Festa Cinema Roma: presentata la docu-serie DONNE DI CALABRIA. 6 storie di donne esemplari, avventurose ed eroiche accomunate da un forte senso di modernità
Anele e Fondazione Calabria Film Commission hanno presentato al Festival del Cinema di Roma “Donne di Calabria”, una docu-serie, prossimamente in onda sul canale Rai in inglese, in 6 puntate da 50 minuti. Una narrazione al femminile legata al territorio, quello della Calabria, che porta sullo schermo le storie di 6 donne calabresi raccontate da 6 attrici italiane del panorama contemporaneo. Storie di donne esemplari, avventurose ed eroiche, non troppo conosciute al grande pubblico, ma accomunate da un forte segno di modernità.
Eleonora Giovanardi, Rocìo Muñoz Morales, Camilla Tagliaferri, Margareth Madè, Tea Falco e Marianna Fontana sono le sei attrici che sono state scelte per raccontare le sei eccellenze femminili nate e cresciute in Calabria: la giornalista Adele Cambria, la sindaca Rita Pisano, la contadina vittima della lotta al latifondo Giuditta Levato, la prima donna calabrese a entrare in Parlamento Jole Giugni Lattari, la prima Sindaca donna in Italia Caterina Tufarelli Palumbo e la giornalista e scrittrice Clelia Romano Pellicano.
Sei donne molto diverse tra loro, caparbie, intraprendenti, coraggiose, che possono essere simbolo e stimolo per le generazioni attuali e future. Donne, madri, mogli, che si sono caricate sulle spalle i problemi della propria famiglia, che hanno combattuto per migliorare le condizioni della propria terra e che, slegandosi dai dogmi vigenti, hanno raggiunto l’autodeterminazione della propria posizione sociale.
A fare da sfondo al racconto i luoghi della Calabria in cui le sei protagoniste hanno vissuto, per restituire un cammino ricco di incontri, familiari, amici,persone che a vario titolo le hanno conosciute e che hanno dato il loro prezioso contributo per ricostruirne la vita, il lavoro, le difficoltà e i successi. Nel progetto sono stati coinvolti autori, registi e professionisti calabresi e ogni storia permette anche di conoscere zone diverse della Calabria: Reggio Calabria e il suo mare, Cosenza, il lago Arvo, il Parco Nazionale della Sila, Crotone con il parco Archeologico di Capo Colonna, Gioiosa Ionica e Castrovillari.
Giovanni Minoli con questa produzione inizia l’innovativo progetto di gestione della Fondazione Calabria Film Commission che, oltre a finanziare i progetti, diventa produttore in proprio. “Donne di Calabria” è il primo progetto audiovisivo che vede coinvolta una Film Commission come co-produttore e sarà uno dei primi programmi trasmessi dal nuovo canale Rai in lingua inglese.
LE PROTAGONISTE DEL RACCONTO
Adele Cambria
(Reggio Calabria, 12 luglio 1931 – Roma, 5 novembre 2015)
Raccontata da Eleonora Giovanardi
Giornalista, scrittrice e attrice. Esordisce come giornalista nel 1956 scrivendo sul quotidiano Il Giorno, anche se vanta numerose collaborazioni con: Paese Sera, La Stampa, Il Messaggero, L’Espresso, L’Europeo, Il Diario della settimana, Il Domani della Calabria, L’Unità, Effe, Noi donne. Non meno importante la sua collaborazione con la Rai e la conduzione di una rubrica, a partire dal 2011, nella trasmissione “Le invasioni barbariche” su La7. Insieme a Camilla Cederna e Oriana Fallaci, è stata una figura centrale nella cultura italiana pre e post Sessantotto, oltre che sostenitrice del movimento femminista sin dai suoi albori. Da sempre vicina alla sinistra progressista e al Partito radicale di Marco Pannella, oltre alle collaborazioni con giornali e riviste, ha pubblicato diversi libri di narrativa e/o destinati al teatro ed è stata, insieme a Dacia Maraini, fra le fondatrici del Teatro La Maddalena di Roma. Amica di Pier Paolo Pasolini, è stata anche attrice in alcuni suoi film. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureata in giurisprudenza all’Università degli Studi di Messina, per poi trasferirsi definitivamente a Roma.
