Il quartiere Arghillà
9 maggio 2017
Il quartiere Arghillà

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Emergenza abitativa nella città metropolitana di Reggio Calabria. Se ne parlerà venerdì in un’assemblea a Villa San Giovanni


La «questione casa» nel territorio della città metropolitana di Reggio Calabria rappresenta un problema annoso, con lunghe liste di richiedenti alloggio che aspettano da troppo tempo un tetto.

Se a questi andiamo a sommare i nuovi abitanti – lavoratori stranieri, richiedenti asilo e rifugiati – che spesso vanno a moltiplicare i numeri del più grande ghetto italiano, San Ferdinando, e quelli che invece un tetto ce l’hanno, ma in zone degradate e fatiscenti come Arghillà o il Rione Marconi a Reggio Calabria o la Ciambra a Gioia Tauro, i numeri di questa emergenza diventano spropositati.

E così ciclicamente ritorna il consueto refrain dell’esigenza di costruire nuovi alloggi popolari, panacea di tutti i problemi abitativi: ma è questa la soluzione migliore? È di nuove abitazioni che ha bisogno il territorio di Reggio Calabria?

Sono questi gli interrogativi che alcune realtà reggine si sono poste e intendono approfondire nell’assemblea pubblica che si terrà venerdì 12 maggio alle ore 18 presso il Csc Nuvola Rossa di Villa San Giovanni.

L’intento è quello di dimostrare come la risposta non sia affatto scontata e questo semplicemente perché di alloggi ce ne sono già in esubero: secondo i dati Istat del 2011 in Italia esiste un patrimonio vuoto o inutilizzato di case o appartamenti, superiore ad otto milioni di unità.

E si parla solo di abitazioni, perché se si aggiungono i volumi ex industriali e commerciali le cifre crescono di molto. Nello specifico, per la città metropolitana di Reggio Calabria il numero di appartamenti vuoti o inutilizzati è di 186 mila unità abitative (Elab. ricerca «L’Italia del riciclo», 2015 – Prof. Enzo Gioffrè – da datascape Istat).

Certamente si tratta di dati che hanno bisogno di essere approfonditi, verificati, intrecciati con altri elementi, ma che intanto danno una risposta precisa: non esiste alcuna emergenza alloggi, ma esiste uno spreco di cemento armato che dovrebbe imporre alle varie amministrazioni responsabili di prendere i dovuti provvedimenti, cosa che purtroppo raramente avviene.

Eppure il recupero del patrimonio immobiliare, pubblico e privato che sia, genererebbe tutta una serie di dinamiche virtuose, sociali, economiche, ambientali, che non possono sfuggire a chi ha a cuore il futuro dei nostri territori.

Perciò diventa necessario mettere di fronte al lassismo istituzionale da una parte e ai beceri e vuoti ritornelli stile «prima-gli-italiani» dall’altra, un’opzione seria di lavoro e di prospettiva: a tal proposito l’assemblea del 12 maggio ha il fine di promuovere la nascita di un Osservatorio per il diritto all’abitare, che approfondisca e monitorizzi i dati sul patrimonio edilizio non utilizzato e faccia da pungolo per le amministrazioni, al fine di stimolare politiche abitative sostenibili.
CoSMi Comitato Solidarietà Migranti – Csc Nuvola Rossa – Csoa Angelina Cartella – Associazione Un Mondo di Mondi


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