Ben sotto il 10%, secondo dati provvisori ma che sembrano molto verosimili, la Lega dopo le elezioni politiche 2022 non è più il partito nazionale sognato da Matteo Salvini. Rischia di non poter più essere nemmeno almeno il partito del Nord, quello delle origini ‘padane’. A Via Bellerio le tabelle più viste sono quelle che spacchettano il voto da Varese a Palermo.
I dati sembrano non lasciare dubbi, la sconfitta della Lega nel nord-est è quella che pesa di più: in Friuli e Veneto la Lega si ferma intorno al 13%, nel Veneto si ricorda come il governatore Luca Zaia, fosse arrivato a prendere il 76% delle preferenze (in gran parte grazie alle liste civiche in suo appoggio). Fratelli d’Italia viaggia nelle regioni del nord-est a percentuali intorno al 26%, doppiando quindi la Lega. Nel nord-ovest il partito di Salvini perde meno, raccogliendo tra Lombardia e Piemonte circa il 17%, ma anche qui perdendo il derby con Giorgia Meloni. Che si ‘ferma’ al 23%. Al centro asticella di Salvini ferma intorno al 10-11%, peggio invece al sud, dove la Lega si attesta intorno al 7%.
Tra i leghisti alcuni provano a spiegare il dato, chiedendo di non mettere il nome: “Al nord è stata punita la linea governista dei presidenti, di Zaia e Fedriga”, dice chi difende la leadership di Salvini, parlando di partito “penalizzato proprio dall’esperienza di governo”. Altri fanno un ragionamento contrario: “Si tratta di un voto delle comunità produttive del nord, del tessuto economico alla guida del paese, che ha voluto dare un messaggio chiaro a Salvini e alla sua politica che ha dimenticato la questione settentrionale”.