicron – avevano dei titoli di anticorpi neutralizzanti al di sotto del limite di rilevabilità contro Chiron, e concludono che tutti i dati raccolti, presi insieme, identificano una “profonda fuga dagli anticorpi da parte del sottolignaggio emergente Omicron BA.2.75.2, suggerendo che elude efficacemente l’attuale immunità umorale nella popolazione”.
Ecco perché l’attenzione degli studiosi resta alta su questo gruppo di varianti. Centaurus (famiglia Omicron 2) si era allargata rapidamente in alcune parti del mondo, ripercorrono gli scienziati, ma finora non ha superato Omicron 5 a livello globale. Nonostante valori sul fronte dei titoli anticorpali neutralizzanti simili a quelli di BA.5, questa sottovariante è rimasta anche sensibile alle classi di anticorpi a cui era sfuggita Omicron 5. L’emergere di Chiron, sottolignaggio portatore di ulteriori mutazioni (R346T, F486S e D1199N), e “in crescita”, ha suggerito che ci potesse essere una fuga più ampia dagli anticorpi neutralizzanti. Elemento che invita a tenere acceso un faro sulle ‘evoluzioni’ in casa Omicron 2, sottovariante che peraltro, secondo l’ultima flash survey condotta nel nostro Paese il 4 ottobre, è in leggero aumento guidata proprio dalla ‘famiglia’ BA.2.75, quella di Centaurus e Chiron.
Per quanto riguarda infine nello specifico i monoclonali, dallo studio emerge che BA.2.75.2 e BA.4.6 (altra variante che ha mostrato capacità di correre, in particolare negli Usa) mostrano entrambe una completa fuga da cilgavimab e da una combinazione di cilgavimab e tixagevimab. Sotrovimab mostra allo stesso modo una bassa potenza contro Omicron 5 e contro Chiron. Mentre bebtelovimab neutralizza ancora in maniera potente tutte le varianti testate.