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20 agosto 2017

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Cronaca di una tragedia annunciata: Cosenza piange tre morti e perde 500 anni di storia


«La città piange tre morti e perde mezzo millennio di memoria storica e culturale, una tragedia annunciata che si poteva evitare», queste le parole di Roberto Bilotti, proprietario dell’antico immobile (da poco aperto al pubblico) e della collezione andati in cenere nel rogo che ha provocato la morte di tre persone nel centro storico di Cosenza e la distruzione della prima stampa del De rerum natura iuxta propria principia, l’opera più importante del filosofo Bernardino Telesio, e di alcune pergamene del Quattrocento di valore inestimabile.

Bilotti aveva più volte denunciato alle autorità competenti i problemi degli abitanti abusivi del primo piano dell’edificio periti nell’incendio, già noti ai servizi sociali e bisognose di aiuto.

Il sindaco Mario Occhiuto ha proclamato il lutto cittadino lunedì 21 agosto per le tre vittime dell’incendio avvenuto ieri nell’abitazione che occupavano nel Centro storico.

«Cosenza piange, affranta, Serafina, Roberto e Antonio, suoi cittadini sfortunati scomparsi tragicamente. Ci stringiamo tutti nel dolore», afferma Occhiuto, «adesso è il momento del silenzio e del rispetto della morte».

«Ho sentito telefonicamente il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, e il prefetto Gianfranco Tomao per le dovute e necessarie valutazioni in relazione al drammatico incendio avvenuto nel centro storico di Cosenza», afferma al riguardo il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio.

«Di fronte all’immane tragedia è umana l’espressione di un sentimento di dolore e costernazione, ma sarebbe innaturale se non si avvertisse anche rabbia e indignazione».

«Ognuno di noi deve essere consapevole che ciò che è accaduto poteva essere prevenuto ed evitato. Non vi è alcun dubbio che debba essere aperta un’inchiesta per accertare rapidamente le cause che hanno scatenato il tremendo e drammatico incendio.

«Altresì, parimenti, però, non esiste alcun dubbio che quel rogo è una tragica testimonianza di quanto l’incuria, il degrado e l’abbandono siano divenuti aggressivi e distruttivi fattori di rischio per il centro storico.

«Dopo quanto è successo», conclude Oliverio, «niente può essere più come prima. Non possono prevalere rassegnazione ed assuefazione. È evidente che il perdurare di tale condizione ci costringe a registrare non solo vittime umane ma anche la cancellazione dell’identità e la memoria della storia della città bruzia».


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