Il mare di Capo Vaticano nel comune di Ricadi (Vibo Valentia)
25 giugno 2017
Il mare di Capo Vaticano nel comune di Ricadi (Vibo Valentia)

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Eccellente lo stato di salute del mare calabrese, il migliore d’Italia


I dati delle analisi e classificazioni ufficiali delle acque di balneazione fatte dall’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) e pubblicate sul sito web della Regione mostrano il prevalere di un eccellente stato di salute sia del Tirreno che dello Jonio calabrese.

Nonostante le immagini di alcuni tratti di mare sporco che circolano in rete, l’Arpacal ha certificato la qualità eccellente delle acque marine in corrispondenza di più 600 chilometri di costa calabrese, ben oltre il 90 per cento dei circa 670 chilometri di costa adibita alla balneazione, i più estesi tratti di costa con sabbia naturale, i mari più trasparenti e i fondali più sani dell’intero Belpaese.

Prelievi, analisi e classificazioni effettuate dall’Arpacal documentano acque inquinate solo in corrispondenza di 21 aree che rappresentano circa il 2 per cento di tutte le aree adibite alla balneazione in Calabria.

Questi tratti con divieto temporaneo di balneazione riguardano: 13 tratti della provincia di Reggio Calabria, 5 tratti della provincia di Cosenza, 2 tratti della provincia Vibo Valentia e un tratto della provincia di Crotone.

Gli stessi dati forniti dall’Arpacal evidenziano alcune serie criticità in particolare nella città di Reggio Calabria dove lunghi tratti di spiaggia sono vietati alla balneazione.

Criticità evidenziata anche nel sito del Ministero della Salute che dopo un mese e mezzo dell’apertura della stagione balneare per le aree adibite alla balneazione nelle quattro città capoluogo di provincia segnala quanto segue:

Catanzaro. 8 aree di balneazione denominate: Bellino, Capitaneria di Porto, Case Unra, Palace Hotel, Palazzo Bianco, Ristorante Porto, Tibi Dabo, 200 metri a Nord fiume Alli tutte balneabili.

Crotone. Una sola area denominata a 500 metri a Sud Fiume Neto temporaneamente vietata per inquinamento e le altre 19 aree di balneazione tutte balneabili.

Vibo Valentia. 8 aree di balneazione denominate Fosso Industriale Porto Salvo, Lido La Capannina, Lido La Marinella, Lido la Vela, Lido Proserpina, Pennello e 200 metri a Nord torrente Trainiti tutte balneabili;

Reggio Calabria. 25 aree destinate alla balneazione con 11 aree non balneabili per inquinamento e denominate: Pellaro Lume, Lido Comunale Zerbi, Circolo Nautico, Lido Comunale Pontile Nord, Circolo Velico, Gallico Limoneto, Lido Comunale Pontile Sud, Pentimele, 500 metri torrente Annunziata, Catona Bar Reitano e Gallico-Lido Mimmo.

Le cause delle criticità sono state individuate e descritte dalla stessa Arpacal in un precedente report dove si legge: «I campioni che hanno dato esito sfavorevole riguardano sempre gli stessi punti di prelievo che nel corso degli anni hanno dimostrato di avere problemi di inquinamento. Tali punti insistono soprattutto nella provincia di Cosenza e Reggio Calabria.

«Le problematiche rimangono tendenzialmente non risolte e quasi sempre dovute al malfunzionamento di alcuni depuratori costieri e di scarichi abusivi che giungono a mare tramite canali o torrenti. La situazione appare peggiore in caso di campionamenti eseguiti in presenza di pioggia, vicino alle foci di fiumi soprattutto nel periodo tra aprile e maggio o durante i mesi estivi quando il maggior numero di abitanti equivalenti causa inconvenienti al funzionamento dei depuratori costieri».

E dove, per il comune col più bel lungomare d’Italia, si evidenzia: «La situazione nel comune di Reggio Calabria è piuttosto critica perché da diversi anni lunghi tratti di costa sono sottoposti a divieto di balneazione e non sono state attuate sufficienti misure di ripristino della balneabilità».

Le criticità dei mari che bagnano la regione che potevano e devono essere superate non devono offuscare le specificità del prezioso patrimonio costiero regionale che costituisce il 20 per cento della disponibilità di costa balneabile dell’intera Penisola.

Un dato da non sottovalutare perché è una quantità superiore a quella disponibile complessivamente in sei regioni bagnate dal Mar Adriatico: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Molise e Marche.
Mario Pileggi
Geologo del Consiglio nazionale «Amici della Terra»


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