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1 febbraio 2024

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Febbraio: antichi proverbi calabresi, storia e curiosità del mese più corto dell’anno


Frevàru curtu e amaru, scurcia li viecchi allu foculàru, febbraio corto e amaro, costringe i vecchi a stare accanto al fuoco: così si diceva un tempo del mese più breve dell’anno, il cui nome deriva dal latino februare, che significa purificare e anche rimedio agli errori.

Ciò si spiega con il fatto che nel calendario romano febbraio era il periodo dei rituali di purificazione, tenuti in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris, i quali avevano il loro culmine il giorno 14.

Tale ricorrenza pagana pare sia diventata culto a Santa Febronia, poi soppiantata da San Valentino e spostata addirittura al 25 giugno, mentre i riti di purificazione si sono trasformati nella festa della Candelora, la festa della luce che si celebra il 2 febbraio, introdotta nel VII secolo dalla Chiesa orientale per festeggiare la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione rituale della Madonna.

Il mese di febbraio, periodo in cui da sempre si celebra la luce (e quindi la vita) e il passaggio dall’inverno alla primavera, è legato anche al vaticinio, cioè indovinare il futuro attraverso ad esempio il clima: D’a Candilora ‘u ‘mbernu è fora. Ma si nesci l’urzu d’’a tana, dici: o voliti o non voliti, n’atri coranta jorna di ‘mbernu ‘ndaviti! cioè alla Candelora l’inverno è finito, ma se esce l’orso dalla tana (cioè se è bel tempo) avrete altri 40 giorni d’inverno.

Un periodo breve ma comunque importante e anche temuto nel mondo contadino, al quale sono dedicati altri proverbi calabresi come Febbraiu sparti guali (Febbraio divide in parti uguali la notte e il giorno), Ciciari e ciciarazzi febbraiu e marzu (Legumi a febbraio e a marzo).

Un proverbio, diciamo metaforico, legato al periodo è anche Alla squagghjiata da nive nesciunu ‘i strunzi (Dopo che la neve si scioglie vengono fuori tutte le porcherie), e infine ricordiamo un altro detto calabrese che si pronunciava nell’ultimo giorno di febbraio: Ellera, ellera è venuta primavera, a faccia i febbraiu quandu ha fattu chira nivera (Ellera, ellera, è arrivata la primavera, alla faccia di febbraio e alle sue nevicate).

Febbraio, che assieme a gennaio è stato l’ultimo mese aggiunto al calendario, nominalmente era l’ultimo mese dell’anno romano, che iniziava a marzo. Poiché i calcoli calendariali antichi erano imprecisi, alcune volte i sacerdoti romani inserirono anche un mese di mezzo, Mercedonius, dopo febbraio per riallineare le stagioni.
Annamaria Persico (articolo già pubblicato l’1 febbraio 2019 su Reportage)


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