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12 marzo 2023

News

#FERMARE LA STRAGE: a Cutro, pregando di fronte al mare


Cinquemila, seimila persone, forse di più ieri sono arrivate a Cutro per partecipare a “Fermare la strage”, la grande manifestazione indetta dalla Rete 26 febbraio, nata con l’obiettivo di dare voce ai superstiti e ai familiari delle vittime del naufragio. Il lungo cordone umano si è snodato per le stradine di Steccato di Cutro chiedendo a gran voce verità e giustizia per le vittime della strage e “mai più naufragi nel Mediterraneo”.
Nel corteo centinaia di bandiere di sindacati e associazioni provenienti da tutta Italia, dal Trentino alla Sicilia, diversi sindaci calabresi, società civile, politici noti e meno noti, non molti a dir la verità, tantissimi gruppi di giovani, e poi migranti e familiari delle vittime che durante le soste hanno parlato ai presenti raccontando le loro storie.
Sulla spiaggia altri megafoni, altri discorsi, fiori, preghiere in musulmano per le vittime e la sensazione strana di toccare veramente il dolore di questa tragedia immane, un dolore dal quale ormai non si può sfuggire. Ascolto, ascoltiamo in religioso silenzio le parole dei rappresentanti delle associazioni ma soprattutto quelle dei migranti, in italiano e anche in inglese… capiamo perfettamente quello che dicono. Raccontano quanto è successo dal 26 febbraio ad oggi e ringraziano, ringraziano la gente comune e le associazioni che sono state loro vicine, non ringraziano anzi criticano atteggiamenti di alcuni: “Il tempo della solidarietà è finito, troppe parole, ora servono i fatti…”.
Vedo volti seri, sguardi bassi, poca voglia di parlare. Parole come pietre escono dal megafono, “è colpa nostra?”, penso. Il governo ha detto di no, ma noi ieri, 11 marzo, sulla spiaggia di Cutro capiamo bene che sì, certo, è anche colpa nostra. E che ci vergogniamo.
Scambio qualche opinione con rappresentanti di associazioni arrivati da fuori, mi sembrano attoniti e anche abbastanza inconsapevoli di quanto succede in Calabria, dagli sbarchi, alla sanità ai trasporti. Mi guardo intorno, guardo i volti di afgani, siriani o di chissà dove, i loro bambini sorridenti. Penso a quel pescatore di Cutro, alle sue parole: «Se fossi arrivato un minuto prima… », vorrei incontrarlo e abbracciarlo. Penso alla dignità di questa gente, degli stranieri ma pure di quella dei calabresi, proprio i più bistrattati e disprezzati da tutti. Gli ultimi sono accomunati da tante cose e tra ultimi ci si capisce, evidentemente.
Dal megafono arriva la notizia del ritrovamento del corpo di un’altra bambina, il terzo ritrovamento di oggi. Ci viene chiesto di pregare. E la giornata finisce così, pregando di fronte al mare.
A.P. 


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