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1 settembre 2016

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Equa retribuzione: una paga di 4,40 euro (lordi) l’ora è incostituzionale


Una paga da quattro euro e mezzo l’ora è talmente bassa da violare la Costituzione. E conta poco se si tratta di un contratto di lavoro sottoscritto dalla Cgil e dalla Cisl, i più rappresentativi tra gli organi sindacali.

In questo modo una sentenza emessa dal giudice del lavoro ha cancellato il trattamento economico previsto dal contratto «Servizi Fiduciari» (Sefi), talmente ingiusto da spingere un addetto alla vigilanza a chiedere Giustizia.

L’uomo svolgeva quel lavoro a Torino, all’Istituto bancario Societé Generale Securité Service Spa, ma era dipendente della Manitalidea, azienda appaltatrice del servizio. Quando ha iniziato, nel 2010, il suo stipendio era di 1.243 € lordi al mese. Dopo due anni, nonostante fosse stata un’altra azienda a vincere l’appalto della banca, era riuscito a mantenere il posto di lavoro, con uno stipendio ora di 1.300 € mensili.

Dopo altri due anni, però, a seguito di un nuovo cambio d’appalto c’è stata un’ulteriore modifica al ribasso del contratto, della durata di 4 mesi e con uno stipendio mensile di 1.049 euro.

Un volta scaduto, è cambiato il contratto di riferimento con quello della Prodest Servizi Fiduciari di Milano. La nuova retribuzione prevede 715 € lordi al mese, cioè 583€ netti. All’ora, corrisponde a 4,40 € lordi e a poco più di 3,30 € netti.

Con lo stipendio del nuovo datore di lavoro, l’addetto alla vigilanza non riesce a sbarcare il lunario. Disperato, decide allora di rivolgersi a un avvocato noto per le tante cause – spesso su richiesta della Cgil – fatte dalla parte dei lavoratori. Ma, avendo il sindacato sottoscritto quel contratto-capestro, la situazione era ben diversa. Tant’è che, a detta del legale, la Cgil ha reagito con freddezza alla questione, che rischiava di cadere in un paradosso.

Infatti, per colpa di un contratto approvato dai sindacati, un lavoratore in difficoltà si rivolge a un giudice per vedere i propri diritti rispettati, cioè quel minimo di dignità garantita dalla Costituzione a tutti, ma tralasciata proprio da chi avrebbe il dovere di salvaguardare gli interessi dei lavoratori.

Effettivamente, il paradosso si realizza. «Una retribuzione che che prevede una paga oraria di 4 euro e 40 lordi, manifestamente non è sufficiente al lavoratore per condurre un’esistenza dignitosa e far fronte alle ordinarie necessità della vita», stabilisce il giudice milanese Giorgio Mariani.

Infatti, pur essendo valida la normativa del contratto contestato, «questo non lo mette certamente al riparo dallo scrutinio di compatibilità con la norma costituzionale».

In particolare, l’articolo 36 prevede che: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionale alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Difficile pensare che questo avvenga nel caso del nostro addetto di vigilanza che, con poco più di 500 € al mese deve coprire 350 euro al mese di affitto più altre 100 di spese».

La sentenza di Milano ha così posto un freno a un meccanismo applicato a livello nazionale che ha attirato sì tante polemiche, ma anche tanti interessi perché sono proprio le aziende pubbliche per prime ad ottenere ribassi sulle basi d’asta degli appalti per servizi di portierato, pulizia e vigilanza.
(www.diritto.it)


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