L’addio al tetto dei 240mila euro per i vertici dei ministeri e delle forze armate nel dl Aiuti indigna chi per missione ha a che fare con le povertà. “C’è sensibilità verso chi ha diritto ad avere stipendi più alti, ma quando penseremo a chi ha difficoltà a vivere, a sopravvivere, a rialzarsi per rifarsi una vita?”, domanda Padre Valerio Di Trapani, missionario vincenziano di Roma e Superiore del Collegio Leoniano, a cui fanno capo un’unità di strada di soccorso ai senza dimora ed il centro sociale vincenziano. Il provvedimento sul trattamento economico delle cariche di vertice delle Forze armate, delle Forze di polizia e delle pubbliche amministrazioni “va nella direzione dei diritti dei pochi, perdendo di vista la vita e la condizione dei più fragili – rileva il missionario all’Adnkronos – Questa è una campagna elettorale in cui non si parla né di poveri né di povertà estreme anzi, in certi casi mi sembra che la povertà estrema sia trattata in senso di protezione dai poveri, più che di sostegno ai poveri”.
“L’attenzione della politica è rivolta a chi provoca disagio all’ordine pubblico, come migranti e senza dimora. Nel senso di enclave da pulire e sistemare – prosegue – L’approccio invece dovrebbe essere diverso perché queste sono storie di vita di una società che ha consentito il fallimento di alcuni percorsi. E sono tante e differenti, per cui fare dei senza dimora un’unica categoria mi sembra ancora più ghettizzante rispetto alla loro condizione”. Sempre messi ai margini, “sono tra quelli che votano di meno perché il loro interesse è la sopravvivenza e sono prevalentemente italiani – fa presente il Superiore del collegio Leoniano – La proporzione si è invertita: qualche anno fa erano soprattutto immigrati, adesso è il contrario”.
Padre Valerio riscontra tra l’altro che “questa estate c’è stato un aumento di presenze perché non ci sono percorsi di uscita”. “Notiamo che ormai dalla caduta per anni non si rialzano: con il reddito di cittadinanza sembrano avere delle risorse, ma li lascia lì dove li ha trovati. Questo è il grosso tema delle povertà estreme – conclude – che coinvolge persone con capacità che potrebbero dover vivere una provvisoria momentanea situazione di povertà che invece diventa uno stato, una condizione da cui difficilmente affrancarsi, perché nessuno li accompagna”. Ma “una società in cui il povero resta tale e il ricco aumenta la ricchezza non è una bella società”. (di Roberta Lanzara)