“Gli italiani non meritano di continuare ad assistere a questo ridicolo teatrino. La parola torni a loro”. Giorgia Meloni va dritta per la sua strada. Per lei non c’è altra soluzione che le elezioni anticipate. Lo ribadisce con un post in serata dopo un tweet in mattinata dello stesso tenore ma con un affondo contro il centrosinistra, accusato di voler evitare a tutti i costi le urne: ”Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”.
La leader di via della Scrofa mantiene tutte le sue riserve anche sull’appello dei sindaci, che oggi ha raggiunto quota 1300 firme e scatena la reazione del sindaco di Milano, Giuseppe Sala: ”Ho visto esponenti di Fdi che hanno chiesto se io abbia aderito all’appello dei cittadini per un Draghi bis nel ruolo di sindaco o come semplice cittadino. E la mia risposta è: in entrambi i ruoli”. Il “sindaco, del resto”, assicura, “è una figura anche politica”. Da qui la frecciata all’indirizzo della Meloni; “A questo punto”, dice, “non so se vogliano chiedere l’impeachment per 1.300 sindaci italiani…”.
A stretto giro di posta arriva la replica della leader di via della Scrofa: ”La sinistra mi insulta in modo scomposto perché mi sono permessa di criticare la scelta di alcuni sindaci di firmare l’appello per far sopravvivere il governo Draghi, e con lui la sinistra al governo”. Una “forzatura”, attacca, che “non tiene conto del fatto che quei sindaci, nel loro ruolo istituzionale, rappresentano anche molti cittadini che vorrebbero legittimamente tornare a votare, e mandare a casa la sinistra”.
Meloni non ci sta: ”Rimandate le elezioni e continuate pure a calpestare le regole: il giudizio dell’Italia arriverà ancora più deciso”. Anche Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, risponde a Sala: ”La minoranza rumorosa di 1300 sindaci ha firmato affinché Draghi resti. Meloni ha già espresso la propria indignazione per la rinuncia con questo atto a rappresentare anche quella metà di persone che vorrebbero andare al voto. Tuttavia va evidenziato che altri 6400, la maggioranza silenziosa, non vogliono che Draghi resti o comunque più istituzionalmente non hanno voluto utilizzare il loro ruolo con finalità di parte, non firmando…”.