Rita Pisano
(Pedace, 15 agosto 1926 – Pedace, 31 gennaio 1984)
Raccontata da Rocìo Muñoz Morales
Fu Dirigente della federazione del PCI di Cosenza, partito al quale aveva aderito sin da giovanissima, oltre che segretario provinciale del CNA e consigliere comunale di Cosenza. Protagonista delle lotte per l’emancipazione della donna, subì processi e arresti per violazione del vecchio Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza che, in seguito, la Corte Costituzionale abolì parzialmente. Fu tra i componenti della delegazione calabrese che nel 1949 prese parte al Congresso Mondiale della Pace dove raccontò le lotte sostenute dai contadini calabresi. Eletta nel Comitato Mondiale dei partigiani della pace, Pablo Picasso, ritrasse il suo volto “splendente” e lo intitolò “La jeune fille de Calabre” realizzandolo durante una colazione con uno schizzo a matita. Divenuta sindaco di Pedace nel 1966, avviò una politica di ammodernamento delle strutture urbane dando vita agli “Incontri Silani” grazie ai quali giunsero a Lorica esponenti della cultura come Guttuso, Blasetti, Levi, Alberti. Riconfermata sindaco dal 1966 al 1980, durante il suo percorso politico, nel 1975, ebbe contrasti interni al Partito Comunista Italiano da cui fu espulsa. Da qui la sua decisione di dare vita alla lista autonoma “Sveglia” che, adottando i vecchi simboli del PC, vinse le elezioni comunali in contrapposizione con il PCI. Particolarmente apprezzata, in paese si racconta di un suo rapporto particolare con il parroco, don Ernesto Leonetti, che ricordava quello più noto raccontato da Guareschi nelle sue storie di Peppone e don Camillo.
Giuditta Levato
(Albi, 18 agosto 1915 – Calabricata, 28 novembre 1946)
Raccontata da Camilla Tagliaferri
Giuditta Levato è nota per essere stata la prima vittima negli scontri del 1946 in Calabria verificatisi a seguito della lotta dei contadini al latifondo. La legge Gullo del 1944 aveva decretato l’assegnazione di alcune terre facenti parte di vari latifondi ai contadini che, riuniti in cooperative, li coltivavano. Il provvedimento fu ostacolato dai latifondisti calabresi, che vedevano nei nuovi proprietari contadini degli usurpatori. Questa situazione causò diversi scontri violenti, i primi dei quali furono a Calabricata nel 1946. Il 28 novembre di quell’anno Giuditta Levato si unì a un gruppo di persone che si scontrò con Pietro Mazza, latifondista del luogo. Durante la protesta, in circostanze mai del tutto chiarite, dal fucile di una persona al servizio del Mazza partì un colpo che raggiunse la donna all’addome. Fu trasportata prima a casa e subito dopo in ospedale, ma inutilmente. Morì all’età di 31 anni, mentre era incinta di sette mesi del suo terzo figlio. Nel dicembre 2004 l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa regionale ha intitolato a Giuditta Levato la sala conferenze di Palazzo Campanella a Reggio Calabria con la seguente motivazione: “In omaggio ad una donna che è stata protagonista del suo tempo ma soprattutto in omaggio a tutte le donne calabresi abituate a lavorare sodo e spesso in silenzio. In omaggio a tutte le donne che, pur non avendo molta visibilità perché occupate nel loro lavoro quotidiano, sono uno dei pilastri fondamentali della nostra società e che, al momento giusto, com’è accaduto appunto alla contadina di Calabricata, sanno sfoderare grinta e determinazione e diventare protagoniste del loro destino“.
