Quali sono le difficoltà che ostacolano la ‘scissione’ del binomio scuola-elezioni? Come emerge da un dossier di Centro Studi Enti Locali (Csel), per Adnkronos, uno dei maggiori scogli evidenziati dagli amministratori locali nel trovare per i seggi elettorali spazi alternativi rispetto alle scuole è la difficoltà di individuare degli edifici presenti in modo capillare sul territorio e che posseggano tutti i requisiti che una ‘sala delle elezioni’ deve avere.
I fabbricati – ricorda Csel – devono essere facilmente raggiungibili dal maggior numero possibile di elettori chiamati ad esprimervi il proprio voto. Ogni seggio deve avere una porta d’ingresso aperta al pubblico da poter chiudere a chiave e sigillare. La sala deve essere divisa in due compartimenti: il primo, in comunicazione diretta con la porta d’ingresso, deve essere riservato agli elettori che possono entrare nel secondo compartimento solo per votare. Dovrebbe esserci lo spazio per ospitare quattro cabine di voto, ma su questo si può soprassedere in caso di comprovata impossibilità materiale.
Le cabine – spiega – dovrebbero essere distanziate, in maniera tale che non possa esserci comunicazione o possibilità di vedere all’interno di quelle adiacenti. Se hanno una ‘parete’ è in comune, servono controlli continui per assicurarsi che non ci siano fessure. Una delle cabine deve essere accessibile agli elettori con disabilità e il locale deve avere spazi sufficienti per collocare il tavolo in maniera tale che i rappresentanti di lista e gli elettori possano girarvi intorno dopo la chiusura della votazione e che le urne sul tavolo siano sempre visibili a tutti.
Deve esserci la possibilità – prosegue Csel – di affiggere avvisi e manifesti. La stanza deve garantire adeguata luminosità e avere un numero di finestre sufficienti per far sì che i locali possano essere areati a sufficienza. Dodici il numero massimo di sezioni ospitabili nello stesso fabbricato a condizione che uno stesso ingresso dalla strada non consenta l’accesso a più di sei sezioni. Sono inoltre richiesti: facilità di accesso dalla strada all’edificio, assenza di barriere architettoniche, presenza di un numero sufficiente di servizi igienici e rispetto delle norme di sicurezza, anche con riferimento agli impianti.
Tra i requisiti c’è chiaramente anche la necessità di avere spazi comuni all’interno del fabbricato che consentano la circolazione ed eventuale permanenza in fila degli elettori, ma anche per consentire alle forze dell’ordine di svolgere la propria azione di vigilanza.
Per ragioni di opportunità, in svariati pronunciamenti, il ministero dell’Interno ha inoltre posto il veto su alcune potenziali scelte: no alle sedi di partiti, movimenti politici e sindacati e no a caserme, edifici di culto e relative pertinenze. Per cosa optare dunque? In una circolare diffusa lo scorso anno, sottolinea Csel, il Viminale aveva esortato le amministrazioni locali a virare su spazi come uffici comunali e sale consiliari, biblioteche, palestre e altri impianti sportivi, circoli ricreativi, ludoteche, spazi espositivi, ambulatori e altre strutture non più ad uso sanitario ed ex mercati coperti.