lira-euro
5 gennaio 2017

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Euro: 15 anni d’inferno per le famiglie, impoverite di 14.955 euro pro capite. Adusbef e Federconsumatori chiedono di rinegoziare i Trattati europei


A 15 anni dal cambio lira-euro (1 gennaio 2002), introdotto anche in Italia da governanti sedicenti statisti, in realtà modesti maggiordomi della cleptocrazia europea, propagandato come la nuova Eldorado per gli italiani, ratificato forzatamente e senza alcun referendum popolare, la moneta unica è stata la più grande rapina di tutti i tempi a danno delle famiglie.

E’ stato un vero inferno per lavoratori e ceto medio impoverito ma un paradiso per speculatori, banchieri, assicuratori, monopolisti dei pedaggi, elettrici e del gas, e di tutti coloro che hanno avuto la possibilità di determinare prezzi e tariffe, al riparo dei controlli delle autorità competenti, che avrebbero dovuto vigilare affinché il passaggio alla nuova moneta non avesse le conseguenze negative a cui invece purtroppo abbiamo assistito.

L’effetto trascinamento del cambio lira-euro entrato in vigore dal gennaio del 2002 (1.000 lire= 1 euro), con lo sciagurato tasso di cambio fissato a 1.936,27 lire ad euro (invece di un giusto tasso di 1.300 lire max per 1 euro), ha svuotato le tasche delle famiglie italiane, al ritmo di 997 euro l’anno di rincari speculativi, per un conto finale di 14.955 euro pro-capite negli ultimi 15 anni.

Dall’ingresso nell’euro si è registrata una perdita del potere di acquisto, che anche le statistiche ufficiali sono costrette a riconoscere, pari a 14.955 euro per ogni famiglia, con un trasferimento di ricchezza stimata in 358,9 miliardi di euro, dalle tasche dei consumatori a quelle di coloro che hanno avuto la possibilità di determinare prezzi e tariffe, al riparo dai necessari controlli delle autorità di settore.

La «cleptocrazia europea a trazione tedesca» ha scippato perfino la speranza del futuro, a quelle masse di invisibili disperati, che nel 2001 appartenevano al ceto medio e 15 anni dopo sono costretti ad affollare le mense della Caritas, solo per sfamarsi con un pasto caldo.

Dall’ingresso nell’euro infatti, avvenuto senza alcun controllo nel gennaio 2002, si è registrata una perdita del potere di acquisto, che anche le statistiche ufficiali sono costrette a riconoscere, pari 997 euro in media annui per ogni famiglia.

Il crollo dei consumi e le sofferenze economiche degli italiani, che ha colpito anche il ceto medio ed i redditi che potevano essere definiti dei «benestanti» nel 2001, è dimostrato inconfutabilmente dallo studio Adusbef sulla capacità di spesa (Cds), un indicatore economico che misura i redditi con il potere di acquisto, pari in Italia a 119 nel 2001, tra le più elevate dei Paesi europei superata da Inghilterra (120); Svezia (123); Belgio (124); Austria (126); Danimarca (128); Olanda ed Irlanda (134); Lussemburgo (235); più elevata di Francia, Germania e Finlandia (116).

Nel 2015 l’Italia (-16,8%) guida la classifica negativa della capacità di spesa (Cds) ridotta di 20 punti ed attestata a 99; al secondo posto la Grecia (-13,8% la Cds che passa da 87 a 75); al terzo il Regno Unito (-8,3% con la Cds a 110).

Adusbef e Federconsumatori avevano già denunciato a fine 2001 l’ottusità della Bce – che decise di stampare la banconota da 500 euro servita essenzialmente ad evasori e riciclatori di denaro sporco e che rifiutò di stampare le banconote da 1 e 2 euro come efficace strumento in grado di offrire l’esatta percezione del valore dell’euro – e hanno già divulgato gli aumenti sconsiderati da changeover, avvenuti con la complicità dei governi, con la lista di cento prodotti con il prezzo fissato nel dicembre 2001, ultimi giorni di vita della lira, come ad esempio la penna a sfera aumentata del +207,7%, seguita dal tramezzino (+198,7%) e dal cono gelato con (+159,7%), la confezione di caffè da 250 grammi (+136,5%), il supplì (+123,9%), un chilo di biscotti frollini (+113,3%), la giocata minima del lotto (+ 97,8%), aumenti vertiginosi su prodotti di largo consumo che hanno svuotato e saccheggiato le tasche delle famiglie.

Gli osservatori di Adusbef e Federconsumatori registravano anche l’aumento dei costi delle abitazioni, problema gigantesco per le famiglie italiane sia relativamente all’acquisto che per l’affitto e per il costo mensile complessivo, registrando 25 anni di stipendio nel 2014 per acquistare un appartamento di 90 metri quadri che nel 2001 ne costava 15 anni di stipendio medio, a conferma di un aumento vertiginoso dei prezzi.

La finalità di demolire definitivamente un modello sociale costituito sul «valore del risparmio», sostituendolo con società fondate sul «debito», per rafforzare il dominio dei banchieri e della finanza di carta, degli algoritmi che strutturano i derivati killer e della troika, innescando un circolo vizioso per alimentare i profitti delle banche sulla pelle di intere generazioni intossicati dalle carte di debito, ci deve convincere a correggere i gravissimi errori fatti in questi 15 anni, per non continuare a ripeterli.

Non deve essere più consentito ad una ristretta cerchia di soggetti che decidono dei destini del mondo, di disegnare un modello di Europa a misura di eurocrati e banchieri, che hanno distrutto la ricchezza delle famiglie, per ingrassare i soliti manutengoli del potere economico, anche a costo di essere definiti, dal cerchio magico delle élites che rappresentano solo loro stessi, con l’appellativo di «populisti», ossia coloro che tutelano il popolo ed i consumatori oppressi dai banchieri centrali e dalla finanza criminale.

Poiché a causa di questi comportamenti l’euro ha permesso la più grande rapina, la rovina del secolo che ha impoverito grandi masse di lavoratori e pensionati, artigiani, piccoli imprenditori, partite Iva, famiglie, Adusbef e Federconsumatori chiedono di rinegoziare i Trattati europei stipulati a misura di banche e monopoli, vessatori ed iniqui per i consumatori.
(Fonte: www.federconsumatori.it)


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