Elezioni 2022, il festival delle promesse e delle accuse incrociate
13 settembre 2022

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Elezioni 2022, il festival delle promesse e delle accuse incrociate


Quello con le pillole quotidiane di Silvio Berlusconi è diventato un appuntamento fisso: una pillola, una promessa. Quasi sempre sono le tasse a guadagnare la ribalta. Dalla flat tax al 23%, che nella versione leghista di Matteo Salvini scende al 15%, all’esenzione da ogni imposta e spesa contributiva, per i primi due anni, ai datori di lavoro che assumeranno un ragazzo o una ragazza a tempo indeterminato.

Ma non ci sono solo le tasse. Le promesse elettorali si stanno moltiplicando con l’avvicinarsi del 25 settembre. In casa Pd, si registra l’affondo di Enrico Letta che assicura 900mila assunzioni nella Pubblica amministrazione. E’ messa nero su bianco nella Carta di Taranto, il piano per il Sud in sette punti. “Promuovere l’attuazione di un grande piano di assunzioni per coprire il fabbisogno della P.A. al 2030, col rispetto delle clausole Pnrr su giovani e donne. Per colmare le riduzioni di organico registrate dal 2008, le carenze e l’anzianità del personale – pesanti soprattutto nel Sud e nelle Isole – proponiamo che entro il 2024 si assumano, con procedure trasparenti, 300 mila dipendenti nelle amministrazioni centrali e negli enti territoriali, e che successivamente fino al 2029 si proceda con l’immissione di almeno 120 mila nuovi dipendenti all’anno, per un totale di 900 mila nuove assunzioni”.

L’altro trend che si rafforza in queste ore riguarda le prese di posizione nette, che diventano uno scambio di accuse, rispetto alle promesse degli altri. “Letta, stai facendo il furbetto. Andare al Sud a dire che si assumeranno 900mila persone nella pubblica amministrazione, che si finanzieranno 1000 bar in 1000 borghi, o che si daranno 10 mila euro ai giovani è un inseguimento dei 5 stelle che non appartiene alla cultura del Pd”, dice il leader di Azione-Italia viva Carlo Calenda nel suo ‘controdibattito’ su Facebook, in cui risponde alle stesse domande poste a Enrico Letta e Giorgia Meloni nel confronto trasmesso su Corriere.it.

“Verrebbe da ridere, ma purtroppo non possiamo farlo, sentendo l’ultima sparata elettorale del Pd: 900mila posti di lavoro con nuove assunzioni nella pubblica amministrazione nei prossimi sette anni! Già che c’erano potevano arrivare al milione e fare cifra tonda, tanto se devi spararla grossa…”, aveva già ironizzato il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato.

A fare i conti in casa centrodestra è il leader di Italia Viva Matteo Renzi. “Se vince la destra e governa, noi rispetteremo il o la presidente del Consiglio. Ma hanno fatto promesse da 100 miliardi di euro e li voglio vedere a fare la flat tax al 15%, sono solo spot e slogan in libertà. Se vince la destra non faremo i pierini ma se vince Meloni il problema è che sfascia i conti”.

La principale promessa del Terzo Polo, che unisce Calenda e Renzi, è il ritorno di Mario Draghi. E anche qui è difficile sostenere che si possa avere contezza della possibilità di mantenere la promessa fatta. (di Fabio Insenga)


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