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18 gennaio 2022

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Erbe e piante di Calabria: l’erica arborea, con il suo «ciocco» si costruiscono le pipe più famose nel mondo


Tra marzo e maggio sulle montagne calabresi si possono ammirare bellissime distese di erica arborea, arbusto sempreverde dal portamento eretto e dalla corteccia rossastra, foglie aghiformi e grandi infiorescenze bianche e profumate. erica-arborea-foto

E’ una pianta officinale: l’infuso di fiori di erica ha effetto diuretico, disinfettante ed antireumatico e anticamente addirittura lo si credeva un antidoto ai morsi di vipera. Molto pregiato e con importanti proprietà curative è anche il miele di erica.

La pianta, molto diffusa in Calabria ma presente su tutto l’Appennino e nella macchia mediterranea, veniva utilizzata per fare scope e coperture per le capanne, per fabbricare un carbone molto pregiato oppure per la lavorazione dei bozzoli della seta.

Non tutti sanno però che l’erica arborea calabrese è il materiale più usato nella costruzione delle pipe ed è considerata tra le migliori al mondo.

Il legno rossiccio della nostra erica arborea è tra i più pregiati, molto duro e resistente. La parte utilizzata per costruire i fornelli da pipa è quella alla base, nodosa e di forma angolare, il ciocco, raccolto tra ottobre e marzo.

I ciocchi dopo la raccolta vengono sottoposti alla bollitura, operazione che dura circa 15 ore per stabilizzare e depurare il pezzo di radica, che poi viene fatto asciugare e stagionare da 2 a 5 anni, o volendo anche di più. Avviene poi lo sbozzamento, cioè la delicata lavorazione del ciocco, in cui lo sbozzatore, seguendone ed esaltandone esattamente la forma e le venature, crea la pipa nella sua singolare bellezza.

E’ un’arte antica questa, strettamente legata al territorio e probabilmente nata tra i pastori che nelle lunghe ore dei pascoli si dedicavano all’intaglio.

Già nel Seicento i raffinati artigiani calabresi, i maestri segantini o ebanisti, diedero vita a laboratori che diventarono il fiore all’occhiello dell’artigianato locale di alcune zone interne delle Serre e della Sila. Pare che il primo a scoprirne le potenzialità fu un ufficiale napoleonico al seguito di Murat che impiantò la prima vera fabbrica a Villa San Giovanni ai primi dell’Ottocento. Gli abbozzi, cioè i ciocchi sbozzati, e le pipe complete erano molto richieste all’estero, soprattutto in Inghilterra, paese con il quale si intrecciarono fiorenti scambi commerciali.

Non è un caso che, nel corso dei decenni, le pipe artigianali calabresi abbiano conquistato una clientela d’eccellenza, da Sandro Pertini, grande collezionista e appassionato, a Bearzot fino a Luciano Lama. aaa7a4801e

 

Tuttora esistono in Calabria diverse piccole aziende artigianali, fabbriche che continuano a produrre fornelli e pipe di altissima qualità e apprezzati in tutto il mondo.

La più conosciuta è a  Brognaturo, un paese montano in provincia di Vibo Valentia, dove più di mezzo secolo fa, Domenico Grenci, “il re della pipa”, di ritorno dagli Stati Uniti aprì un laboratorio di pipe artigianali, pezzi unici per soddisfare le esigenze di ogni tipo di clientela. Ancora oggi la famiglia Grenci tiene alta la fama delle pipe di Brognaturo apprezzate da intenditori provenienti da ogni angolo del pianeta.
Annamaria Persico (articolo già pubblicato il 19 maggio 2017)


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