Prima Omicron 5, poi ‘Centaurus’ (Ba.2.75) e ora ‘Cerberus’ (Bq.1.1), sono le nuove varianti Sars-CoV-2 dai nomi roboanti che spaventano ma “non devono creare nessun allarme per il futuro”. Così all’Adnkronos Salute il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma Francesco Vaia interviene per fare chiarezza, dati alla mano, sulle varianti Covid vecchie e nuove.
“I dati osservati dal nostro laboratorio di Virologia confermano la prevalenza di Ba.5 – osserva il direttore – Ma, come accade quasi sempre, queste varianti che si affacciano si accompagnano a una minor patogenicità. Quindi sangue freddo e non perdiamo la calma e non ricominciamo con la solfa catastrofista“. Allo Spallanzani “stiamo studiando le varianti Sars-CoV-2 partecipando sia ai monitoraggi istituzioni nazionali sia a quelli internazionali con il sequenziamento della popolazione di soggetti che hanno attinenza con l’istituto per vari necessità. Quindi – avverte il virologo Fabrizio Maggi, direttore Virologia dello Spallanzani – abbiamo un quadro locale e generale dell’andamento delle varianti e in questo momento non registriamo particolari modifiche o alterazioni, Omicron Ba.5 è stabile e abbiamo pochi o pochissimi casi Ba.4″.
“Questi sono i nostri dati, il resto è lanciare inutili, fosche e dannose previsioni. Come sempre – suggerisce Vaia – attenzione, vigilanza, mettiamoci al lavoro e continuiamo nel quotidiano a tirar fuori definitivamente il Paese da questa tragedia ormai triennale. L’Oms è stata chiara: ‘mai così vicini a vedere la luce in fondo al tunnel’. Seguiamo – prosegue – gli indirizzi internazionali delle autorità preposte sempre e non solo quando ci aggrada o quando, peggio, conforta i nostri teoremi”. Il laboratorio di Virologia dello Spallanzani fa un quadro anche sul futuro. “Quello che notiamo – riflette Maggi – è che Ba.5 ha una sottotipizzazione che si sta espandendo e non più gestibile, questo però non è campanello di allarme ma una normale evoluzione del virus che cambia ma non è detto che sarà in peggio, anzi”.