E’ crisi di governo formale dopo che ieri sera, nel corso del Consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi ha rassegnato le sue dimissioni – poi respinte – al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Invitato dal Colle “a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata” dopo il non voto M5S alla fiducia sul decreto Aiuti, Draghi sarà quindi mercoledì in Parlamento per le comunicazioni alle Camere, spiegano fonti di governo all’Adnkronos. Tra Mattarella e il premier, recita una nota del Quirinale, si è registrata una totale identità di vedute. Ora spetta al presidente del Consiglio sondare il terreno e capire, dopo le dovute valutazioni, se ci siano le condizioni affinché il “patto di fiducia alla base dell’azione di governo”, per Draghi “venuto meno”, sia in qualche modo recuperabile. Sempre che il premier decida di restare
Intanto, nella giornata nera del governo, sono stati tesi i nervi alla riunione di ieri sera del Consiglio nazionale M5S durato quasi tre ore e aggiornato a oggi. Bocche cucite dai membri dell’organismo pentastellato, ma alcuni presenti raccontano all’Adnkronos di momenti di grande tensione, “meglio dormirci su, sennò finiva male”, taglia corto uno dei partecipanti lasciando l’incontro. Poche parole dal leader del Movimento Giuseppe Conte, che ha lasciato la sede di via di Campo Marzio inseguito dai cronisti: “Ci siamo confrontati e abbiamo preso atto delle dimissioni del presidente Draghi. Ha preso questa decisione e ne prendiamo atto. Ci aggiorniamo domani”, chiude Conte glissando alla domanda su un eventuale fiducia a Draghi mercoledì prossimo.