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16 febbraio 2018

News

Cresce ancora nel 2017 l’export agroalimentare. Prima destinazione del Made in Italy è la Germania


Ancora un record per l’export agroalimentare Made in Italy, che chiude il 2017 superando quota 41 miliardi con una crescita annua del 7%.

Un nuovo traguardo che conferma il crescente interesse per cibo e bevande tricolori nel mondo. Così la Cia-Agricoltori Italiani in merito all’ultimo rapporto sul commercio estero diffuso dall’Istat.

Nel dettaglio, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi Cia sui dati, tra i mercati di sbocco, oltre tre quinti (65%) delle vendite è finito sulle tavole dei consumatori Ue con la Germania (6,8 miliardi) che si conferma prima destinazione dell’export nazionale, seguita dalla Francia (4,5 miliardi) dove sia i prodotti agricoli che l’alimentare hanno registrato una crescita annua dell’8%.

Sul terzo gradino del podio gli Stati Uniti, dove le aziende agroalimentari italiane hanno esportato per un valore superiore ai 4 miliardi. Quarta piazza, anche per il 2017, va al Regno Unito con 3,3 miliardi nonostante i timori per la Brexit.

Tra gli altri mercati, si segnala la straordinaria crescita da un anno all’altro del mercato giapponese, sia sul fronte dei prodotti alimentari (+43%), che su quello dei prodotti agricoli (+11,4%).

Il nuovo primato delle esportazioni italiane sui mercati stranieri ha anche contribuito a migliorare il saldo della bilancia commerciale.

«Il record di 41 miliardi è rappresentativo della qualità del nostro agroalimentare», spiega la Cia-Agricoltori Italiani «a differenza di altri Paesi competitor che hanno fatto volumi esportando esclusivamente commodity agricole. Non si deve abbassare la guardia se vogliamo superare il muro dei 50 miliardi di euro di export e ridurre ulteriormente il nostro deficit commerciale».

«Resta opportuno in questa fase delicata e incerta non chiudersi al mondo», aggiunge la Confederazione italiana agricoltori «ma esplorare nuovi mercati nel rispetto della reciprocità delle regole commerciali, quindi garantendo i necessari controlli affinché le produzioni in arrivo rispondano agli standard vigenti nell’Ue».


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