Jole Giugni Lattari
(Tripoli, 29 luglio 1923 – Roma, 6 luglio 2007)
Raccontata da Margareth Madè
Con 15.202 preferenze fu la prima donna calabrese eletta al Parlamento italiano nelle IV legislatura oltre che la prima eletta tra le fila del Movimento sociale italiano di cui era anche dirigente, avendo fatto parte del Comitato centrale per 15 anni (1954-1969). Si laureò in Filosofia nel 1944 all’Università degli Studi di Napoli ed ebbe come relatore della tesi il filosofo Benedetto Croce. Conseguita la laurea, insegnò Filosofia e Storia al Liceo classico “Pitagora” di Crotone. Ed è proprio a quegli anni che risale l’inizio della sua carriera politica, venendo eletta al consiglio comunale di Crotone per la prima volta. Carica che ha ricoperto anche nelle successive assisi comunali del 1956, 1960 e1964, rimanendo sempre l’unica donna eletta nel Consiglio.
Caterina Tufarelli Palumbo
(Nocara, 25 febbraio 1922 – Roma, 7 dicembre 1979)
Raccontata da Tea Falco
Caterina detta Ketty, figlia dell’avvocato Giuseppe e dalla gentildonna Maria Miceli, è stata una delle «donne del ‘46» che ottennero il diritto di esprimere il voto. Rimasta orfana, andò in collegio a Roma dalle suore del Sacro Cuore, a Trinità dei Monti, dove rimase fino al conseguimento della maturità classica, ottenendo il massimo dei voti e numerosi premi per il merito. Rimasta a Roma si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza laureandosi nell’Ateneo della capitale. Si sposò con l’avvocato di San Sosti, Baldo Pisani, ed ebbero tre figli. Democristiana, il 24 marzo 1945 a soli 24 anni fu la prima donna sindaco eletta in Italia nel comune di San Sosti (CS). Nello stesso periodo, furono elette sindaco anche altre due calabresi democristiane: Ines Nervi in Carratelli a San Pietro in Amantea; Lydia Toraldo Serra a Tropea. Avvalendosi pure dell’amicizia nata ai tempi del collegio romano e consolidatasi nel tempo con le figlie di De Gasperi, che, nel frattempo, era diventato Presidente del Consiglio dei Ministri, ottenne i fondi per edificare il palazzo comunale a San Sosti, insieme a diverse infrastrutture (scuole, strade, acquedotto) e diede vita ad una struttura specifica per sostenere le famiglie meno abbienti. Per oltre trent’anni, inoltre, fu Presidente delle Dame di Carità e diede un notevole contributo alla carriera politica del marito, eletto più volte consigliere provinciale e poi Presidente della Provincia di Cosenza.
Clelia Romano Pellicano
(Castelnuovo della Daunia nel 1873 – Castellammare di Stabia, 2 settembre 1923)
Raccontata da Marianna Fontana
Giornalista e scrittrice, nota anche con lo pseudonimo di Jane Grey, fu una delle pioniere del femminismo italiano. Suo nonno materno era il generale garibaldino Giuseppe Avezzana e i suoi genitori, il barone, giurista e deputato Giandomenico Romano e Pierina Avezzana, le diedero un’educazione rigida improntata su ideali liberali. Nel 1892, alla morte del padre, sposò il marchese calabrese Francesco Maria Pellicano, dei duchi Riario-Sforza, marchesi di Gioiosa Ionica, il paese dove la coppia decise di trasferirsi dopo il matrimonio, facendo spola anche tra Castellammare di Stabia e Roma, dove frequentò il mondo culturale romano dell’epoca, entrando in contatto con ministri, intellettuali, scrittori e poeti. Rimasta vedova, dovette occuparsi dei sette figli e curare e tutelare il patrimonio di famiglia ereditato dal marito, dall’azienda agricola e dall’industria della seta, creando nuove attività, come lo sfruttamento del fondo boschivo nella Locride. Giornalista e corrispondente della rivista mensile “Nuova Antologia”, pubblicò un’indagine sulle donne illustri di Reggio Calabria e svolse un’inchiesta sulle industrie e le operaie dello stesso capoluogo. Tra le sue collaborazioni, anche quella con la rivista “Flegrea” e “La Donna” di cui fu corrispondente da Londra, in qualità di socia delegata del Consiglio Nazionale Donne Italiane (CNDI). Nel 1908 pubblicò Novelle Calabresi.
CREDITI
Una co-produzione Fondazione Calabria Film Commission e Anele
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