Sette morti, di cui 3 identificati, e 13 dispersi. E’ il bilancio provvisorio della tragedia che ha interessato il ghiacciaio della Marmolada con il crollo di un seracco che ha travolto gli alpinisti che stavano salendo in vetta. Ieri le ricerche da terra sono state interrotte per il rischio di ulteriori distacchi, oggi si prosegue solo dall’alto utilizzando droni ed elicotteri per individuare i resti dei dispersi e recuperarli. In azione anche una sorta di sonar che riesce a captare i segnali dei cellulari anche se sepolti. Ma, spiega il Soccorso Alpino del Trentino, è “alquanto impossibile pensare che a più di 24 ore dal crollo possa esserci chi si sia salvato da un fiume di ghiaccio, sassi e rocce”.
Nessuno aggiunge il numero dei dispersi alle vittime, ma chi conosce la montagna sa che solo un miracolo potrebbe restituire qualcuno ancora in vita. E che continuare le ricerche – visto che un blocco alto più di un palazzo è rimasto ‘sospeso’ e rischia il crollo – sarebbe troppo rischioso per i soccorritori. “Mi spiace dire ai parenti dei dispersi che forse non potremo recuperare i loro cari“, ma è un rischio che vale solo nel tentativo di salvare vite, spiega Walter Cainelli, presidente del Soccorso alpino Trentino.
Tre le vittime accertate: Filippo Bari, Tommaso Carollo e Paolo Dani – altri quattro morti ancora da identificare. Dieci dispersi sono di nazionalità italiana e 3 di nazionalità ceca. Persone che, con ogni probabilità, sono rimaste sotto il fiume di ghiaccio e rocce.