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22 novembre 2019

News Lamezia e lametino

Elezioni Lamezia. L’analisi di Giuseppe Sestito: «Partiti e movimenti impreparati»


La lunga campagna elettorale per le elezioni amministrative lametine, ormai prossima alla conclusione, è stata caratterizzata da alcune fasi distinte tra loro, ma raccordate da un unico filo conduttore.
Come osservatore interessato ai destini della mia città e che quindi ne segue le vicende politiche, ho avuto la sensazione che, pur essendo consapevoli della imminenza delle elezioni amministrative, i partiti ed i movimenti si siano fatti trovare impreparati ed hanno stentato sia a far funzionare la propria organizzazione che a trovare il candidato che li dovesse rappresentare.

Il Partito democratico, per esempio, solo il 20 luglio, in piena estate, è uscito da una lunga e travagliata crisi interna. Quindi, solo a poco più di tre mesi di distanza dalle elezioni, dopo un tormentano iter congressuale, è riuscito ad “eleggere” un segretario, nella persona di Antonio Sirianni. Alla luce dei risultati del primo turno, il suo tutt’altro che semplice proposito di “rigenerare” il partito per renderlo competitivo, è completamente fallito.
Non meno evanescente si è dimostrato il tentativo messo in piedi dai responsabili di “Lamezia bene comune” per creare un movimento numeroso e forte, capace di interloquire non solo con i cittadini, ma anche con altri movimenti di indirizzo politico diverso dal loro.

Nel centro-destra, Mascaro è andato da solo con due liste civiche, ed alla fine, con la sua capacità di comunicazione e la frenetica presenza nel territorio, ha creato le premesse per uscire vincente dalla contesa. Può piacere o meno, ma questo è un dato di fatto.
I tre partiti: FI, Udc, FdI si sono rivolti a Ruggero Pegna, la cui candidatura è stata individuata non in seguito ad un’accurata riflessione politico/programmatica, ma ad una “genialata”; una scelta senza alcun preavviso, cioè, che dapprincipio ha meravigliato la stessa persona fatta oggetto della scelta che, per sua stessa ammissione, non se l’ aspettava. Nella coalizione, l’individuazione di Pegna è stata accettata, concordemente e con incontenibile gioia, riportano alcuni, da tutti per la notorietà del personaggio che, ci si illudeva, potesse portarla facilmente alla vittoria.

A sinistra, gli incontri tra il Pd e il Movimento “Lamezia bene comune” non sono avvenuti sulla base di uno sforzo programmatico di cui il candidato sindaco dovesse essere espressione e naturale garante. Ma unicamente sulla base della preoccupazione di scegliere un candidato. Lo ammette lo stesso leader di Lamezia bene comune in un “appello” pubblicato mercoledi scorso. “…..il dibattito – scrive Rosario Piccioni – verteva sulla modalità di scelta del candidato a sindaco, che poteva essere sia coordinata che tramite primarie>>.
La pregiudiziale sottesa a questi incontri era che il candidato scelto dovesse essere espressione della propria area politica. E da quella posizione pregiudiziale non ci si è mossi. Credo che le stesse difficoltà il Pd le abbia incontrate nell’interlocuzione con il Movimento 5-Stelle. Quindi, tra le tre forze si è andati avanti ragionando non su ciò si sarebbe dovuto fare per costruire, finalmente, la città, ma unicamente come e chi dovesse essere il candidato a sindaco.

Il risultato è stato che non solo non è stato possibile giungere ad una intesa a tre: Pd, ‘Lamezia bene comune’ e M5-Stelle come è accaduto con il governo nazionale e come si sta tentando di fare per le elezioni dell’Emilia e Romagna; ma nemmeno ad una coalizione a due, tra Pd con ‘Lamezia bene comune’, o tra Pd e M5-Stelle.
Alla fine, a soli due giorni dalla presentazione delle liste, il Partito democratico ha “dovuto” fare ricorso al dr. Eugenio Guarascio, pare suggerito da una Fata turchina, che fino al giorno precedente era un personaggio pressocchè sconosciuto ai lametini. Dal ceto dirigente del partito è stato anche lui accolto con gioia nella convinzione generale che avrebbe fatto vincere il Pd, se non al primo turno, certamente nel ballottaggio.

Risultato finale: Il Pd e Lamezia bene comune restano fuori e perciò saranno destinati alla opposizione. Che, a mio avviso, si preannuncia, nei fatti, abbastanza sterile. Il risultato elettorale è catastrofico per il M5-Stelle, passato nel nostro territorio, dal 40% delle precedenti elezioni politiche (4 marzo 2018) al 4,6% attuale, che non gli consentirà di avere alcun eletto nel Consiglio comunale.

Le destre hanno avuto anch’esse le loro traversie, con esito ben diverse però. Perché se è vero che non sono riuscite a coalizzarsi intorno ad un unico candidato, è anche vero che sono uscite vincitrici in modo netto. Sia perché, quale che sia l’esito del ballottaggio, le liste di Mascaro o quelle che si richiamano a Forza Italia, Udc e FdI governeranno, con l’uno o con l’altro, la città; sia perché avranno conseguito una schiacciante maggioranza in termini di consensi dei cittadini.

L’ultima fase è quella che stiamo vivendo in questi ultimissimi giorni: i due contendenti sono passati da un modo di fare una campagna elettorale, nella prima fase, tutto sommato civile, ad un modo tutt’affatto opposto; contraddistinto da toni sempre più aspri accompagnati da insulti ed accuse reciproche, insolenze e irrisioni. Infine, si è assistito a momenti caratterizzati da un bon ton fatto di cenette condite con strette di mano ad uso pubblico. Uno spettacolo indecoroso, che fa riflettere con preoccupazione sulla inaffidabilità non solo politica di chi uscirà vittorioso e proverà ad amministrare Lamezia. Perché, al netto di quanto se ne sono pubblicamente dette, è tutt’altro da escludere che, sulla base di interessi convergenti, i due attuali contendenti siano indotti a “patteggiare” per sostenersi reciprocamente o addirittura ad allearsi nel prossimo consiglio comunale.
Giuseppe Sestito


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