Per il Financial Times ”la prospettiva migliore è che Draghi continui a essere presidente del Consiglio il più a lungo possibile”. E confida nel fatto che ”Mattarella possa aiutare a sanare la spaccatura della coalizione. Perché ”sarebbe molto meglio concedere” a Draghi ”il tempo di portare avanti nei prossimi mesi politiche essenziali. La priorità è approvare il prossimo bilancio e portare avanti le riforme necessarie per sbloccare la prossima tranche del Recovery Fund dell’Unione europea da 750 miliardi di euro, di cui 200 miliardi destinati all’Italia”.
Il giornale sottolinea inoltre che ”gli elevati costi finanziari per l’Italia, che deve rinnovare oltre 200 miliardi di euro di debito entro la fine dell’anno, sono particolarmente problematici dato il previsto aumento del tasso della Bce previsto per giovedì”. Inoltre ”la Banca centrale rivelerà anche come intende affrontare la frammentazione dei rendimenti tra paesi fortemente indebitati come l’Italia e i suoi vicini settentrionali. Qualunque sia il suo progetto definitivo, lo strumento richiederà un minimo di stabilità politica”.
C’è poi la politica estera, che vede ”l’Italia di Draghi un fedele alleato dell’Ucraina di fronte alla guerra illegale della Russia. Un vuoto politico a Roma sarebbe l’ennesima distrazione per l’Occidente: il Regno Unito è impegnato nella scelta di un nuovo primo ministro mentre il francese Emmanuel Macron è senza maggioranza parlamentare”, scrive il Financial Times. Secondo il giornale ”la guerra ha gettato un’ombra lunga sulla politica italiana, non solo perché ha fatto salire i prezzi dell’energia e dei generi alimentari, ma anche per i legami di lunga data con Mosca. Il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte ha apertamente messo in dubbio la saggezza di inviare armi all’Ucraina, provocando una scissione nel suo partito”.
Il giornale riflette poi sul fatto ”che così tanto debba poggiare sulle spalle di Draghi, un tecnocrate non eletto, è un atto d’accusa alla classe politica italiana. Sapendo che la premiership di Draghi ha una data di scadenza, non è riuscito a convincere i mercati che può trovare una strada plausibile per continuare le riforme di cui l’Italia ha un disperato bisogno. Invece, con l’avvicinarsi delle elezioni, le lotte intestine sono aumentate”. Insomma, prosegue, ”è un’eco dell’imbarazzante incapacità di trovare un successore – al di là di Draghi – per Mattarella, spinto all’età di 80 anni a scontare un secondo mandato di sette anni”.
Di qui l’appello ai ”partiti politici italiani” che ”dovrebbero impegnarsi nelle riforme di Draghi e spingerlo a rimanere fino alle elezioni. Ma devono anche pianificare in modo credibile un futuro post-Draghi. Lo stesso deve fare l’Ue e la Bce: entrambe si aggrappano all’ex presidente della Bve come partner affidabile e temprato dalla crisi”. Ma ”la finestra per le riforme strutturali in Italia che Draghi ha aperto potrebbe chiudersi rapidamente. I politici italiani, incluso lo stesso Draghi, devono assicurarsi che questa settimana non si chiuda. A ogni costo”.